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Campo largo o ammucchiata? Rispunta Prodi, garanzia di “ingovernabilità”

Padre nobile della sinistra che fu, Romano Prodi, modello vecchio saggio refrattario alla pensione, torna a dispensare consigli ai protagonisti inesperti di questa stagione politica che si accontentano di vivacchiare senza lavorare per l’unica prospettiva vincente. Che per il Professore, inventore dell’Ulivo, non può che essere quella della federazione (grande ammucchiata) con tutti dentro per […]

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Padre nobile della sinistra che fu, Romano Prodi, modello vecchio saggio refrattario alla pensione, torna a dispensare consigli ai protagonisti inesperti di questa stagione politica che si accontentano di vivacchiare senza lavorare per l’unica prospettiva vincente. Che per il Professore, inventore dell’Ulivo, non può che essere quella della federazione (grande ammucchiata) con tutti dentro per battere le destre. In un lungo colloquio con la Stampa il Professore di Bologna invita al realismo e a evitare i contraccolpi della sbornia della vittoria. Anche se non rinuncia a qualche bordata contro la premier Meloni che in Sardegna ha sbagliato due volte, il candidato e il braccio di ferro con la Lega. “Ci si può fare anche la rima: ‘arroganza più umiliazione mette a rischio la coalizione!”, ridacchia l’ex premier versione aedo.

Prodi: per vincere bisogna abbracciare una missione unitaria

“Il vento non cambierà – dice spegnendo gli entusiasmi di Conte e Schlein – sino a quando non ci sarà qualcuno che abbia voglia di vincere. Il vero problema del centro-sinistra è che tutti puntano a mantenere la propria posizione. Il messaggio delle elezioni sarde è questo: vincere si può, ma soltanto se qualcuno abbraccia questa missione unitaria”. Sono gli stessi consigli ingombranti dati da Prodi all’indomani della batosta elettorale delle politiche, quando spinse il Nazareno a resettare tutto. La pax tra i duellanti delle sinistre in campo resta la mission prodiana dopo 30 anni dai suoi esperimenti di fusione a freddo tra sinistra riformista, centro post-democristiano e frange radicali dell’allora Rifondazione di Bertinotti. Che non furono esattamente un successo, anzi segnarono l’impossibilità della grande ammucchiata a governo. Oggi Prodi sogna una riedizione dell’Ulivo versione terzo millennio. Ma quell’esperienza, nata nel ’94, per fare fronte comune contro il Cavaliere nero, finì molto male per auto-estinzione. La squadra, troppo eterogenea, scoppiò per incompatibilità politica tra gli alleati. Non andò meglio con la Grande alleanza democratica dell’Unione del 2004.

Il pallino dell’unità modello Ulivo 2.0

Ma Prodi, che non ha messo nel cassetto il sogno di chiudere la sua carriera al Colle, insiste sul tasto della ‘voglia di vincere’. Che deve poggiarsi su una colazione politica forte che vada al di là dell’alleanza elettorale. Ogni riferimento a Conte, che ha tutte le intenzioni di ballare da solo, è voluto. Il leader 5Stelle non ha rinunciato al sogno della leadership a discapito del Pd di Elly Schlein sempre ‘grillizato’.  Almeno fino alle europee Prodi non si fa illusioni. Per il dopo però ha la sua ricetta che ripete, forse mettendosi a disposizione, di sicuro lavorando dietro le quinte. “Il centro-sinistra più si unisce, più vince, non c’è niente fare. In Sardegna ha vinto anche scontando una diaspora, che ha avuto meno successo del previsto, ma c’era”.

La Sardegna non è l’ombelico del mondo

Sardegna docet? “Non è certo l’ombelico del mondo è una regione con tante diversità e quindi non se ne può fare un modello nazionale, però la sorpresa c’è”. L’unità delle forze di centrosinistra rimane un totem per l’ex presidente dell’Iri, che scese in campo nel ’94 sotto il pressing di D’Alema con la missione di riunire tutti contro il governo Berlusconi ai primi passi. L’Ulivo con la sua chioma da affiancare alla Quercia del Pds: una bella suggestione che si schiantò alla prova dei fatti. Il professore ce la mise tutta finché Rifondazione comunista, prima, e Tonino Di Pietro dopo, ruppero il giocattolo.

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