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I figli non lo seguono, imprenditore vende l’azienda ai dipendenti

Medico, ingegnere aerospaziale, insegnante. Hanno reso papà orgoglioso, certo, studiando e scegliendo carriere professionali ricche di soddisfazioni.

Nessuno dei tre, però – due maschi e una femmina – ha seguito le orme di papà falegname in azienda e ora lui, per non vederla morire, l’ha venduta ai suoi due dipendenti, entrambi usciti da una scuola di formazione professionale.

È la storia di Mariano Trevisan, titolare dell’azienda di San Vendemiano che porta il suo nome.

Una soluzione originale allo scoglio del passaggio generazionale contro il quale la piccola azienda del legno rischiava di schiantarsi.

«Ho iniziato la mia attività nel 1996 – racconta oggi Trevisan – facendola crescere nel settore dei mobili su misura e arredamenti. I miei figli sono diventati uno medico, l’altro ingegnere aerospaziale, mia figlia insegnante. Senza un erede in famiglia, l’alternativa era essere assorbiti da un’altra azienda, ma prima di mollare ho chiesto ai ragazzi se a loro poteva interessare e mi hanno detto sì».

Workers Buyout

Con gli inglesismi dell’economia si chiamerebbe workers buyout: in una micro-realtà come questa non è facile che accada.

«Abbiamo seguito un cammino con Confartigianato per capre costi e benefici – spiega l’imprenditore del legno, 61 anni – a dicembre scorso abbiamo compiuto il primo passo formale, con l’acquisizione del 20% delle quote da parte dei miei due dipendenti. Prima ero una ditta individuale, ora sono una Sas».

Un anno «di transizione, perché tra poco dovrei andare in pensione – spiega ancora Trevisan – poi i due soci dovrebbero rilevare un altro 30 a testa e io rimanere ancora col 20. Ho 61 anni, non era facile trovare ancora stimoli, rischiavo di veder spegnere la mia attività: meglio lasciare ai giovani, che sono anche più bravi con la tecnologia, oggi molto richiesta».

Giovani relativamente, in realtà, soprattutto uno: Ivan Brunello ha 50 anni, è di Santa Lucia Piave, mentre l’altro lavoratore-socio, Davide Vignotto, di San Polo di Piave, è nell’anno dei 27.

«Ivan è con me da vent’anni, ha studiato a Lancenigo alla scuola di formazione professionale Lepido Rocco; Davide ha studiato a Brugnera, sempre scuola per falegnami, ha fatto uno stage qui e poi è tornato in pianta stabile due anni fa».

Continuità e problemi

La continuità è salva, insomma, anche se i problemi sono quelli di tutte le aziende del settore. A partire dalla difficoltà a trovare dipendenti giovani: «Ho provato a contattare molti studenti, ma la stragrande maggioranza si orienta più verso design o università. Per noi piccoli non è facile».

L’azienda di Trevisan si è specializzata nell’arredo di locali, gelaterie in particolare.

«Ho consigliato anche ai miei soci di specializzarsi sempre di più, una volta tutti facevano un po’ tutto, anche con margini bassi. Oggi non basta più: falegnamerie ce ne sono sempre meno, il futuro dovete inventarvelo».

Partito da metalmeccanico, Mariano ha scoperto il legno quasi per caso, da dipendente in un’azienda, poi ha deciso di mettersi in proprio in questo settore. «Ho avuto l’opportunità, un’azienda che aveva la falegnameria ferma me l’ha proposta in affitto e io l’ho fatta ripartire. Poi loro si sono trasferiti a Sacile e io ho continuato in proprio, qui a San Vendemiano».

I figli qualche abboccamento l’hanno avuto, «hanno provato a lavorare qui d’estate, poi hanno scelto diversamente. Ora passo ai miei due dipendenti, ma per un po’ resterò a dare una mano, soprattutto nella parte amministrativa».

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