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Cutro, i familiari dei morti fanno causa allo Stato e a Frontex. Il legale: “Devono emergere le responsabilità del sistema”

È di 15 pagine la lettera di diffida e messa in mora che, per conto delle famiglie delle vittime della tragedia di Cutro, lo scorso ottobre gli avvocati Marco Bona, Stefano Bertone ed Enrico Calabrese hanno inviato alla Sara Assicurazioni, la compagnia che si occupa dei sinistri avvenuti in Calabria per conto della Consap che, per il ministero delle Finanze, gestisce il Fondo di garanzia per le vittime della strada.

Una lettera in cui i legali hanno richiamato “le gravi responsabilità di natura istituzionale” per le quali loStato dovrebbe pagare ai migranti 6 milioni e 450mila euro. Risarcimento che, però, la Sara Assicurazioni e la Consap non hanno intenzione di riconoscere ai familiari delle vittime sostenendo che “non è configurabile l’intervento del Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada”.

Avvocato Bona, dopo la risposta che avete ricevuto, di fatto dallo Stato, quali sono i prossimi passaggi che le famiglie delle vittime di Cutro dovranno compiere per ottenere un risarcimento?

Noi stiamo pianificando questa causa risarcitoria contro ovviamente lo Stato italiano in tutte le sue articolazioni: quindi ci sarà la Presidenza del Consiglio dei ministri, poi il ministero dei Trasporti, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e valuteremo eventualmente se farla anche al ministero degli Interni. E poi stiamo ovviamente vagliando anche la posizione di Frontex che in un certo qual senso può essere anche rappresentata dallo stesso Stato italiano. Vorremmo fare emergere le responsabilità a livello istituzionale e organizzativo, cioè la responsabilità di sistema. Solo ragionando in questi termini, possiamo capire come scongiurare altri accadimenti di questo tipo.

Qualora doveste riuscire a dimostrare le responsabilità di sistema, sarà una responsabilità riscontrabile ogni qualvolta si verifica una tragedia.

Questo sicuramente sì, ma possiamo già oggi serenamente affermare che qui si sia dinanzi a una responsabilità di sistema dal momento in cui noi assistiamo ogni anno a migliaia di morti, a tragedie come Cutro. Non penso solo all’Italia, penso alla grande tragedia di Pylos. Si stanno ripetendo dei sinistri caratterizzati sempre da fallimenti di sistema. È evidente che Frontex è una misura precauzionale inefficiente, lacunosa e piena di buchi.

Su questo ruoterà la causa civile?

Noi dobbiamo individuare i buchi del sistema che ovviamente portano a una responsabilità politica. È evidente che chi scrive le regole, chi finanzia i sistemi precauzionali, ha realizzato un sistema totalmente fallimentare. E allora c’è una volontà politica nel mantenere certi buchi.

In che senso volontà politica?

Una volontà politica non nel volere che accada questo o quel sinistro, ma che il sistema sia fallimentare. È una responsabilità politica molto forte. Questo è il nostro primo obiettivo. L’altro è ovviamente quello risarcitorio. Il risarcimento serve a due motivi fondamentali: il primo è fornire le persone di risorse economiche di cui hanno assolutamente bisogno per integrarsi in Europa, per favorire il ricongiungimento con i propri congiunti. L’altro motivo è che il risarcimento è qualcosa di molto simbolico: far capire allo Stato, far capire le istituzioni, e più in generale all’Europa, che le vite delle persone non valgono zero. Fintanto che non si paga per un danno si è indifferenti rispetto a causarlo o meno. Quando inizi, invece, a pagare per un danno, allora magari inizi a pensare che sia meglio investire risorse per scongiurarlo.

Poco fa ha parlato di Frontex, cosa è successo secondo lei a Cutro?

Il discorso è che Frontex inizia a rilevare le tracce delle telefonate satellitari alle 18.05, cioè da quando decolla l’aereo. È da allora che iniziano a comprendere che c’è un’imbarcazione che si sta avvicinando e che usa il satellite per comunicare verso la Turchia. Era già una spia molto importante, per lo meno per attivarsi. E invece loro proseguono con la loro rotta programmata.

Quali sono i vostri dubbi?

La traccia satellitare la potevano vedere già in streaming anche a Varsavia? E nel momento in cui hanno realizzato che questa traccia satellitare aveva una rotta verso Isola di Capo Rizzuto, perché a quel punto non sono andati cercare questa nave? Ci sono tutti questi interrogativi che ovviamente meritano di essere risolti. Quando alle 22.20 Frontex vede visivamente il caicco ‘Summer love’ c’è già una storia pregressa.

Però, con questa ricostruzione c’è un buco di 5 o 6 ore.

Si certo. Noi abbiamo anche raccolto le testimonianze di alcuni sopravvissuti i quali riferiscono in modo molto convinto di avere visto un elicottero volteggiare sopra il ‘Summer love’: una prima volta verso il crepuscolo e una volta verso le 9 o le 10 di sera. Quindi di nuovo siamo in una situazione in cui evidentemente, insomma, in qualche modo sapevano della presenza di questo target.

Al netto dell’indagine che sta per chiudersi, cosa è successo secondo lei a ridosso della tragedia?

È assolutamente palese come abbiano ritardato prima di tutto l’uscita della motovedetta del pattugliatore ‘Barbarisi’. C’è stato un ritardo di almeno 2 ore e 30 se non qualcosina di più. In quell’arco temporale avrebbero sicuramente incrociato il ‘Summer love’. Questo è un primo dato importante. Un ulteriore fattore altrettanto assurdo è che dopo una ventina di minuti di navigazione, mentre sono sotto costa, decidono di tornare indietro perché il mare sarebbe stato mosso. A quel punto ce l’avevano già sotto radar e sapevano benissimo che sta andando lì, ma nessuno lancia i soccorsi da terra a aspettano che telefonino dalla spiaggia mentre ormai stanno affondando?

Voi chiederete un risarcimento danni allo Stato in sede civile. Ma nel processo agli scafisti, il Governo si è già opposto al risarcimento danni alle vittime.

Quello un altro capitolo molto triste della vicenda. Per ora lo Stato, attraverso la Consap e la Sara assicurazioni, si è opposto alla nostra richiesta. Lo Stato ha sbattuto la porta in faccia, nonostante le promesse di risarcimenti e indennizzi. Di nuovo è stata tradita la parola data ai sopravvissuti e alle famiglie delle vittime.

Chi ha promesso di non lasciarli soli?

Mi sembra fosse Piantedosi che aveva parlato appunto di risarcimenti e di indennizzi. Nelle ultime settimane, insieme ai colleghi, siamo stati in Turchia a parlare con i genitori di quel bimbo, Sultan, che è mancato purtroppo. C’hanno detto le promesse che gli ha fatto il Governo. Molte di queste persone sono state invitate a Roma in quella conferenza stampa che si era tenuta con la Meloni Tutti quanti hanno con loro il selfie con la Meloni. La presidente del Consiglio che promette: “Farò questo, farò quest’altro”. E poi? Cioè non è che puoi promettere qualcosa e poi rimangiartelo e dimenticartelo. Queste sono persone che hanno subito un lutto, che hanno visto i loro cari morire. Ma che è? È veramente agghiacciante tutto questo.

L'articolo Cutro, i familiari dei morti fanno causa allo Stato e a Frontex. Il legale: “Devono emergere le responsabilità del sistema” proviene da Il Fatto Quotidiano.

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