World News in Italian

Molestie alle studentesse, azione disciplinare contro un docente dell’Università di Padova

Molestie alle studentesse, azione disciplinare 


contro un docente dell’Università di Padova

Il Cda del Bo ha emesso un provvedimento di censura contro il prof. Il procedimento avviato dopo le segnalazioni su alcune frasi da lui usate

Il tema delle molestie negli ambienti universitari investe, dopo Roma e Torino, anche Padova.

Martedì 27 febbraio il Cda dell’Università ha emesso un provvedimento di censura nei confronti di un professore del Dipartimento di materie umanistiche. Il docente, stimato intellettuale che ha legami con Belluno, è stato formalmente censurato dopo un procedimento avviato a seguito delle segnalazioni di un gruppo di studentesse.

Il provvedimento è stato proposto dal Collegio di disciplina dell’Ateneo presieduto dalla professoressa Manuela Mantovani.

Il provvedimento

I fatti risalgono all’autunno di due anni fa e c’è stato un iter passato attraverso diverse fasi. Al tempo, la rettrice Daniela Mapelli aveva ricevuto le studentesse assicurando che la questione sarebbe stata sottoposta immediatamente all’organo di disciplina al quale si era rivolta lei stessa il 28 aprile dello scorso anno con una lettera in cui, a fronte dei fatti giunti a sua conoscenza, chiedeva di valutare un provvedimento oltre la censura.

«Rimetto alla valutazione del Collegio l’opportunità di irrogare una sanzione anche superiore a quella della censura e di disporre le cautele opportune per tutelare il buon funzionamento e l’immagine dell’Ateneo» scriveva. Martedì la decisione del Consiglio, quella della censura – che è il più lieve dei provvedimenti disciplinari – a cui la rettrice ha potuto solo adeguarsi. L’unica alternativa possibile, per una sanzione diversa, sarebbe stata la ripetizione dell’istruttoria con un’ulteriore dilatazione dei tempi.

Le contestazioni

Ma ecco alcuni dei comportamenti attribuiti al docente nell’ambito delle segnalazioni inviate dalle studentesse. I fatti, risalgono alla fine del 2022. «Togliti la mascherina altrimenti nascondi la sensualità delle tue labbra». Con queste parole il docente in questione si sarebbe rivolto a una ragazza durante la lezione.

«All’inizio della prima lezione il professore si è rivolto a una ragazza, che poi non si è più presentata, intimandole di togliere la mascherina altrimenti avrebbe “nascosto la sua sensualità”» spiega quindi un testimone che ha chiesto di mantenere l’anonimato, «un episodio molto simile si è poi ripetuto con un’altra ragazza che dopo aver abbassato la mascherina si è sentita ripetere più volte quanto fossero sensuali le sue labbra».

Di più: «Nei suoi discorsi il docente usava spesso termini inadeguati nei confronti delle donne, degli omosessuali e delle persone di colore e faceva commenti a sfondo sessuale, talvolta parlando anche dei suoi rapporti intimi» prosegue.

[[ge:gnn:mattinopadova:14105376]]

Ma qual è stata la reazione dei giovani studenti? «Eravamo scioccati di fronte a quegli atteggiamenti», rivela il testimone, «per cui non siamo riusciti a reagire sul momento».

Se, tuttavia, il quadro appare già piuttosto pesante, stando a quanto riferito dagli studenti, il professore sarebbe andato oltre. «Dopo aver letto alcune nostre valutazioni negative nel questionario di metà corso, ha passato il tempo a fare commenti su quanto era stato scritto dicendo che chi l’aveva fatto “non capisce un c...” e che “avrebbe trovato il crotalo e la vipera”», prosegue ancora il testimone, «quindi ci ha annunciato che era sua intenzione “vendicarsi dell’infame, sfigurandolo con l’acido e mandandogli Matteo Messina Denaro”».

A quel punto sono partite le segnalazioni agli organi competenti da parte dei ragazzi: «Ci siamo rivolti dapprima ai rappresentanti, poi al presidente di corso e al direttore di Dipartimento, che ci hanno fatto sapere che il professore aveva ricevuto un richiamo disciplinare. Siamo stati convocati al Bo dalla rettrice che, incredula e inorridita, ci ha promesso che se ne sarebbe occupata avviando un’inchiesta disciplinare».

Decine i ragazzi sentiti: «Una persona è stata chiamata a testimoniare il giorno stesso in cui è stato convocato il professore: si è ritrovata davanti all’ufficio, obbligata ad ascoltare le urla del docente che era lì con l’avvocato» conclude.

Ruzzon: «Bene le misure, ora vanno implementate»

«Il senso di stupore che abbiamo provato per la morte di Giulia non dovrebbe esistere. Se la cultura che porta alla violenza di genere è così radicata, non possiamo stupirci. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che anche nei luoghi di istruzione la violenza esiste, a ogni livello. Esiste quando ci sono molestie da parte del corpo docente nei corridoi universitari, quando si dice che non si può fare niente e bisogna aspettare il gesto più grave». Sono le parole pronunciate lo scorso novembre dalla presidente del Consiglio degli studenti dell’Università, Emma Ruzzon, durante l’inaugurazione al Dipartimento di Ingegneria della panchina rossa dedicata a Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne di Vigonovo uccisa dall’ex fidanzato.

[[ge:gnn:mattinopadova:14105376]]

Parole che, in queste circostanze, sembrano assumere un valore ancora più forte. «In quel caso non facevo riferimento proprio al nostro Ateneo», premette la rappresentante degli studenti, «ma quanto apprendiamo oggi è l’ennesima riprova che i casi di molestia nei luoghi di istruzione esistono, sia che si tratti di studenti come di docenti».

E continua: «Bene che l’Ateneo abbia preso provvedimenti, ci dimostra che gli strumenti servono e, anzi, vanno assolutamente implementati».

Quindi la presidente del Consiglio degli studenti ricorda una battaglia che l’Udu (l’Unione degli universitari), di cui Ruzzon è una dei principali esponenti, porta avanti da tempo, e suggerisce: «Per essere più capillari e ancora più tempestivi, servirebbe uno sportello antiviolenza, in collaborazione con i Centri antiviolenza del territorio».

Читайте на 123ru.net