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Lo strano caso delle pale eoliche di Ravenna



Nelle acque della città sull’Adriatico un cantiere offshore per l’energia eolica, dal valore di 1,8 miliardi, è stato affidato a un’azienda dal capitale di soli 10 mila euro. Ma molto vicina ai politici Pd.

Siamo a Ravenna, una delle capitali del feudalesimo rosso del governatore (e presidente del Pd) Stefano Bonaccini. È il gennaio 2021, e la formichina del nostro racconto si chiama Agnes, società a responsabilità limitata. Un bel giorno la Agnes decide di presentare alla Capitaneria di porto romagnola un’istanza per una concessione demaniale marittima legata al progetto di un hub energetico in mare. Un piano gigantesco che prevede la realizzazione di due turbine eoliche offshore di 600mwe, un impianto fotovoltaico galleggiante di capacità complessiva di 100mwe più un sistema di accumulo di energia, detto «storage», della capacità di 50 mwe, e opere connesse. La concessione viene rilasciata solo qualche mese dopo, nel settembre successivo, a conclusione di una conferenza dei servizi. Il costo stimato del cantiere è degno di una grande multinazionale: 1,8 miliardi di euro.

Che cosa c’è di strano? La nostra formichina, la Agnes, ha un capitale di appena 10 mila euro con ricavi, nel 2021, di novemila euro e una perdita di 737 euro. Non proprio un titano della green economy. Nel 2020 aveva fatturato ancor meno, la miseria di 2 mila euro. Per di più è stata costituita appena 24 mesi prima e dai bilanci e dai documenti disponibili alla Camera di commercio emerge chiaramente che non possiede una particolare esperienza nel settore e un’adeguata struttura organizzativa e tecnica. C’è solo un socio-amministratore che sogna, evidentemente, in grande. In qualsiasi altro Paese del mondo le autorità non avrebbero nemmeno preso in considerazione la sua domanda, ma non in Italia. Dove il permesso di utilizzo di un imponente specchio d’acqua, quello a ridosso dei Comuni di Cervia e Ravenna, viene rilasciato senza particolari preoccupazioni nonostante il ministero delle Infrastrutture non abbia ancora firmato la Valutazione di impatto ambientale (Via) e senza nemmeno bandire la necessaria gara pubblica che avrebbe dovuto mettere a confronto più proposte per scegliere (eventualmente) la migliore. Invece la Agnes vince su tutti i tavoli.

Fervente sponsor dell’operazione (che è e resta un’iniziativa privata) è il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale. Un politico che vede lungo, quasi un veggente. Tant’è che prima che fosse materialmente depositata la richiesta di concessione della Agnes, si era espresso a favore di un parco eolico marino proprio nei termini delineati dalla Srl. «Si è cominciato a parlare di Agnes nel 2019 (anno di costituzione della società, ndr) e ci siamo detti favorevoli subito», ha dichiarato il sindaco in più occasioni pubbliche. A che titolo la fascia tricolore spalleggia questa operazione? De Pascale ha inserito il piano Agnes addirittura nel suo programma elettorale, alle ultime amministrative, facendone il perno della sua idea di rivoluzione verde sul territorio. E, il 29 luglio 2021, ha partecipato a un dibattito dal titolo Transizione energetica ed ecologica in uno stabilimento balneare, gestito da un consigliere comunale del Pd, a Marina di Ravenna insieme al proprietario della Agnes, Alberto Bernabini. Creando una evidente sovrapposizione di ruoli e funzioni sui due piani - pubblico e privato - che nel pieno del percorso autorizzatorio forse sarebbe stato opportuno tenere più distanti e distinti. Sempre più entusiasta delle pale eoliche, il primo cittadino dem ha poi lanciato una petizione online per chiedere alle autorità di accelerare l’iter di riconoscimento della Via arrivando a proporsi al governo Meloni (dicembre 2023) come commissario del programma.

«Peccato invece che sulle ultra decennali opere pubbliche che riguardano la città e il comune di Ravenna, il sindaco o non agisce o agisce saltuariamente, con poca - per non dire nulla - determinazione» spiega a Panorama Veronica Verlicchi, combattivo leader del gruppo consiliare «La Pigna, Città-Forese-Lidi» che da mesi prova a fare chiarezza sul parco eolico. «Un progetto» sottolinea la consigliera ravennate «che è risultato fortemente carente nella capacità patrimoniale, in quella finanziaria-economica nonché in quella organizzativa della società Agnes srl». E che, nonostante tutto, sembra catalizzare l’attenzione delle istituzioni locali di confessione dem. La Verlicchi ha firmato un doppio esposto all’Anac e alla Procura della Repubblica soffermandosi, in particolare, sulle presunte opacità di «una iniziativa imprenditoriale privata inopportunamente sostenuta da politica e istituzioni». Un appoggio ostentato, per di più, che pare aver fruttato un bel po’ di quattrini alla piccola formichina che sogna di costruire tutta da sola la sua città. Alla Agnes srl è finito infatti un tesoretto da 70 milioni di euro provenienti dal «dl Faldone», la misura integrativa al Pnrr che il Parlamento ha approvato pochi mesi fa per sostenere e incoraggiare opere di respiro strategico, di cui il Pd ravennate e De Pascale hanno rivendicato la paternità. «Mi sono molto battuto perché venisse accolto nel Pnrr il progetto Agnes su eolico, fotovoltaico e idrogeno e ora è arrivata la bella notizia che l’emendamento è stato approvato» ha commentato De Pascale ancora una volta presentandosi come il santo patrono del piano.

Non male per una start up senza storia imprenditoriale che, in pochi anni, ha visto crescere a dismisura il suo valore economico pur non avendo materialmente nemmeno posato un mattone sulla sabbia. Il che alimenta il dubbio, a questo punto, commenta ancora la Verlicchi, di una possibile vendita a tavolino dell’intero pacchetto considerata «la potenziale plusvalenza realizzabile tramite la cessione di tutto o parte del capitale sociale di Agnes srl una volta ottenuta l’autorizzazione unica dal ministero». Di certo Agnes oggi è un bocconcino che fa gola a tanti. Giusto un anno fa è stato deliberato un aumento di capitale di 909,09 euro con sovrapprezzo massimo di 1.499.090,91 euro che ha visto entrare nella compagine sociale nientemeno che F2i, il fondo italiano per le infrastrutture sponsorizzato da Cassa depositi e prestiti. A fronte dell’acquisizione di una esigua quota di minoranza, F2i ha versato nelle casse di Agnes 1,5 milioni di euro senza, peraltro, la certezza che arrivi davvero la Valutazione di impatto ambientale dal ministero. Per quale motivo una partecipata dello Stato vuole investire in un progetto privato che presenta così tanti punti ancora da chiarire? E perché F2i ha sentito l’esigenza di rimettere in sesto le finanze della Agnes con una così dirompente iniezione di liquidità?

E ancora: chi ha creato il legame tra le due realtà? Esiste una regia politica unica dietro l’improvvisa fortuna che arride alla creatura di Bernabini? Nella sua denuncia la capogruppo della Pigna, Veronica Verlicchi, ha segnalato un ulteriore dettaglio che conferma l’assoluta sintonia tra l’amministrazione comunale e la società costituita nel 2019. Il cantiere dell’opera prevede una variante urbanistica per la costruzione di un impianto di stoccaggio e accumulo di energia e idrogeno che dovrebbe essere realizzato, guarda un po’, sui terreni della Sapir spa. E che cos’è la Sapir? È la società di cui il comune di Ravenna è azionista di maggioranza attraverso la Ravenna holding. Resta infine il mistero dei progetti per un’opera complessa come un parco eolico marino: chi ha pagato le squadre di progettisti che hanno materialmente redatto il piano considerato che la Agnes, oltre all’ambizione, poteva contare su ben poco in cassa all’inizio dell’avventura? Sono consulenze costose, chi ha rischiato tanto puntando una fiche sulla povera formichina di Ravenna?

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