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Wärtsilä: si svela il piano di Msc per salvare lo stabilimento di Trieste 

Wärtsilä: si svela il piano di Msc per salvare lo stabilimento di Trieste 

Previsto nei prossimi giorni l’incontro tra società, ministero e Regione

TRIESTE L’ultimo accordo firmato a Roma prevedeva la riconvocazione del tavolo per la crisi Wärtsilä entro fine febbraio, ma il ministero delle Imprese non ha riaperto il confronto dopo l’emergere dell’interesse di Msc per l’impianto di Bagnoli della Rosandra (Trieste).

Le istituzioni navigano sott’acqua da venti giorni, in attesa di approfondire i contorni dell’iniziativa del proprietario di Msc Gianluigi Aponte: fonti vicine alla trattativa riferiscono al Piccolo che la prossima settimana si terrà nella capitale un incontro fra il ministero delle Imprese, la Regione e rappresentanti di Msc.

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La sorpresa

Lo snodo chiarirà meglio le intenzioni della compagnia di navigazione, il cui fondatore ha annunciato a sorpresa di voler acquistare lo stabilimento di Trieste per produrre carri ferroviari. La lista delle società interessate alla reindustrializzazione ha compreso nomi come Mitsubishi e Rheinmetall, oltre a Christof, H2Energy e Imr Industries. Nulla è arrivato a maturazione: l’unico soggetto oggi impegnato nella stesura di un Accordo di programma per la riconversione è la partecipata pubblica Ansaldo Energia. Il coinvolgimento di questi player è regolarmente emerso sui media, mentre la trattativa promossa da Msc è rimasta riservata fino all’uscita di Aponte in visita a Genova.

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Il silenzio

Il capitano sorrentino con sede in Svizzera ha acceso il petardo, parlando di «accordo raggiunto: riprendiamo le 300 persone e creiamo una fabbrica di carri ferroviari». L’indomani i vertici finlandesi di Wärtsilä hanno però smentito in una riunione con i dipendenti l’esistenza di un’intesa. Dalle istituzioni non sono arrivati chiarimenti: non si sa da quanto Governo e Regione sappiano della trattativa né quanto siano edotti dei piani di Msc. Dall’annuncio di Aponte nulla si è mosso e i sindacati chiedono la riconvocazione del tavolo di crisi e di quello per l’Accordo di programma.

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L’espansione di Msc

Qualcosa inizia però a emergere. Da tempo Msc ha avviato una politica di espansione, come dimostrano l’acquisizione di Italo Ntv, la disponibilità all’ingresso in Ita, la volontà di rilevare l’aeroporto di Genova e l’offerta pubblica sul 49% del terminalista tedesco Hhla.

Grazie ai vertiginosi profitti accumulati in pandemia, il gruppo cerca di controllare tutta la catena di fornitura: navi, terminal portuali, società ferroviarie, retroporti e traffico aereo. Nel porto di Trieste Msc ha in concessione il Molo settimo, gestisce il rimorchio e presto entrerà nel gruppo Hhla, che realizzerà il Molo ottavo con un finanziamento statale di oltre 200 milioni.

Ferrovia e treni

L’operazione Wärtsilä si inserisce nei ragionamenti che Aponte sta facendo su treni e binari. Recente l’acquisizione della società ferroviaria Renfe Mercancias in Spagna, in corso la trattativa per la tedesca Tx Logistik. L’ingresso in Hhla significherebbe gestire la controllata Metrans, forte di un network ferroviario esteso in tutta Europa. Fonti vicine al dossier riferiscono che Msc intende realizzare in Europa tre poli per la costruzione di carri, entrando per la prima volta in attività industriali. Un sito sarebbe stato individuato in Portogallo, altri due dovrebbero sorgere in Europa centrorientale con investimenti che potrebbero sfiorare i 2 miliardi.

Trieste è diventata un’opzione a maggio, quando è saltato l’interesse di Christof e l’accordo per il rinnovo della solidarietà sembrava impossibile. A dicembre Wärtsilä si è impegnata alla cessione dello stabilimento al prezzo simbolico di un euro e a quel punto Msc ha lasciato cadere una trattativa avanzata in Slovenia per guardare a Bagnoli. Già nel 2017 Aponte aveva visitato l’area, manifestando interesse per fare logistica nei capannoni Wärtsilä ceduti poi a British American Tobacco. Manager di Msc conoscono le potenzialità di Trieste e il rafforzamento della capacità ferroviaria del porto sotto la regia dell’Autorità portuale di Zeno D’Agostino. Il Molo settimo è non a caso il primo generatore di domanda ferroviaria nello scalo.

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Il sito di Bagnoli

Il progetto prevede l’addio ai motori per grandi navi e la produzione di vagoni ad alto tasso tecnologico per container e rimorchi. La logistica ferroviaria cresce di anno in anno e ciò ha generato una carenza di carri per chi ha bisogno di trasportare merci: Msc vuol porvi rimedio producendosi i vagoni in proprio ed entrando in un mercato in cui ogni unità venduta vale fra 100 e 200 mila euro. Da capire come la società si procurerà la tecnologia e il know-how per passare alla produzione.

Ansaldo energia

Lecito poi domandarsi se l’atterraggio di Msc corrisponderà alla rinuncia di Ansaldo o se il progetto ammette una convivenza a Bagnoli. Per ora il gruppo genovese controllato da Cassa depositi e prestiti è in campo con un piano industriale per la produzione di elettrolizzatori. Ansaldo fa sapere di non avere notizia di tavoli di confronto sul futuro delle aree e di tenere in stand-by ogni iniziativa, in attesa di un confronto nelle sedi formali.

L’incontro e le richieste

Negli ultimi due mesi Msc ha verificato la fabbrica triestina, i macchinari e le connessioni ferroviarie del sito, disponendosi a subentrare a Wärtsilä. In questa fase risulta il coinvolgimento a supporto di Regione, Autorità portuale e Confindustria, mentre il Governo appare defilato.

Nulla è ancora certo, però, perché manca appunto il confronto con i ministeri delle Imprese e dell’Economia. Msc ha richieste da avanzare e le formalizzerà la prossima settimana a Roma in un incontro che vedrà il coinvolgimento di Governo e Regione. La società svizzera punta ad abbassare significativamente i costi di insediamento e produzione: perciò chiede fondi pubblici e facilitazioni fiscali, a cominciare dall’applicazione dell’esenzione da dazi prevista dall’Allegato VIII del Trattato di pace. Il testo è sulla scrivania dei funzionari del Mimit, ma è notoria la contrarietà del Mef, che verrà nuovamente sondato. Passa anche da qui la chiusura dell’accordo per salvare la fabbrica di Bagnoli.

I lavoratori

L’obiettivo di Aponte è avvicinare i costi a quelli che avrebbe avuto in Slovenia. La buona notizia è intanto l’impegno all’assorbimento dei 300 lavoratori attuali, mentre non si sa se i piani prevedano una crescita delle maestranze una volta a regime. Ma sono preoccupazioni lontane per gli esuberi, a cui il 30 giugno scade il contratto di solidarietà e che sperano nell’accordo prima della tagliola.

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