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Croce Verde, tre volontari accusati di rimborsi illegittimi

Croce Verde, tre volontari accusati

di rimborsi illegittimi

foto da Quotidiani locali

Provvedimenti disciplinari, denunce, contro querele e dimissioni stanno mettendo a dura prova la storia secolare della Croce Verde.

L’ente pubblico sembra attraversare l’era dei veleni. L’ultimo atto è un provvedimento disciplinare del Consiglio direttivo che coinvolge tre volontari.

Sui nomi è riserbo totale, ma secondo voci interne i tre avrebbero avuto incarichi dirigenziali nelle precedenti gestioni. I tre sono sospettati di aver intascato rimborsi spese e premi di produzione illegittimi: per far luce sulle effettive responsabilità l’attuale direzione ha deciso di rivolgersi alla magistratura.

Tra i volontari la spaccatura è netta: c’è chi ritiene giusto il provvedimento disciplinare perché quando si tratta di soldi è sempre bene fare chiarezza; ma c’è anche chi pensa che non ci siano state violazioni e sia in atto una sorta di resa dei conti.

Il provvedimento affisso all’albo pretorio

Nel provvedimento, che è nell’albo pretorio del sito della Croce Verde, si legge: «Il Consiglio delibera l’avvio di procedimento disciplinare a carico di tre soci militi volontari a fronte di condotte negligenti e sintomatiche di mancanza del senso dell’onore e del senso morale, nonché nelle ipotesi di abuso di autorità o di fiducia per dolosa violazione dei doveri».

Il fatto fa tanto più scalpore perché la Croce Verde è da mesi nell’occhio del ciclone per un debito di 2 milioni di euro che il nuovo direttivo, guidato da Egidio Bassan, sta cercando di appianare.

Non senza qualche tensione, visto che la scorsa estate proprio Bassan, insieme al consigliere Claudio Nicetto, si erano dimessi. La frattura è rientrata rapidamente e entrambi hanno ritirato le dimissioni.

«Rispetto al procedimento disciplinare» spiega Bassan, «se la Procura riterrà di aprire un’inchiesta allora, come è giusto che sia, l’opinione pubblica dovrà essere informata anche sui nomi dei tre soci. Fino ad allora non mi sembra giusto. Si tratta di cose gravi che devono essere accertate».

Parliamo di riconoscimenti economici per obiettivi mai raggiunti, danni erariali e rimborsi spese ingiustificati. «Il procedimento disciplinare è stato un atto dovuto» continua Bassan, «se avessi potuto scegliere, non avrei proceduto, ma parliamo di soldi di un ente pubblico e io rappresento tutti i volontari, dunque è mia responsabilità cercare di fare chiarezza su ogni euro. Se le risorse sono state usate in maniera superficiale, qualcuno dovrà renderne conto. Non mi piace questa esposizione mediatica perché ancora non abbiamo certezze e il Consiglio non ha fatto trapelare nessuna informazione. Personalmente» ammette il presidente, «non ci ho dormito la notte, ma gli avvocati mi hanno spiegato che non avevamo scelta. Non credo che i volontari coinvolti volessero danneggiare l’ente, credo invece ci sia stata da parte loro superficialità e poca accortezza. Potrebbe essere una bolla di sapone oppure no, sarà la giustizia a deciderlo».

La tensione si taglia con un dito e le recenti dimissioni, subito ritirate, lo dimostrano: «Le dimissioni sono state un momento di stress psicologico» la spiegazione di Bassan, «le incomprensioni sono state subito chiarite e questo ha fatto bene a tutti».

E il buco di due milioni da appianare

Eppure in via Nazareth le voci si rincorrono, tanto veloci quanto taglienti: «È molto semplice» dice un volontario, «vogliono arrivare a espellere i tre soci coinvolti». Non è certo il momento migliore per affrontare altre magagne, con una spada di Damocle da 2 milioni sulla testa: «Per il debito sono molto fiducioso» aggiunge il presidente, «stiamo lavorando senza sosta e contiamo di pareggiare il bilancio per dicembre. La scorsa estate è stata durissima, se siamo riusciti a pagare gli stipendi ai 100 dipendenti è stato perché l’Azienda ospedaliera e l’Usl ci hanno anticipato i pagamenti. Al momento abbiamo un contratto ponte con listini adeguati che ci permette di non allargare il buco del debito e stiamo procedendo verso la strada del partenariato – documentiamo le spese e la Regione ci paga – che risolverà ogni problema alla radice». —

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