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La vera storia di Romeo e Giulietta: la coppia sfortunata vissuta a Udine

La vera storia di Romeo e Giulietta: la coppia sfortunata vissuta a Udine

foto da Quotidiani locali

Udine è città romantica, è città d’amare. Per quella che essa è e per quella che è stata. Con le sue rogge, coi suoi portici, con le sue chiese, con le sue piazze.

A proposito di piazze, c’è una storia che vale la pena raccontare. Nell’area dove sorgeva l’antico ospedale di Santa Maria della Misericordia c’è tuttora la chiesa di San Francesco d’Assisi. È una delle più antiche di Udine in quanto fu costruita assieme al convento francescano verso la fine del XIII secolo. Alle spalle della chiesa di San Francesco c’è una piazza che non ha chissà quale pregio, anche perché da una trentina d’anni ospita un parcheggio interrato. Essa è dedicata a Girolamo Venerio, illustre scienziato, meteorologo, climatologo e astronomo udinese vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.

Piazza Venerio ha la stessa origine di piazza XX Settembre: entrambe furono ricavate dalla demolizione decretata da Venezia di un nobile palazzo. Quello dei Della Torre nel 1717, quello dei Savorgnan nel 1549. L’ordine che sull’area del demolito palazzo Savorgnan nessuno potesse più costruire a perpetua memoria di tanto grande delitto fu dato dai veneziani infuriati contro Tristano Savorgnan che aveva fatto uccidere un suo rivale, Alvise Della Torre.

La città di Verona è nota nel mondo per essere stata fantasioso scenario dell’amore contrastato di Romeo e Giulietta, magistralmente rappresentato da William Shakespeare nella sua famosa tragedia.

Pochi però sono a conoscenza che una vicenda simile era stata narrata in un manoscritto ancora agli inizi del XVI secolo da un certo Luigi Da Porto, capitano d’armi e uomo di lettere di origine vicentina. Nella sua Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti, Da Porto pare proprio raccontare la storia d’amore sbocciata a Udine tra lui e la cugina Lucina.

Lucina Savorgnan era nata nel 1496 da Maria Griffoni e Giacomo Savorgnan, figlio di Pagano e fratello di Girolamo. Il padre Giacomo Savorgnan fu un fiero comandante d’armi che aveva partecipato a fianco dei veneziani alla battaglia di Fornovo contro i soldati di Carlo VIII re di Francia e a quella di Novara contro le truppe di Luigi XII. Morì nel corso dell’assedio di Pisa nel 1498 quando Lucina aveva appena due anni.

Ecco allora la vicenda. Correva l’anno di grazia 1511. La sera del 26 febbraio, nel trecentesco palazzo udinese di Maria Griffoni, vedova di Giacomo Savorgnan Del Monte, si tenne un ballo in maschera al quale partecipò, in incognito perché mascherato, il soldato Luigi Da Porto, figlio di Elisabetta Savorgnan (sorella di Antonio Savorgnan) e di Bernardino Da Porto. Al clavicembalo suonava per il diletto degli invitati la figlia quindicenne Lucina. I due giovani si incontrarono e si innamorarono.

Entrambi erano componenti della dinastia dei Savorgnan a quel tempo in lotta durissima tra loro e divisi politicamente tra il partito filo-veneziano dei Zamberlani e quello degli Strumieri, simpatizzante dell’impero asburgico. Come appunto accadde tra i Capuleti e i Montecchi nella finzione letteraria ambientata nella città scaligera. Da Porto, quindi, modificò epoca, scenario ambientale, trama finale e soprattutto i nomi dei protagonisti per evitare ogni riferimento alla sua storia con la bella Lucina.

La situazione politica del primo scorcio del 1500, vedeva il Friuli conteso tra Impero asburgico e Repubblica veneziana, con continue tenzoni tra fazioni avverse, tra i borghesi udinesi e i villani del contado fedeli a Venezia contro i nobili castellani che parteggiano per gli Imperiali. I componenti della nobile famiglia dei Savorgnan a quel tempo erano insediati nel castelli di Brazzà superiore e di Brazzà inferiore. L’indomani della festa in maschera a palazzo Savorgnan, il 27 febbraio 1511, giovedì grasso, in Udine e dintorni divampò una memorabile rivolta popolare, ricordata come la crudel zoiba grassa, con saccheggi, assalti, incendi e uccisioni. Anche il castello di Brazzà superiore e la casa di Antonio Savorgnan a Brazzacco furono distrutti.

Nei mesi successivi, Luigi e Lucina si frequentarono ma, dovendo tenere nascosto il loro amore, si scambiarono in segreto una promessa di vita eterna. Purtroppo, nel corso di uno scontro con dei cavalleggeri imperiali nelle campagne friulane, il 20 giugno dello stesso 1511, Luigi venne ferito da una lancia nemica che gli lese il midollo spinale e lo lasciò paralizzato sul fianco sinistro per sempre.

Meno di due anni dopo, la faida della famiglia Savorgnan venne sanata dalla Serenissima col matrimonio combinato tra Lucina e Francesco Savorgnan Del Torre.

Crudele beffa del destino: il matrimonio tra Lucina De Monte e Francesco Del Torre sancì la pacificazione del casato Savorgnan. Luigi rimase persuaso che la subentrata sua infermità fisica fosse stata determinante nell’indurre Lucina a non mantenere fede alla loro promessa segreta di matrimonio e a preferirgli un altro. Tanto sincero e grande rimase l’amore di Luigi verso Lucina che lo indusse a scrivere una novella sulla loro storia sentimentale.

Le similitudini tra la vicenda dei due amanti veronesi narrata da Shakespeare e quella realmente accaduta agli amanti udinesi sono tante e non casuali.

Ad esempio, quando Giulietta va a chiedere l’aiuto di frate Lorenzo, si reca nella chiesa di San Francesco dell’annesso convento. Ebbene: l’antico palazzo Savorgnan si trovava quasi attaccato proprio alla chiesa di San Francesco dentro il convento udinese. La primitiva novella del Da Porto presenta una dedica nella quale si allude chiaramente alla cugina Lucina Savorgnan, vera destinataria dell’opera, in quanto ispiratrice della storia in essa narrata e legata a Luigi per stretto vincolo di parentado e di dolce amistà, che tra la persona vostra e chi la scrive si trova. Potrebbe essere soltanto una leggenda, una romantica leggenda, eppure pare davvero che le cose siano andate effettivamente così.

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