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Standard di vita, i Balcani arrancano: 70 anni per raggiungere i livelli Ue

BELGRADO I Balcani occidentali? Non solo troppo lontani dall’adesione alla Ue, una chimera malgrado le rassicurazioni e le promesse di Bruxelles, ma soprattutto anni luce distanti dagli standard di vita dell’Europa più ricca, raggiungibili forse solamente tra molti anni – settanta, per la precisione. È il quadro, desolante, tratteggiato da un nuovo studio della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), che ha voluto indagare sulla «convergenza» tra la vicina regione balcanica e l’Unione europea in termini appunto di standard di vita. Le risultanze dovrebbero far riflettere molto, sia i leader locali sia quella Ue che, per svariate ragioni, continua a tenere fuori dal “club” che conta i Balcani. Nell’area, infatti, gli «standard di vita continuano a rimanere molto al di sotto di quelli Ue, meno della metà a parità di potere d’acquisto», si legge nel rapporto.

Differenze marcate

Anche negli stessi Balcani le differenze sono marcate. Il Kosovo, ad esempio, registra ancora un Pil/pro capite di poco più di 12mila euro all’anno, mentre lo stato più “ricco” nella regione è il Montenegro (21.148 euro), tallonato dalla Serbia e seguito da Macedonia del Nord, Bosnia e Albania, con una media regionale di 16.827 euro. Sono cifre basse, soprattutto se comparate con quelle dei Paesi Ue più ricchi, il gruppo dell’Europa occidentale, che include tra gli altri Germania, Austria e Francia, con un “range” del Pil pro capite che veleggia oltre i 50mila euro.

Ma i Balcani arrancano anche in un confronto con l’Europa meridionale, il gruppo dell’Italia e pure con quella centro-orientale. Gap, fattore positivo, che «si è ridotto negli ultimi due decenni, ma la velocità della convergenza si è ridotta» già a partire dalla crisi globale del 2008, con i Balcani che, negli ultimi anni, sono cresciuti in media solo del 2,6% contro l’1,1% in media della Ue – non abbastanza.E le tendenze attuali, calcolate dalla Banca, non lasciano grande spazio all’ottimismo. Se il trend attuale continuerà, per i Balcani ci vorranno infatti «settant’anni o più per mettersi a pari con le controparti Ue», se gli attuali tassi di crescita continueranno.

Scenari ottimistici

Ci sono tuttavia anche scenari più ottimistici, ma non più realistici, ha messo le mani avanti la Bers. Se i Balcani, ad esempio, tornassero a correre come nel periodo precedente la grande crisi globale, il gap con la Ue potrebbe ridursi in “soli” due-tre decenni, mentre con una crescita meno netta, comunque superiore all’attuale, si parla di una quarantina d’anni.

La domanda di fondo

La domanda di fondo: quale fattore continua ad affossare le economie balcaniche, oltre al fatto di essere fuori dal club europeo che più conta, cioè la Ue? La risposta, secondo la Bers, si può riassumere nel concetto di «bassa produttività», dietro cui si nascondono problemi seri ed endemici. E la lista è lunga. Include, in particolare, «decenni di scarsi investimenti, soprattutto nel settore dell’energia e nelle infrastrutture», ma anche «corruzione» e la diffusione dell’economia grigia. Poi ci sono altre questioni sempre più gravi, come «la diminuzione della popolazione dagli Anni Novanta, con tassi di fertilità in calo e grandi flussi di emigrazione». La ricetta per cambiare il quadro? Secondo la Bers, «migliorare la governance», aprire le economie a «commercio e investimenti» e una svolta «verde» in energia. Ma la svolta vera sarebbe l’ingresso nella Ue – un passo che appare ancora tanto, troppo lontano.

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