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Commissione Orlandi. Morassut (Pd): “Rifuggire polemiche e tentazioni mediatiche per un compito doveroso di verità

“Mi auguro che finalmente la commissione possa ora, dopo già un discreto tempo dall’approvazione della legge istitutiva, mettersi al lavoro. Il Parlamento deve fare un lavoro serio, rifuggendo da polemiche e da dannose tentazioni mediatiche e svolgendo il ruolo che le spetta di collaborazione istituzionale per la ricostruzione storica dei fatti, sperando di fornire aiuto […]

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“Mi auguro che finalmente la commissione possa ora, dopo già un discreto tempo dall’approvazione della legge istitutiva, mettersi al lavoro. Il Parlamento deve fare un lavoro serio, rifuggendo da polemiche e da dannose tentazioni mediatiche e svolgendo il ruolo che le spetta di collaborazione istituzionale per la ricostruzione storica dei fatti, sperando di fornire aiuto agli organi giudiziari italiani e vaticani già al lavoro da tempo. Un compito doveroso verso i familiari delle ragazze scomparse e verso l’opinione pubblica da sempre sensibile alla necessità di uscire dal misterioso contorno della vicenda”. E’ quanto ci ha dichiarato deputato Roberto Morassut, primo firmatario per l’istituzione della commissione d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.

Un invito a “mettersi al lavoro”, che, con pacatezza e pragmatismo, intende superare polemiche ed esasperazioni mediatiche che continuano a pesare sul mancato avvio di una commissione, definitivamente istituita con il via libera dal Senato il 9 novembre 2023.  Morassut crede fermamente nel contributo che questo istituto potrà dare, collaborando alle inchieste aperte dalla Procura e dal Vaticano ad inizio 2023.   Indubbio che su tutta delicata questione peserà la reale volontà politica di andare avanti nel fare chiarezza su una miriade di episodi con documenti da verificare e testimoni da audire per un caso che, per quanto intricato, non ha misteri ma questioni certamente imbarazzanti e complesse, che possono essere dipanate, facendo luce sulle varie tessere del mosaico.  

Sull’avvio dei lavori pesa la casella mancante di due nominativi di Forza Italia per completare il quadro  40 membri parlamentari della Commissione. Un blocco dovuto alla ostinata opposizione di Maurizio Gasparri. L’esponente forzista, spesso sarcastico e molto presente sui media, oltre a banalizzare la questione, proferendo un eloquente “ho altro da fare”, aveva già espresso la tutta sua criticità sulle troppe commissioni d’inchiesta, manifestando i suoi fortissimi dubbi sulla possibilità che si scopra una verità.

Una posizione, definita “imbarazzante” da Pietro Orlandi, per il quale Gasparri sta tenendo in ostaggio la commissione ritenendo 40 anni di attesa non ancora sufficienti. Un giudizio accompagnato da un’immagine del cardinale Giovanni Battista Re insieme al senatore forzista, con un eloquente commento sul porporato soddisfatto.

 Le polemiche con il Vaticano hanno dato corso in questi mesi a diversi malumori culminati con la dichiarazione del promotore di giustizia Alessandro Diddi “si tratta di una intromissione perniciosa”. Critiche e perplessità portate avanti anche dal senatore Pier Ferdinando Casini, dall’area cattolica (per la chiamata in causa di un papa santo) e da   Matteo Renzi, da sempre perplesso sull’utilità di una commissione su quanto successo in Vaticano privilegiando l’istituzione della commissione sulla crisi pandemica.   

Oltre all’elenco dei membri della commissione, un dato certo è che la presidenza della Commissione sarà di Fratelli d’Italia, mentre tutto lascia ritenere che in tempi brevi anche i due esponenti di Forza Italia dovrebbero rientrare nei ranghi consentendo l’avvio dei lavori. Certo le premesse: a un anno dopo l’entusiastica approvazione alla Camera nel marzo 2023  e dopo tre mesi dalla sua definitiva istituzione a novembre 2023 , con lo stallo in corso,  non sono entusiasmanti. Come detto fondamentale sarà la reale volontà politica di fare chiarezza. La commissione resterà in carica per quattro anni e si è già perso tempo prezioso 

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