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Crisi idrica passata, il 2024 inizia con i laghi pieni

Il 2024 inizia con il piede giusto per le necessità idriche dell’agricoltura mantovana. Se nel 2023, anno estremamente caldo e siccitoso, in estate si faceva fatica ad avere acqua per ristorare i campi ed i laghi, serbatoi decisivi per le irrigazioni erano vuoti, questi primi cinque mesi dell’anno idrologico (ottobre-febbraio) indicano una decisa inversione di tendenza.

Le precipitazioni cadute nelle ultime settimane hanno favorito un riequilibrio della situazione che ora, dal punto di vista dei livelli e delle quantità di acqua disponibile, è rientrata nella norma. In tutta l’Alta Italia la situazione è nella media del periodo, e addirittura superiore. Come per il lago di Garda, che in questi giorni ha raggiunto il massimo storico di 140 centimetri sopra lo zero di Peschiera, condizione che non si verificava da 27 anni. Una situazione che ha imposto di scaricare nel Mincio l’acqua in eccesso: addirittura 150 metri cubi al secondo, eguagliando il record del 2014, contro una media ventennale di 35.

Non è acqua “buttata via” perché non sarebbe comunque rimasta sino all’estate. Per questo la manovra ha incontrato la soddisfazione sia degli enti gardesani, che dei mantovani a valle. Buoni anche i riempimenti di lago maggiore (al 92% della capienza massima) e Como, riempito per due terzi mentre l’Iseo ha ancora metà volume disponibile e l’Idro addirittura il 75%.

In piena quasi tutti i fiumi appenninici, compreso il Secchia nella parte a monte. L’apporto d’acqua ha fatto innalzare velocemente anche il Po, che a Borgoforte è a circa un metro e mezzo sopra lo zero.

L’osservatorio

Il punto della situazione è stata fatto nella prima seduta dell’anno dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nell’area padana. Osservatorio che diventa strumento operativo effettivo dell’Autorità di bacino, una decisione che affiancata alla maggiore operatività data alle Regioni, consentirà di prendere decisioni più rapide in caso di crisi idrica. L’osservatorio ha espresso soddisfazione per i valori ritornati in linea con le medie del periodo. In vista del prossimo avvio della stagione irrigua (aprile-ottobre) ha però espresso preoccupazione «per il significativo aumento atipico delle temperature registrate che finora non aveva consentito la conservazione del manto nevoso invernale ed il mantenimento di un’adeguata umidità dei suoli». Secondo i dati di febbraio della Fondazione Cima, l’accumulo di neve stoccato sulle Alpi è a metà febbraio del 64% in meno rispetto alla media del periodo 2011-2022. È questo acqua sotto forma di neve che costituisce la scorta per l’estate ed è quindi importantissima per l’agricoltura. Al momento è difficile fare delle previsioni, se non nevicherà in quota in modo abbondante, a fine estate potrebbero presentarsi problemi di scarsità.

Il 2023 l’anno più caldo in pianura padana da duecento anni

Un’annata irrigua quella del 2023 nel segno di una profonda crisi idrica dovuta alla scarsità di precipitazioni, con una disponibilità ridotta del 58% rispetto alla media del periodo di riferimento 2006-2020, su cui ha pesato (-69%) la mancanza di neve. Le piogge copiose di maggio, insieme alla gestione cautelativa e condivisa dei bacini lacustri e idroelettrici montani, hanno consentito tuttavia di chiudere la stagione senza le gravi difficoltà registrate invece nel 2022. A dirlo il report dell’Anbi, l’associazione nazionale delle bonifiche, che ha fatto il punto dell’ultima annata irrigua

Anche i dati meteorologici non hanno aiutato: l’anno idrologico 2022-2023 (1 ottobre - 30 settembre) in Lombardia è stato più caldo dall’inizio delle registrazioni duecento anni fa, con un valore di temperatura media nel territorio di pianura pari a 16 gradi centigradi, vale a dire di 0,3 gradi più elevata del precedente record del 2015. Questo ovviamente si è ripercosso in un maggiore fabbisogno idrico delle colture, compensato dall’apporto delle precipitazioni della tarda primavera e di luglio, spesso però accompagnate da grandine e da vento forte.

Pert quanto riguarda i consumi, nel 2023 è calato ancora il volume totale stagionale delle derivazioni ad uso irriguo da acque superficiali come fiumi e canali. Dai monitoraggi il valore si è attestato sui 6.9 miliardi di metri cubi, con una contrazione del 18% rispetto al valore medio 2016-2021.

Si tratta comunque di una riduzione di circa metà di quella registrata nell’annata critica 2022, che aveva infatti segnato un crollo del 35% dei prelievi sempre rispetto allo stesso parametro di riferimento. Dopo due anni di estrema siccità, questo 2024 potrebbe quindi segnare una sorta di ritorno alla normalità.

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