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Studenti bendati o in carrozzina per testare le barriere architettoniche a Vigevano

VIGEVANO. Mettersi nei panni di una persona con disabilità per un giorno. Lo hanno fatto ieri mattina i ragazzi dell’istituto San Giuseppe. Il “test di disabilità” organizzato dall'Unione italiana ciechi di Pavia, all’interno del progetto D-People - testimoni della disabilità era iniziato già nei mesi scorsi e ieri ha raggiunto il punto più alto, quello appunto di provare sulla propria pelle tutte le difficoltà che si incontrano facendo ciò che reputiamo, magari, più normale, come camminare, salire sul marciapiede, entrare in farmacia e così via ma senza poter vedere alcunché.

GLI OSTACOLI

«Abbiamo portato i ragazzi – hanno spiegato Paolo Colli e Andrea Piccolini che hanno ideato e condotto questo progetto - in zone che conoscono bene, solo che erano bendati o su una carrozzina. I ragazzi e le ragazze bendate hanno sperimentato il nuovo bastone elettronico guidato da radiofari, mentre chi era o guidava una carrozzina ha capito che non è poi così semplice, ci sono un sacco di accortezze e, anche qui, un sacco di problemi con cui fare i conti».

Per esempio? «Per esempio l’ingresso nel cortile del castello – rispondono Colli e Piccolini – dall’arco neogotico le carrozzine non riescono a passare perché c’è fango, e dall’altra parte, al di là della scalinata che va esclusa a priori, si deve escludere anche l’Infopoint perché ha degli scalini ad ogni ingresso. Sappiamo che verrà spostato, ma questo a noi serve per far capire a questi ragazzi come progettare le attività del futuro». Non hanno avuto paura ad uscire per strada bendati.

LA PREPARAZIONE

«In questi mesi abbiamo fatto delle simulazioni in classe – concludono i due professionisti – quindi erano preparati. Chi aveva scelto il bastone sapeva che doveva battere continuamente per terra per seguire il percorso, procedendo con passi brevi e decisi, mentre con la carrozzina tutto sta nell’imparare due o tre manovre chiave».

Lo scopo di questo progetto è quello di far capire che una persona non è la sua disabilita, dicono gli organizzatori. «Una persona disabile ha tante altre caratteristiche, alcune simili alle nostre, altre differenti. Ed e importante accettarle tutte. Questo atteggiamento e l’arma migliore per prevenire ogni forma di bullismo. Nelle dinamiche di gruppo poi bisogna far concentrare la classe sulle risorse e sulle somiglianze, aiutando i ragazzi ad entrare in empatia e spingendoli a ricercare il significato, l'emozione, lo stato d'animo che possono sottostare ad un determinato comportamento inizialmente difficile da comprendere. Il gioco e la simulazione sono una grande forma di inclusione, soprattutto se porta i ragazzi a collaborare tra loro. Una piccola attività da proporre in gruppo per far familiarizzare con la disabilita può essere quella del role-play, come appunto, facendoli muovere su una sedia a rotelle o camminare bendati». Selvaggia Bovani

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