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Un anno fa la tragedia di Cutro. Schlein attacca il governo, FdI s’indigna: “Fa propaganda sui morti”

Un anno fa, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, un caicco partito dalla Turchia naufraga davanti alle coste di Steccato di Cutro: a bordo ci sono 180 migranti, 94 muoiono in mare. La tragedia scuote l’Italia e solleva numerose polemiche sui soccorsi. Il governo Meloni a pochi giorni di distanza vara una serie di nuove norme con una stretta per gli scafisti. Non è la prima volta che l’Italia si trova a fare i conti con un naufragio così tragico, ce ne sono stati alcuni con un numero di vittime anche più alto di Cutro. Complessivamente, a quanto apprende l’Adnkronos, negli ultimi 10 anni sono stati quasi 30mila i morti nel Mediterraneo.

Ma oggi la leader del Pd, Elly Schlein, per un pugno di voti, “sciacalla” su quella tragedia attaccando il governo Meloni. Un botta e risposta con Fratelli d’Italia che non rende onore alle vittime e agli sforzi del governo nel suo impegno contro gli scafisti.

“Siamo qui per chiedere verità e giustizia al governo. Lo chiediamo da un anno ma il governo non ha mai risposto alle nostre domande. Perché non è stata attivata la Guardia costiera con i mezzi appropriati per soccorre la barca? Lo chiediamo ancora oggi “, è il comizietto fatto  ha detto la leader del Pd Elly Schlein al corteo di Crotone per ricordare le vittime della strage del 26 febbraio di un anno fa. “Triste propaganda”, replica il capogruppo di FdI Tommaso Foti.

La tragedia di Cutro, un anno dopo

Proprio dieci anni prima di Cutro l’Italia viene toccata da una delle tragedie più gravi nella storia del ‘mare nostrum’, ricordata come la ‘strage di Lampedusa’. Evento che segna una svolta nella percezione sul dramma dei migranti lungo la rotta per l’Europa. E’ il 2 ottobre del 2013 quando un peschereccio libico salpato dal porto di Misurata colmo di rifugiati eritrei prende fuoco a poche miglia dalla costa di Lampedusa, affondando davanti all’Isola dei Conigli. A bordo dell’imbarcazione oltre 500 persone: le vittime sono 368, più del triplo rispetto a Cutro, e 155 i superstiti. Al governo in quel momento c’è Enrico Letta mentre il ministro dell’Interno è Annamaria Cancellieri.

Pochi giorni dopo, l’11 ottobre, un altro naufragio: un peschereccio con a bordo 480 siriani cola a picco sempre al largo di Lampedusa. La sera prima, poco dopo la partenza, l’imbarcazione era stata intercettata da una motovedetta libica che aveva sparato raffiche di mitra. Al mattino lo scafo forato aveva cominciato ad affondare: annegano 268 rifugiati tra cui almeno 60 bambine. Anche in quell’occasione esplodono le polemiche sui soccorsi, arrivati con due ore di ritardo.

Un altro anno drammatico è il 2016, quando al governo c’è Matteo Renzi e al Viminale Angelino Alfano. Anno che fa registrare il numero più alto di morti in mare con 5.136 vittime in tutto il Mediterraneo. In Italia il 26 maggio si contano 215 tra morti e dispersi in un naufragio nel Canale di Sicilia e il 2 novembre davanti a Lampedusa si registrano ancora 128 morti. Il 14 luglio 2014 sono 109 le vittime nel canale di Sicilia e l’11 febbraio 2015 100 quelle a Lampedusa.

Ma in effetti i naufragi in questi dieci anni non hanno riguardato solo l’Italia: migranti muoiono in mare soprattutto al largo delle coste libiche, dove si registra il maggior numero di vittime, ma anche davanti alla Grecia, alla Turchia, in acque maltesi e in Egitto.

Trentamila migranti morti in dieci anni

In totale dal 3 ottobre 2013 al 20 settembre 2023 sono 28.800 i migranti morti o dispersi nel Mediterraneo. Il numero più alto di morti in mare si raggiunge nel 2016 con 5.136 vittime e il più basso nel 2020 con 1.449. Dall’inizio del 2023 al 20 settembre le vittime sono 2.356, nel 2022 sono 2.406, nel 2021 2062, nel 2020 1449, nel 2019 1885, nel 2018 2337, nel 2017 3189, nel 2015 4055 e nel 2014 3289. Ieri , intervenendo a un incontro pubblico al Museo Pitagora di Crotona, il familiare di un superstite della strage di Cutro ha ricordato che o “superstiti sono stati sistemati in un campo profughi in Germania, ad Amburgo. E loro chiedono di potere essere trasferiti in un luogo “più adeguato”, anche per le “famiglie”. L’incontro è stato organizzato dalla Rete 26 febbraio, in occasione del primo anniversario della strage di Cutro. “Siamo degli esseri umani e chiediamo delle risposte, chiediamo solo che ci vengano date le possibilità per vivere in condizioni adeguate”.

La sterile polemica di Elly Schlein

Prima di arrivare a Crotone oggi Elly Schlein è andata a steccato di Cutro per deporre un mazzo di fiori. “Noi chiediamo verità e giustizia per i morti e i familiari delle vittime – aggiunge la leader del Pd- gli impegni non sono stati rispettati sia sui permessi che sui ricongiungimenti. Noi siamo qui per fare al ministro dell’interno la stessa domanda che abbiamo fatto un anno fa: come è stato possibile che 94 persone morissero annegate? Come è stato possibile che non siano usciti i mezzi adeguati della guardia costiera con una imbarcazione che si sapeva che fosse in Difficoltà. E’ doloroso essere qui dopo un anno a fare le stesse domande”.

“Per noi è importante essere vicini ai familiari delle vittime di Steccato – aggiunge Schlein – Ancora oggi abbiamo visto le lacrime dei pescatori che si sono trovati una scena apocalittica con corpi di bambini che potevano essere i nostri figli, questa comunità va supportata. La verità e ancora attesa, specie per i familiari e le vittime che attendono risposte”. Qualcuno, nel Pd, tocca il fondo, urlando “vergogna” al governo nel collegare i fatti di Pisa con gli studenti alla strage di Cutro. ““Un anno fa, nella notte tra il 25 e 26 febbraio, la strage di Cutro. 94 morti, 20 dispersi, molti bambini. Una tragedia dimenticata che non ha insegnato nulla. Le vuote politiche di immigrazione continuano ad insanguinare il mare. Tornano però a picchiare i manganelli. Vergogna!”, scrive sui social il deputato del Pd Stefano Vaccari, segretario di presidenza della Camera.

Foti (FdI): “Una triste propaganda”

“Attribuire al governo, come fatto da Elly Schlein a Cutro, responsabilità che invece devono ricadere sui trafficanti di morte, altro non è che attività di mera e triste propaganda. A differenza sua e di quelli del suo partito, che hanno governato per anni, garantendo sbarchi incontrollati, il Governo Meloni, con il decreto Cutro, è intervenuto con decisione per prevenire e contrastare l’immigrazione clandestina. Inoltre, grazie agli accordi con la Tunisia e l’Albania, finalmente gli sbarchi lungo le coste italiane risultano in calo. È impegno di tutti, non solo di Schlein, che tragedie come quella di Cutro, in cui persero la vita donne, uomini e bambini a causa di scafisti senza scrupoli, non debbano più ripetersi. E il Governo Meloni non lascerà nulla di intentato per rendere non solo dura ma impossibile l’attività ai trafficanti di esseri umani, ai loro criminali comportamenti e ai loro sporchi affari”, dichiara Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

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