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Stanze panoramiche, approvata la legge  con meno posti letto e più tutele ambientali

Alla fine, le stanze panoramiche s’hanno da fare. Emblema di un turismo montano immersivo, «turismo cartolina» denunciano le minoranze.

Totalmente in legno e in vetro, queste strutture potranno essere costruite oltre i 1.600 metri di quota, in deroga alla legge, negli 86 comuni montani del Veneto. Per dare l’impressione ai turisti di essere realmente immersi nella natura circostante: tutta intorno, appena oltre il vetro.

Il via libera è arrivato ieri pomeriggio in Consiglio regionale: 35 voti a favore e 9 contrari. E le notizie sono due. La prima è che la maggioranza si è ricompattata: in sede di prime riunioni di Sesta Commissione, il leghista Marzio Favero aveva fatto sapere che avrebbe votato contro il progetto di legge. La seconda è che, per ricompattarsi, sono state necessarie tre settimane di riunioni, suggellate da un maxi emendamento di giunta, e pure dal recepimento di alcune richieste di modifica avanzate dai consiglieri di minoranza. E ricucire non era una facoltà, in un Consiglio regionale che non più di due mesi fa si è spaccato sul fine vita.

Quello che ne è uscito è un progetto di legge decisamente meno impattante, rispetto a quello che era stato presentato in un primo momento. «Si è passati dall’ipotesi iniziale di quattro stanze di lusso, per un totale di otto posti letto, a un massimo di due camere, che devono servire anche per attività didattiche e di osservazione» dice Favero. «È un provvedimento che riconsegna alle nuove generazioni la possibilità di vedere il cielo e ammirare la Via Lattea».

Mentre per Andrea Zanoni, più che punti di osservazione di un manto incontaminato, le stanze panoramiche rischiano comunque di trasformarsi «in luoghi dall’elevato impatto ambientale, mete di ragazzotti arricchiti, che vogliono solo fare festa».

Anche ieri la discussione è stata accesa, con protagonisti soprattutto i dem e i Fratelli d’Italia, accusati di non avere partecipato alle riunioni della Sesta Commissione, dove sono stati discussi gli emendamenti. «Ma se c’era Lucas Pavanetto...» replica Enoch Soranzo.

Gli emendamenti, in ogni caso, sono stati approvati, e hanno pure una certa importanza. Le stanze potranno essere al massimo due per comune, con non più di due posti letto per stanza. Dovranno essere realizzate in «vetro e legno o altro materiale, anche innovativo, ecosostenibile o comunque di basso impatto». Saranno collocate stabilmente sul suolo, ma dovranno essere «facilmente rimovibili». Potranno essere collocate sopra i 1.600 metri, in deroga ai limiti di edificabilità posti dalla legge urbanistica, purché non distino più di 100 metri in linea d’aria da una stazione di impianto a fune o da una struttura ricettiva esistente, compresi rifugi alpini, bivacchi e malghe, raggiungibili tramite la viabilità già esistente.

E poi – su proposta delle opposizioni, recepita dall’aula – le strutture dovranno estendersi su un unico piano, viene introdotto il divieto di abbattere alberi e piante per la loro realizzazione e l’informativa annuale sulle strutture autorizzate.

Non sono stati accolti, invece, gli emendamenti che intendevano limitare superficie e altezza delle strutture panoramiche, vietarne la collocazione nelle aree protette e nei parchi regionali e nazionali, e normarne in modo stringente l’impatto luminoso, acustico, ambientale e su fauna e avifauna.

Via libera, dunque. «Saranno le amministrazioni degli 86 Comuni ad autorizzare le nuove strutture, in deroga alla normativa urbanistica» fa presente la leghista Silvia Cestaro, relatrice del progetto, «Per loro, è un’opportunità, con un impatto ambientale minimo».

Ma le opposizioni non sono d’accordo. Con la chiosa della correlatrice Elena Ostanel (Vcv): «Con questa legge il Veneto sarà l’unica regione a derogare al limite dei 1.600 metri previsto dal Codice nazionale di tutela del paesaggio. Proprio il Veneto, che non ha un piano paesaggistico».

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