World News in Italian

Palloncini bianchi e musica, l’ultimo saluto a Matteo: «Buon viaggio amore mio»

Palloncini bianchi e musica, l’ultimo saluto a Matteo: «Buon viaggio amore mio»

foto da Quotidiani locali

GEMONA. Gliel’ha sussurrato con un filo di voce mentre i palloncini bianchi erano già scomparsi lassù, in cielo. «Buon viaggio Matteo, buon viaggio amore mio». Si è chinata sulla bara mamma Rosita e l’ha accarezzata dolcemente.

Un istante infinito, un istante solo suo, in mezzo a oltre un migliaio di persone, per salutare il figlio, strappato alla vita a vent’anni, dentro a una macchina finita in un canale.

Si è chinata ancora una volta, Rosita. Mentre il suo secondo figlio la stringeva forte. Appoggiando la mano sopra il feretro in cui riposava il fratellone “Teo”.

A sorreggerli, il papà Luca e poi le nonne e gli zii. E chi con Matteo c’è cresciuto. Gli amici di Ospedaletto, i compagni di classe e poi delle superiori, i colleghi di lavoro, i volontari del comitato San Pietro. Tutti lì sul sagrato a circondare con il loro amore la famiglia Pittana. A cui Gemona ha voluto dedicare un grande cuore rosso di fronte al duomo. Lo si scorgeva appena imboccata via Bini. “Il nostro cuore è con voi. Matteo figlio di tutti noi” c’è scritto. E accanto la maglia della frazione di Ospedaletto con la scritta “per sempre”. E la frase di una canzone di Vasco “Tu sì che sei speciale ti invidio sempre un po’...” dedicatagli dalla classe 3 A in mezzo a tante foto.

Mancano 20 minuti alle 15 e in duomo hanno già preso posto centinaia di persone. Ed è proprio a loro, ai ragazzi – a quei ragazzi con in mano una rosa bianca, con gli occhi gonfi di lacrime che i genitori di Matteo si sono stretti forte forte – si è rivolto nella sua omelia don Michele Sibau. Li ha spronati a seguire l’esempio di Matteo «che, nonostante la sua giovane età, ci ha donato una splendida lezione di vita, ci ha insegnato a coglierne il senso autentico. Lui aveva capito quali sono le cose fondamentali della nostra esistenza. Vivete in modo pieno la vostra vita, che è un dono grandissimo, costruite delle relazioni vere guardandovi negli occhi quando vi parlate e non attraverso lo schermo di un cellulare e quando vi relazionate con gli altri e con il mondo sia il rispetto il primo passo che fate».

Il sindaco Roberto Revelant – presente assieme ai colleghi Luigino Bottoni di Osoppo, Pierluigi Molinaro di Forgaria, Stefania Pisu di Trasaghis, all’assessore regionale Barbara Zilli e al vicepresidente del consiglio Fvg Stefano Mazzolini – ha ricordato «la sincerità del giovane nei rapporti, l’essere se stesso senza ricorrere a modelli, la sua spontaneità nell’aiutare chi aveva bisogno. Una tragedia che non ci può lasciare indifferenti. Voi siete la vita ragazzi, rispettatela, non è un gioco. Cercate di non lasciare indietro nessuno, siate desiderosi di vivere, credete nei valori».

Quel giovane che dava speranza ed entusiasmo. Quel giovane che sapeva bene cosa fossero «dedizione, sacrificio, perseveranza, amicizia vera» ha raccontato poi la presidente del comitato San Pietro Annamaria Foschiatti. Perchè quelle notti dopo la sagra di giugno, stanchi ma felici di essere lì, insieme tra «panche e sbadigli» non le potrà mai dimenticare. Così come la luce che sapeva trasmettere Matteo, lui così capace di ascoltare. «Lui che era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene, sembrava che non conoscesse mai stanchezza e fatica. Era pura energia, il suo sorriso risplendeva sempre. Il nostro faro si è spento, lasciando nel buio».

Mamma Rosita e papà Luca stringono il loro figlio più piccolo, mentre ascoltano le parole degli amici di Matteo. «Ehi Pit», gli scrivono gli ex compagni di terza A «ci mancherai tanto. Eri speciale, sapevi sempre mettere di buon umore, ci insegnavi a suonare la chitarra, grazie per i dolci e sinceri sorrisi che ci hai regalato, grazie per esserci sempre stato con i tuoi abbracci».

PER APPROFONDIRE

Momenti di vita, attimi di gioia, serate piene di allegria, che vengono rivissuti e ricordati, interrotti da lunghi applausi. Matteo che c’era sempre con il suo buonumore, la sua voglia di fare, la sua energia capace di contagiare. E se lo immaginano ora scorrazzare in bici «lassù tra le nuvole». Se lo immaginano, con quel suo sorriso, continuare ancora a illuminare tutti.

La musica di un violino, di un violoncello e di una chitarra accompagnano l’uscita del feretro dalla chiesa. Mentre risuonano le parole di una mamma, Annamaria Londero che ha perso anche lei il suo figlio Nicola, un anno più grande di Matteo, 22 anni fa. «Come farfalle se ne sono andati i nostri ragazzi della notte, senza voltarsi indietro, lasciando l’impronta dei loro sogni sui cuscini, orfani del loro futuro». Una mamma che ha parlato dritto al cuore di un’altra mamma. A Rosita, che accarezza ancora una volta la bara e saluta il suo Matteo: «Ciao amore mio».

Читайте на 123ru.net