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Pensionati inseguiti coi droni e donne colpite a sangue: quando le manganellate erano “democratiche”

Le manganellate della polizia contro gli studenti di Pisa, scesi in piazza con un corteo non autorizzato, hanno scatenato una ridda di polemiche anche da qualche smemorato che avrebbe dovuto più cautamente tacere. Lo ha detto a chiare lettere il premier Giorgia Meloni, ricordando che gli stessi che si dicono allarmati (vedi Conte e i vertici del Pd) erano al governo quando le persone venivano inseguite in spiaggia con i droni e la polizia.

Col governo Conte venivano manganellate anche le donne che scendevano in piazza per protestare contro il green pass. Ci sono ancora le foto, i video e le immagini. Ci sono ancora numerosi casi di denunce penali pendenti in tribunale per oltraggio a pubblico ufficiale, per i cittadini fermati in un supermercato o in un bar senza mascherina.

A Trieste una giovane donna venne ferita a sangue. Nessuno a chiedere scusa alla ragazza, nessuno protestò per l’uso della violenza. I giornali si accanirono su una questione di lana caprina e cioè se la donna fosse stata incinta o meno, così come aveva scritto qualcuno sui social. E se il danno fosse stato provocato dai manganelli o dagli idranti dei celerini.

Come se il test di gravidanza (o la causa del ferimento) avesse cambiato la sostanza della brutalità del trattamento. Ma, ai tempi dei meravigliosi governi a guida Pd e M5s non si poteva dubitare della democrazia del trattamento. Chi osava protestare civilmente, democraticamente, in modo non violento, veniva demonizzato. L’uso della violenza veniva autorizzato nel nome dell’interesse superiore.

Guardate come trattavano i no green pass a Milano

Tutti hanno dimenticato il pensionato di Biella denunciato per essere uscito a comprare una bottiglia di vino, le sanzioni ai disabili (a Napoli, fermato e multato sul lungomare) il disabile multato per aver consumato un cappuccino al bar, le rincorse di chi osava mettere il naso fuori dalla finestra. O, peggio, addiritturava camminava per strada all’aperto senza mascherina.

Anche i giornali più vicini al governo erano costretti ad ammettere che si era esagerato: fosse stato in carica il governo Meloni, avrebbero gridato al regime. La versione dell’epoca era più generica: si addossava la responsabilità a un generico “Stato sceriffo”.

A distanza di un paio di anni è tutto dimenticato: ora, gli stessi che protestano, sono all’opposizione. Proprio loro che stavano al governo in quei frangenti e che reprimevano ogni forma di dissenso, anche in modo violento. E, quel che è peggio, con il tombale silenzio di troppi.

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