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La mobilitazione sotto il palazzo della Regione: «I consultori vanno potenziati»

TRESTE Le donne triestine non si arrendono al dimezzamento dei consultori familiari e rinnovano la protesta alle porte della politica. A un mese trascorso dalla chiusura dei due presidi di San Giacomo e San Giovanni «nessun incremento di personale» nelle sedi «riorganizzate» – denuncia il Comitato di partecipazione – è stato attuato o previsto. Così, in assenza di un «più volte negato» dialogo con l’Azienda sanitaria, un’ottantina di cittadine (secondo la Digos) mercoledì sera si sono riunite in un sit-in davanti al palazzo della Regione in via dell’Orologio per chiedere risposte direttamente alla giunta Fedriga: dai consultori ai servizi per l’infanzia fino ai Csm, «non accettiamo il depotenziamento dei servizi sociosanitari pubblici, universali, accessibili e gratuiti».

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«Consultori aperti per la cura collettiva», rivendicano pertanto le donne: il “no” del centrodestra di piazza Oberdan alla mozione sul tema presentata dal centrosinistra non le ferma e adesso le militanti chiedono l’attivazione immediata di un «piano regionale di potenziamento dei consultori» e una maggiore partecipazione alle scelte di Asugi.

«Ci volete in mille pezzi, ci avrete in mille piazze», avevano promesso le militanti del Comitato e Non una di meno, unendosi con altre realtà femminili da Trieste alla Sicilia in una “Rete nazionale consultori e consultorie” per una settimana di lotta e rivendicazione in difesa del «nostro diritto alla salute».

Ecco quindi le attiviste tornare in piazza per «pretendere che i consultori non vengano smantellati e rimangano spazi accoglienti per tutti», affiancate dalle rappresentanti di una ventina di realtà cittadine tra comitati, associazioni, onlus per l’accoglienza dei migranti oltreché politici del centrosinistra, tra cui il vicepresidente dem del Consiglio regionale Francesco Russo e la capogruppo pentastellata in Comune Alessandra Richetti, durissima contro un «piano di tagli alla sanità che vanno a svantaggio di donne, neonati, giovani e famiglie».

«Continueremo a batterci» e «vigilare che i servizi rimasti non vengano ulteriormente depotenziati», assicurano le donne, annunciando nuove mobilitazioni: per la Giornata internazionale della donna, venerdì 8 marzo, sarà corteo transfemminista con partenza alle 17 in piazza Hortis.

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