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Il film su Bob Marley vola al box office, e Adinolfi lancia l’allarme: troppe canne, va vietato ai minori

Il biopic sul re del Reggae, Bob Marley-One Love, dopo l’uscita nelle sale d’oltreoceano, riscuote un discreto successo di pubblico anche in casa nostra. E il box office italiano, dove ancora ieri il film si è aggiudicato la vittoria del weekend cinematografico con un netto di 411mila euro di introiti, con cui ha superato quota 1,2 milioni di incassi, lo ha certificato a suon di numeri e riscontri. Un’accoglienza trionfale, quella riservata al film sul mito giamaicano, che ha fatto però storcere il naso a chi, come Mario Adinolfi, non può prescindere dal messaggio che quel biopic inevitabilmente trasmette, celebrando un personaggio come Bob Marley e riproponendo quel mondo e quei messaggi che l’artista ha cantato, vissuto e veicolato. Un universo esistenziale e artistico in cui moltissimi giovani si sono identificati e riconosciuti.

Il film su Bob Marley, la polemica di Adinolfi: idealizza il rapporto con le droghe

«Quel film andrebbe vietato ai minori. Non sono un censore, evviva Bob Marley. Però un film che trasmette un messaggio secondo cui il rapporto con la droga è funzionale a una produzione artistica, in età adulta può essere compreso. Ma su un minore può avere un impatto molto dannoso», ha sottolineato pertanto Mario Adinolfi all’Adnkronos, parlando dell’uscita nei cinema italiani di Bob Marley-One Love, il biopic sul re del reggae, risultato primo al box office nel primo weekend nei cinema. Un titolo, quello diretto da Reinaldo Marcus Green, e che vede protagonista Kingsley Ben-Adir nei panni del leggendario cantautore, che sta solleticando la curiosità di molti.

Adinolfi: «Troppe canne, andrebbe vietato ai minori»

Proprio partendo dal riscontro di pubblico che il film sta ottenendo, allora, Adinolfi – nell’ambito di una più ampia riflessione sul potenziale divulgativo e la cifra meta-cinematografica di un titolo di successo – rimarca come «i film che hanno all’interno una sorta di idealizzazione del rapporto con la droga, in particolare con l’hashish e la marijuana, andrebbero vietati ai minori». E con l’occasione il politico, giornalista e blogger, notoriamente contrario a qualsiasi droga, leggera o pesante che sia, approfitta anche per sottolineare come ci sia «una scarsa cultura anche scientifica rispetto al dato che per i minori il consumo di Cannabis è dannosissimo a livello cerebrale».

Dalla riflessione sul film all’appello alla politica

«I genitori non devono essere lasciati soli – prosegue –. Se la politica dice “liberalizziamo la droga” e il cinema propone un modello permissivo rispetto all’uso della marijuana e dell’hashish, la famiglia non ha più la forza di dire al proprio figlio di non farsi le canne. La politica aiuti la famiglia costruendo una cultura non permissiva. E le strutture dello Stato aiutino i genitori a porre un divieto che non appaia insensato», conclude Adinolfi, tra appelli e recriminazioni.

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