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La relazione dell’intelligence: dagli anarchici minaccia concreta. Altro che allarme fascismo

anarchici intelligence

Gli anarchici continuano a rappresentare il più elevato fattore di rischio eversivo in Italia: a confermarlo è l’intelligence italiana nell’ultima “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, presentata oggi. Si tratta di uno scenario noto ormai da tempo e più volte richiamato dai nostri 007 nelle loro relazioni annuali, con buona pace di chi invece […]

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Gli anarchici continuano a rappresentare il più elevato fattore di rischio eversivo in Italia: a confermarlo è l’intelligence italiana nell’ultima “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, presentata oggi. Si tratta di uno scenario noto ormai da tempo e più volte richiamato dai nostri 007 nelle loro relazioni annuali, con buona pace di chi invece continua a propagandare un presunto allarme fascismo. “L’Intelligence, in stretta sinergia informativa con le Forze di polizia, ha continuato a porre particolare attenzione all’attivismo anarco-insurrezionalista che, anche nel 2023, ha rappresentato, nello scenario eversivo interno, il più concreto e insidioso vettore di minaccia“, si legge nella relazione, curata dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica.

L’intelligence: l’attivismo degli anarchici “più concreto e insidioso vettore di minaccia”

Il rapporto prosegue sottolineando che “secondo quanto emerso, la metodologia operativa si è dispiegata su un piano sia ‘pubblico’ che ‘clandestino’, con un ampio ventaglio d’interventi, da cortei e presidi, in alcuni casi pure al fianco di altre realtà antagoniste per innalzarne il livello di radicalità, agli atti di vandalismo e danneggiamenti, fino ad azioni, potenzialmente più pericolose, poste in essere con manufatti incendiari ed esplosivi”. Agli atti delle cronache dello scorso anno restano in particolare le manifestazioni, le minacce e i veri e propri attentati connessi alle proteste per la liberazione di Alfredo Cospito dal 41 bis. Quest’anno, invece, gli anarchici hanno fatto parlare di sé per i cortei a sostegno di Ilaria Salis, non esenti da tensioni e scontri.

L’inchiesta della Procura di Firenze sui legami tra anarchici e vecchie Br

Il tema delle relazioni pericolose in quella galassia è al centro anche di un’inchiesta della Procura di Firenze, della quale si è avuta notizia solo pochi giorni fa e che indaga in particolare sui rapporti tra ex Br e antagonisti di ispirazione anarco-insurrezionalista. L’inchiesta, affidata all’Antiterrorismo, si concentra in particolare sulla minaccia anarco-insurrezionalista “caratterizzata da componenti militanti determinati a promuovere, attraverso una propaganda di taglio fortemente istigatorio, progettualità di lotta incentrata sulla tipica azione distruttiva”. Anche in questo caso l’attenzione è sul rischio eversivo, reso più inquietante dalla saldatura con le vecchie leve brigatiste e dal tentativo di infiltrazione anche nel mondo del lavoro e negli ambienti sindacali.

Il direttore dell’Aisi: “Allo stato attuale no escalation dai recenti cortei”

Rispondendo a una domanda se ci sia preoccupazione nei Servizi per le più recenti proteste di piazza, invece, il direttore dell’Aisi, Mario Parente, ha precisato che “allo stato attuale non ravvisiamo possibili escalation nel settore”. “Ovviamente ci saranno molte manifestazioni, siamo alle porte del G7 e anche quella sarà un’occasione di particolare visibilità. Alcune tematiche riguarderanno argomenti di particolare interesse, come l’ambiente o le tecnologie”, ha aggiunto, sottolineando che si tratta di “tematiche che spesso sono affrontate non solo da chi va a manifestare in piazza in maniera spontanea, ma anche da circuiti dell’anarco-insurrezionalismo”.

Il rischio che “altre componenti” infiltrino le proteste

“Sotto questo profilo è chiaro che c’è un’attenzione costante. Ma sulla possibilità che tutto questo possa evolvere in qualcosa di diverso non abbiamo segnali”, ha precisato il numero uno dell’Aisi, che ha chiarito anche che “c’è un mondo che cerca una propria visibilità, indipendentemente dalle manifestazioni spontanee da parte di alcune aree”. “C’è una esigenza anche di altre componenti di ricercare, attraverso queste occasioni (le proteste di piazza, ndr), una visibilità e un tentativo di rimettersi in gioco. È successo anche all’epoca delle prime manifestazioni contro la Tav: spesso c’erano dei tentativi di infiltrazioni anche di soggetti che non avevano nulla a che fare con gli antagonisti o con il movimento che se ne occupava”.

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