Ospedali di Roma: la battaglia sul Bambino Gesù e il San Giacomo
«Gli ospedali sono stati donati dai miei antenati ai cittadini di Roma e non possono essere destinati ad altro». Inizia così il racconto di Oliva Salviati, una donna che si batte contro i poteri forti e contro il Vaticano, i cui antenati donarono le proprietà su cui sorgono l’ospedale Bambino Gesù e l’ospedale San Giacomo di Roma.
Una vicenda che ha inizio nel 2008, quando i cittadini furono privati dell’accesso alle cure dopo la chiusura dell’ospedale San Giacomo situato nel centro di Roma, che si è cercato (visto il suo valore di mercato di 500 milioni di euro) di trasformare in un residence di lusso. Una storia divenuta attuale visto che ora ci sarebbe anche in ballo un accordo con l’ordine dei Cavalieri di Malta ed il presidente laziale Francesco Rocca, per la sua riapertura. Ma non è solo il San Giacomo ad avere un immenso valore immobiliare ma anche l’Ospedale Bambino Gesù. Per questo dopo l’accordo siglato per il suo trasferimento all’ospedale Forlanini di Roma, circolano voci riguardo ad una possibile trasformazione della sua sede attuale al Gianicolo in una struttura turistica.C’è inoltre da considerare che con l’accordo stipulato con la regione ed il Vaticano, l’ospedale Forlanini diverrà extraterritoriale, ossia di uno Stato estero. Stessa sorte del San Giacomo se dovesse andare in porto l’accordo con l’Ordine dei Cavalieri di Malta.
Qual è la storia di questo ospedale donato dalla sua famiglia?
«Ho saputo che l'ospedale San Giacomo stava per chiudere solo un mese prima, del resto la Regione di Marrazzo aveva dato due per mesi per la chiusura ad un ospedale appena interamente rinnovato con macchinari di ultimissima generazione. Era stato ricostruito alla fine del 500 per i malati incurabili dal Cardinale Antonio Maria Salviati e poi donato alla città di Roma. La surreale decisione è stata presa dalla giunta Marazzo con una delibera regionale dell’agosto 2008, dopo che due settimane prima tutti per reparti dell'ospedale erano stati appena inaugurati dopo un completo rinnovamento. La terapia intensiva, considerata la più moderna d'Italia, permetteva ai familiari di restare accanto ai propri cari. L'ospedale ospitava anche un reparto di dialisi e nefrologia, punto di riferimento per il Lazio e il sud Italia, era attrezzato per il Piano PENAF antiterrorismo, aveva l’unita coronarica, oncoematologia, un’ortopedia con 50 posti letto, un Pronto Soccorso ed una farmacia computerizzata, insieme a 250 posti letto e ad un personale medico d’eccellenza».
Perché è stato chiuso?
«In pratica il progetto era ristrutturarlo e poi chiuderlo per trasformarlo in un Residence per i deputati, data la sua posizione centralissima su Via del Corso accanto alla Camera dei Deputati. I primi sospetti sulla chiusura si ebbero un anno e mezzo prima quando, una quarantina di ingegneri, architetti e geometri avevano effettuato i rilievi precisi dell'ospedale con l’interdizione assoluta di dare spiegazioni al personale medico. Da qui cominciai ad interrogarmi sui motivi che hanno hanno portato a ristrutturare e spendere 30 milioni di euro di denaro pubblico,su un ospedale che ovviamente la Regione sapeva gia di voler chiudere».
Cosa ha fatto?
«Sono intervenuta per cercare di impedirne la chiusura, ma è stata una corsa contro il tempo; dovevo ritrovare i documenti della donazione. La mia discendenza dal cardinale che ha donato l'ospedale mi ha legittimato a presentare il ricorso. L'ospedale è stato chiuso con una finta invasione dei centri sociali, facendo sì che sui giornali si scrivesse "ospedale liberato" anziché "ospedale chiuso". Subito dopo la chiusura, l'edificio è stato smantellato, posso dire distrutto dalla Regione Lazio, per garantire che non potesse più essere utilizzato come ospedale. Ho perso il ricorso al TAR, ma ho vinto in Consiglio di Stato. La Regione di Zingaretti ha fatto ricorso contro la sentenza del Consiglio di Stato, ma ha perso in Cassazione. Il ricorso presentato alla Corte suprema di Cassazione, a Sezioni Unite, con Ordinanza Numero 4386 del 13 febbraio 2023, mi ha dato ragione, ma il sabotaggio della sanità pubblica continua. Nel frattempo, l’ospedale è stato venduto da Zingaretti all’Invimit, società del Tesoro per la “valorizzazione dei Beni Pubblici”, che ironia della sorte nel frattempo lo fa crollare; c’è una voragine nel tetto, crollano i cornicioni sulle macchine parcheggiate, piove dentro. L’ho visto con i miei occhi»
Ha parlato con il governatore Rocca?
«Si, è stata una conversazione costruttiva , ma purtroppo da allora non è stato deciso niente. È già trascorso un anno da quando ho vinto il ricorso. Nel Lazio mancano 2000 posti letto. I pazienti stanno uno sopra l’altro nei Pronto Soccorso, senza poter essere curati per giorni a causa del sovraffollamento e della carenza di posti letto nei reparti . La situazione e’ sempre piu drammatica. Le liste d ‘attesa infinite. La riapertura del San Giacomo sarebbe possibile anche domani grazie ai fondi disponibili dell'edilizia sanitaria, del Pnrr e del giubileo, ma oggi ancora è tutto fermo».
Oliva Salviati
L’intervista a Oliva Salviati rispettivamente figlia e cognata della duchessa Maria Grazia Salviati e la duchessa e Valentina Bonomo in Salviati, che siedono nel consiglio di amministrazione del Bambino Gesù, continua con le sue impressioni sull’ospedale pediatrico che sarà trasferito al Forlanini entro il 2030, lasciando vuota l’attuale sede del Gianicolo donata dalla sua Famiglia. Un’operazione che sarebbe stata tentata dal Vaticano anche nel 2002, quando chiesero un terreno della Regione Lazio all’Acqua Fredda a Roma.
Cosa ne pensa dello spostamento del Bambino Gesù, ospedale pediatrico, altra imponente struttura donata dalla sua famiglia?
«Premettendo che al Bambino Gesù sembri esserci un eccessivo sovraffollamento, che potrebbe essere anche causa di molte infezioni ospedaliere, insieme al fatto che la pediatria del Lazio, che è sempre stata un'eccellenza, viene trasferita da strutture pubbliche ad uno Stato estero, è importante notare che l'Ospedale Bambino Gesù è del Papa. È stato originariamente donato per curare i bambini, una visione moderna del mio antenato Scipione Borghese Salviati. Purtroppo, come spesso accade, c'è il rischio che possa avvenire un'operazione immobiliare nel trasferire la sede dell'ospedale pediatrico dal Gianicolo al Forlanini. Considerando il valore immobiliare degli edifici del Bambin Gesù al Gianicolo, mi auguro che non si tratti della solita speculazione edilizia. Inoltre voglio ricordare che il Forlanini l’ospedale pubblico, più grande d'Europa, è stato costruito negli anni '20 del secolo scorso per le malattie polmonari, ed è stato chiuso sempre dalla Regione Lazio. È situato accanto all'ospedale Spallanzani e al San Camillo, e potrebbe risolvere le situazioni di emergenza di carenza posti letto nei contigui nosocomi».
Chi decide del Bambino Gesù?
«Il Bambino Gesù fu donato al Papa ed è lui che decide. Purtroppo, noto una chiara intenzione di favorire la sanità privata e demonizzare quella pubblica. Il Bambino Gesù non è soggetto ad ispezioni da parte della Regione e tutto viene trattato in modo estremamente riservato, il che è inaccettabile. La salute dei piccoli pazienti e tutto ciò che avviene nell'ospedale deve essere assolutamente trasparente. Inoltre, deve rimanere l'alternativa della sanità pubblica e il diritto dei cittadini di scegliere tra le due opzioni. Vi è anche un trattamento speciale da parte dei media, che riportano solo buone notizie sulla sanità privata convenzionata e sempre notizie negative sulla sanità pubblica».
Da dove viene il suo impegno e la sua passione per la salute pubblica?
«Il mio impegno per la sanità pubblica deriva dalla convinzione che sia assolutamente fondamentale che tutti possano accedere a cure adeguate e appropriate per sé e per i propri cari. È un diritto costituzionale che noi tutti paghiamo già attraverso le tasse, ma purtroppo è un diritto che viene negato con le solite scuse della razionalizzazione, dell'emergenza debito, del taglio dei posti letto e del blocco del turnover del personale medico. La mancanza di posti letto, di ospedali, di infermieri e medici è evidente. È un diritto e un dovere che i miei antenati hanno sempre difeso e in cui credo fermamente».