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Abusi su una bambina di 10 anni a Pavia: «È stato l’amico della mamma»

PAVIA. A metterlo nei guai erano state le dichiarazioni dell’amichetta della vittima, sentita in un’altra indagine. La piccola aveva messo in guardia le persone a lei vicine su comportamenti strani assunti da quell’uomo, amico di famiglia. E questo era bastato a mandarlo a processo per violenza sessuale su minore. A distanza di sette anni dai fatti (che risalgono al 2017) P. C., 56 anni, di Pavia, è stato condannato a 4 anni di carcere per violenza sessuale su minore. Era accusato di avere costretto una bambina di 10 anni a subire atti sessuali mentre si trovava, come conoscente, a casa della madre dell’amichetta della vittima. Il collegio dei giudici presieduto da Elena Stoppini ha condannato anche l’uomo a pagare 20mila euro di danni alla vittima, che si era costituita parte civile nel processo con l’avvocato Marco Sommariva. Il dibattimento ha ricostruito la vicenda attraverso le testimonianze degli investigatori e di chi era vicino alla vittima.

La ricostruzione

Secondo quanto riporta il capo di imputazione tutto sarebbe avvenuto nella casa di una minorenne (non coinvolta nel caso) che quel giorno aveva ospitato una sua amichetta nell’abitazione di Pavia. In casa con loro c’era anche un amico di famiglia e le mamme delle bambine. Gli abusi sessuali sarebbero avvenuti mentre la vittima si trovava da sola in una stanza a vedere un film. L’uomo l’avrebbe raggiunta con la scusa di vedere la tv insieme a lei. Qui sarebbero avvenute le molestie. Violenze a cui la bambina, all’epoca di 10 anni, cercò di sottrarsi, dicendo a quell’uomo di lasciarla stare. Ma l’imputato, secondo quando ricostruito, avrebbe continuato. In quel momento gli adulti si trovavano in un’altra stanza e non c’era nemmeno la sua amichetta. A cui però la vittima ha raccontato subito quello che era successo. Il quadro di molestie, però, non è venuto fuori subito, ma solo quando la bambina non coinvolta nel processo raccontò di essere stata destinataria a sua volta di attenzioni morbose da parte dell’imputato.

L’avvio dell’indagine

L’indagine parte quindi in relazione a un’altra presunta vittima, ma mentre questa inchiesta non si sviluppa le dichiarazioni della bambina fanno partire un altro procedimento, sempre nei confronti dello stesso uomo ma in relazione a un’altra parte offesa, la bambina, appunto, di 10 anni.

La piccola viene sentita con lo strumento dell’incidente probatorio e conferma le confidenze fatte alla sua amichetta. Spiega agli investigatori cosa è successo quel giorno, nella casa della sua amica, dove le mamme si incontrano spesso per una chiacchierata o un caffè. Racconta che quel giorno in casa c’era anche un uomo, che aveva visto appena un paio di volte. Con il suo linguaggio di bambina, tra mille reticenze, conferma gli abusi. L’uomo l’ha costretta, dice, a fare cose che non voleva. Accuse che, al processo, trovano una conferma. Le motivazioni del collegio dei giudici devono essere ancora depositate. Solo allora la difesa potrà fare appello.

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