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Filippo Nigro al Palamostre: «Un monologo con il pubblico»

Filippo Nigro al Palamostre: «Un monologo con il pubblico»

foto da Quotidiani locali

Caso piuttosto unico nel panorama del nostro teatro, “Every brilliant Thing”, lo spettacolo del Css diretto da Fabrizio Arcuri e interpretato da un attore dal bagaglio artistico considerevole tra cinema e serie Tv come Filippo Nigro, ritorna a Udine al Palamostre questa sera, venerdì 1 marzo e domani alle 20.30, per la stagione di Teatro Contatto forte di una tournée di oltre 90 date tra città grandi e piccole, secondo quella tradizione tutta italiana dei teatranti scavalcamontagne, e che per questa stagione toccherà anche Artegna il 27 aprile e si concluderà a maggio al Piccolo di Milano. «Una tournée lunghissima – conferma Nigro – che ci ha permesso di incontrare pubblici diversi, sensibilità e interessi differenti a seconda delle piazze e dei luoghi, per cui, visto anche il carattere dello spettacolo che prevede la mia presenza in mezzo al pubblico, le reazioni degli spettatori sono state imprevedibili: chi, forse non troppo smaliziato ai sortilegi del teatro è arrivato addirittura a pensare che io stessi raccontando la mia storia, altri invece hanno preso con maggior consapevolezza il tema del disagio che racconto nel mio monologo. Questo è il dato sorprendente di un testo che tocca tutti e coinvolge tutti. E in questo momento di rapporti sostanzialmente molto virtuali, quelli che installiamo col telefonino o col computer, vedere una partecipazione così intensa e' confortante e per me molto gratificante».

Ma che spettacolo è questo Every Brilliant Thing?

«Si tratta di un'opera teatrale dell'inglese Duncan Macmillan scritta nel 2013 assieme a Jonny Donahoe,un monologo che percorre la vita del protagonista, cinquantenne, da quando ha sette anni e ha assistito al primo tentativo di suicidio della madre affetta da profonda depressione; e di fronte al quale reagisce compilando una lista di cose "per cui vale la pena di vivere" fino alla maturità»-

Duro raccontare un disagio così complicato come la depressione?

«Certo, ma la depressione che è pur presente nel racconto, viene come evocata, mai direttamente chiamata in causa, continuamente virata nei racconti del protagonista, più impegnato a parlare del suo di percorso di vita, quasi la lista fosse una terapia per lui».,

Si è detto di questo testo e spettacolo, che è una specie di autofiction. Perché?

«Il termine come quello di monologo interattivo non è che mi piacciano molto. Ma servono a sottolineare la coincidenza tra narratore e personaggio. In fondo il mio personaggio si racconta e in questo coinvolge il pubblico, che diventa a tratti una specie di coro, meglio un gruppo di ascolto. Inoltre certi personaggi, dallo psicologo cui viene affidato bambino agli altri che incontra durante la sua esistenza e che entrano nella storia, vengono affidati ad alcuni spettatori. Il bello di questo spettacolo, per me, e' che si basa su una forte complicità tra me e il pubblico, che è poi il segreto del fascino del teatro. Che ogni volta mi stupisce e mi sorprende ».

Oltre al teatro che cosa ha in cantiere?

«Al momento sto girando una serie per Netflix e quello che posso dire è che si tratta di una storia che gira attorno a una rivista degli anni '60 e '70, Playmen».

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