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Le cariche contro gli studenti a Pisa: la solidarietà del liceo Sello

UDINE. Il no alle manganellate sui cortei studenteschi pro Palestina arriva anche dal mondo dell’istruzione del Friuli Venezia Giulia. Gli insegnati del liceo artistico Sello di Udine, prima di leggere il monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – «con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento» – hanno condiviso «la giusta protesta degli studenti e delle studentesse di Pisa».

L’hanno fatto schierandosi al fianco dei colleghi del liceo artistico Russolo e del rettore dell’università di Pisa, impegnandosi a trasmettere agli allievi i valori della Costituzione. L’eco delle manifestazioni organizzate nelle città italiane per promuovere la pace in Palestina è giunta anche all’ateneo friulano, dove, però, il Senato accademico ha bocciato la mozione presentata dal Consiglio degli studenti.

Al Sello

Nel liceo di piazza Primo maggio a Udine, un gruppo di docenti, di fronte «alla violenza inaudita e ingiustificabile» subita dai giovani in piazza dei Cavalieri, a Pisa, dove, venerdì scorso, il corteo pro-Palestina è stato caricato dalla Polizia, hanno subito espresso solidarietà «alle studentesse e agli studenti di Pisa, ai ragazzi e alle ragazze che scelgono la pace. Valore universale».

Nella nota trasmessa ai colleghi aggiungono: «Siamo educatori, abbiamo il dovere di educare alla legalità e al dialogo, premiamo il pensiero critico e ci impegniamo a formare cittadini in grado anche di protestare e, sempre, cittadini di pace».

Ma se quello di venerdì scorso «è l’esempio che istituzioni e forze dell’ordine vogliono offrire ai nostri giovani, ci impegneremo ancora di più per un esempio diverso, per fare della pace il nostro obbiettivo formativo, per rendere i nostri ragazzi critici sul mondo e fermi sui valori della Costituzione, quei valori che adulti armati e vertici delle istituzioni sembrano aver vergognosamente dimenticato». Il documento degli insegnanti del liceo artistico si chiude con due frasi nette: «La scuola si indigna. È un buon inizio».

All’università

Se al Sello di Udine il messaggio di pace ha registrato più di qualche consenso, lo stesso non è accaduto all’università, dove il Senato accademico ha respinto la mozione attraverso la quale il Consiglio degli studenti, esprimendo solidarietà alle popolazioni palestinese e israeliana, ha chiesto all’ateneo di «condannare con tutti i mezzi a sua disposizione il genocidio perpetrato dallo Stato di Israele e le atrocità commesse da Hamas».

Il Consiglio degli studenti avrebbe voluto sentire esprimere dai vertici dell’ateneo «solidarietà alla popolazione palestinese», prendere posizione «a favore della pace» facendosi portavoce alla Conferenza dei rettori (Crui) «di un immediato cessate il fuoco».

Ma non è ancora tutto perché con la stessa mozione gli studenti hanno proposto l’istituzione di «corridoi umanitari per rifugiati palestinesi, programmi di accoglienza per il corpo accademico proveniente dalle zone colpite in particolare dall’università islamica di Gaza, e finanziamenti per garantire «a studenti o studiosi di poter iniziare o proseguire i loro percorsi a Udine».

Il commento

La mozione ha ricevuto 4 voti a favore e 12 astensioni. Lo scrivono la presidente del Consiglio degli studenti, Rachele Ughetti, e la senatrice Maria Chiara Brenni ( Udu) nella nota in cui ribadiscono la loro vicinanza ai civili palestinesi e non escludono altre azioni pubbliche.

«Crediamo che sia tra i compiti della comunità accademica condannare le atrocità che sta commettendo lo Stato di Israele, in virtù dei valori di pace che l’università promuove» spiega la presidente nel dirsi, a nome degli studenti che rappresenta, «delusi da come il Senato accademico ha accolto la mozione: è stata messa in discussione la legittimità di portare la proposta all’Organo di indirizzo politico dell’ateneo.

Come Organo di rappresentanza studentesca – aggiunge Ughetti – ci chiediamo quale sia la sede appropriata per portare la nostra preoccupazione verso il conflitto, quando anche nelle piazze la voce della comunità studentesca viene fermata con la forza». Analogo il tono di Brenni: «È sconfortante che l’ateneo abbia preferito l’astensione alla discussione di una mozione di solidarietà e pace, considerata “troppo politica”.

L’università si è già occupata di argomenti di pertinenza politica, motivo per cui sembrava ragionevole che un simile processo dialettico potesse essere portato in Senato accademico. La mozione non è mai stata discussa, non sono stati proposti emendamenti, in sostanza il messaggio dell’istituzione è stato un de hoc satis, non è lecito discutere di questioni politiche in università».

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