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Oltre 14 mila badanti nel Veneziano, ma solo una su due lavora in regola

Poco più di 7 mila badanti regolari in provincia di Venezia a cui si aggiungono 4.288 colf. La certezza arriva dai dati Inps. Ma il sommerso resta alto nel lavoro domestico.

Lo dice il rapporto 2023 dell’Osservatorio Domina, che raggruppa in associazione le famiglie datori di lavoro domestico e che assieme alla Fidaldo ha firmato con le organizzazioni sindacali il contratto nazionale di lavoro del settore, in vigore dal 2020.

Contratto che però anche in Veneto per il 52% non è applicato, preferendo il lavoro in nero alle certezze del lavoro normato ma più costoso. Con il 52% di lavoro nero, tornato a salire di un paio di punti percentuale, significa che in provincia di Venezia i numeri reali parlano di almeno 14 mila badanti e oltre 8.500 colf. In provincia di Venezia il lavoro regolare interessa 10 badanti ogni 100 anziani over 79 mentre vi sono 5,1 colf in regola ogni 1000 abitanti.

Il lavoro contrattualizzato in Veneto rappresenta una spesa importante per 71 mila famiglie (datori di lavoro) con regole e diritti per 69.797 lavoratori domestici, il 2,9 per cento della popolazione veneta, e per il 53,4 per cento badanti che si occupano di anziani spesso non autosufficienti. Il 59 per cento di lavoratori domestici regolari lavora per meno di 50 settimane. Il 64,9 per cento ha contratti di lavoro da non convivente. La retribuzione media annua ammonta a 7.026 euro.

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ll contratto di lavoro ovviamente è un costo per le famiglie ma garantisce diritti e tutele da ambo le parti. «Purtroppo però mentre il contratto nazionale prevede meccanismi automatici di adeguamento all’Istat, non è così per i salari dei datori di lavoro», precisano dall’associazione datoriale.

I costi economici sono quantificati in 623 milioni di euro. Per le retribuzioni si spendono 493 milioni; per i contributi si spendono 93 milioni e per i Tfr (trattamenti di fine rapporto) si spendono 37 milioni di euro. La spesa media a famiglia è di 8.774 euro l’anno.

L’Osservatorio che realizza la rilevazione annuale con il contributo della Fondazione Moressa di Mestre calcola un prodotto interno lordo in Veneto di 1,3 miliardi, circa l’uno per cento del Pil regionale. Dato che somma il lavoro regolare al sommerso, ovviamente.

Ma per l’associazione Domina è evidente «il ruolo fondamentale delle famiglie come attori di welfare, dato che il loro impegno come datori di lavoro si traduce in un risparmio per le casse pubbliche.

Le famiglie, infatti, spendono oggi in Italia 7,7 miliardi di euro per i lavoratori domestici regolari, a cui si aggiungono 6,6 miliardi per la componente irregolare. Si tratta quindi di una spesa complessiva di oltre 14 miliardi, che porta allo Stato un risparmio di circa 9 miliardi (0,5% del PIL), ovvero l’importo di cui lo Stato dovrebbe farsi carico se gli anziani accuditi in casa venissero ricoverati in struttura».

Tema destinato a diventare nei prossimi anni fondamentale quando si parla di welfare. Nel 2050 in Veneto si stima che le persone con almeno 80 anni saranno 685 mila (il 14,7 per cento) con un incremento rispetto ad oggi del 82 per cento mentre i bambini da zero a 14 anni saranno solo 563 mila con una variazione rispetto alla situazione attuale del meno 5,8 per cento. Sempre più anziani significa che il lavoro di cura diventa fondamentale.

Oggi nella nostra regione l’età media dei lavoratori domestici è di 50 anni con una netta prevalenza di donne (88 per cento). Sono donne per il 52 per cento anche le datrici di lavoro ma il 48 per cento di uomini è il valore più alto in Italia.

Per il 73 per cento si tratta di lavoro straniero. Quasi il 50% arriva dall’Est Europa contro il 26,8 per cento di italiani. Il 12 per cento sono asiatici e l’8,3 per cento arriva dall’Affrica.

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