World News in Italian

Polegato (Coldiretti Treviso) spegne i “trattoristi”: «La protesta fine a se stessa»

Polegato (Coldiretti Treviso) spegne i “trattoristi”: «La protesta fine a se stessa»

foto da Quotidiani locali

Più trattative nelle sedi opportune, Roma ma soprattutto Bruxelles, meno proteste fini a sé stesse. Giorgio Polegato, presidente provinciale Coldiretti, analizza un momento molto caldo per il settore, segnato dalle manifestazioni spontanee dei “trattoristi” che hanno contagiato anche l’Italia, dopo la Germania.

Polegato, cosa ne pensa?

«Quello che abbiamo visto nelle ultime settimane in Italia era previsto, tutto è scaturito da quanto successo in Germania. Ma lì c’erano motivazioni importanti, perché il governo federale ha tolto sgravi fiscali e sussidi sul gasolio agricolo, con ripercussioni pesanti sui produttori. Lì non è un momento felice, non è come qui dove i nostri produttori si possono difendere con il grande valore aggiunto di ciò che coltivano».

Perché allora le proteste anche qui?

«Si è creata una situazione poco chiara in Italia, ma i problemi non si risolvono con questo sistema. Coldiretti ha sempre creato un dialogo con le istituzioni, con chi decide le sorti del nostro mondo, in Italia ma soprattutto in Europa. La spinta alla sostenibilità, per esempio, va bene, ma l’importante è non porsi obiettivi irraggiungibili e non condivisi con i produttori, che spesso vengono colpevolizzati, soprattutto nella zootecnia. Il settore primario è di grande importante, va tutelato e salvaguardato, non ha alcun interesse a inquinare: siamo i primi custodi dell’ambiente, è anche nostro vantaggio».

I trattoristi delle proteste spontanee non vogliono sigle come la vostra con loro: ce l’hanno anche con voi.

«Le stesse proteste anche contro di noi non hanno molto senso: quello che hanno cercato di evidenziare come bisogni delle imprese agricole sono temi che noi abbiamo a cuore da sempre. E portando a casa risultati, anche».

Quali?

«È stato grazie a noi che si è fatta una legge che impedisce la produzione e l’importazione di cibo “sintetico”. Altri risultati li abbiamo ottenuti ma non evidenziati, per chi scende in strada e piazza ora è più facile contestare a prescindere, andando contro anche le associazioni di categoria, senza una logica. Hanno ottenuto sì visibilità ma zero risultati. Questi sono temi in discussione da anni: vogliamo che l’agricoltura li porti sui tavoli dove si discutono e soprattutto si risolvono. Speriamo con il 9 giugno porti a un cambiamento, non trascurando sostenibilità, ma con buonsenso. Finora abbiamo avuto interlocutori sordi e poco attenti. Il problema vero è il valore del prodotto: se si vende a un prezzo che non copre i costi e non dà margini alle aziende, non c’è futuro. Zootecnia e ortofrutta in particolare sono in difficoltà».

Chi soffia dietro le proteste?

«I capibanda sono figure che hanno sempre cercato visibilità e la protesa a prescindere, mai cercato di costruire qualcosa. Il fatto stesso che da nord a sud non ci sia stato un coordinamento né punti condivisi da portare ai tavoli dimostra come si sia cercata la protesta a prescindere, cavalcando l’onda. Il settore veramente in difficoltà è quello dei cereali, chi li produce è in crisi. Bisogna lavorare assieme per vincere la battaglia a Bruxelles: se l’Europa continua a importare da India, Cina e Canada in maniera selvaggia, senza controlli, dove producono con pesticidi qui vietati, è concorrenza inaccettabile alle nostre imprese».

Ha citato il 9 giugno, data delle elezioni europee.

«Vogliamo che ci sia, da parte di chi decide in Europa, l’onestà intellettuale e l’obiettività di parlare di sostenibilità anche dal punto di vista economico: no a pali e paletti che ci portano a produrre sottocosto, in una filiera in cui fatto cento il valore del prodotto, 18 rimane al produttore, 32 va al trasformatore, 50 alla grande distribuzione che non può continuare a strozzare il resto della catena».

Le proteste e gli attacchi alle associazioni di categoria denotano un problema di rappresentanza?

«Abbiamo fatto decine di assemblee zonali, incontrati circa 1.800 persone: capiscono che Coldiretti è tutt’altro di quello che hanno voluto dipingere, gli sforzi che facciamo. Dobbiamo essere ancora più vicini ai produttori, si poteva fare di più e cercheremo di farlo. Ci sono temi anche legati all’acqua e alla fauna selvatica qui molto sentiti, cinghiali e cervi devastano le produzioni, situazioni intollerabili, anche le nutrie su canali e argini: bisogna assolutamente cercare di contenere queste emergenze».

Sul cibo sintetico l’Europa non sembra d’accordissimo con lo stop italiano, potrebbe violare il libero mercato.

«L’Italia è stata la prima a mettersi contro, ma ora Paesi come Francia, Spagna e Germania vogliono replicare questo modello e porre anch’essi un limite a produzione e commercializzazione del cibo sintetico. Non solo carne, anche latte e uova: si altererebbe un prodotto naturale, portato in tavola da chi lo fa da una vita».

Читайте на 123ru.net