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Fedriga: «La sconfitta in Sardegna? Nessun vento che cambia. Nel 2028 mi immagino in Regione»

Fedriga: «La sconfitta in Sardegna?  Nessun vento che cambia. Nel 2028 mi immagino in Regione»

foto da Quotidiani locali

Presidente, dove si vede nella primavera del 2028? «Dovessi decidere oggi, mi piacerebbe proseguire l’esperienza in Regione».

Massimiliano Fedriga chiarisce in premessa che il terzo mandato dei governatori, su cui è notoriamente a favore, è un obiettivo anche personale. Perché, spiega, «non mi sono per nulla stufato e tra quattro anni, se avrò lo stesso entusiasmo di adesso, volontà dei cittadini permettendo, mi potreste trovare ancora nel palazzo di piazza Unità. Anzi, spero nella nuova sede di Porto vecchio».

Quanto invece a un suo possibile incarico da segretario della Lega al posto di Matteo Salvini, la linea non cambia: «Sono presidente del Friuli Venezia Giulia e questo farò per i prossimi anni». E la sconfitta in Sardegna? «Nessun vento che cambia».

Solo un’impressione vederla più “coperto” in questo secondo mandato?

«Parlo di meno, è vero. Per scelta. La politica deve dimostrare di più e comunicare quando serve. In Regione, per questo, annunciamo i provvedimenti a cose fatte».

Luca Zaia, invece, dove lo vede nel 2025?

«Mi auguro alla guida del Veneto. Un presidente così apprezzato non può non avere la possibilità di richiedere la fiducia. Gli elettori poi valuteranno».

Il politologo Feltrin sostiene che il terzo mandato andrebbe bene solo dove c’è l’elezione indiretta. Come a Bolzano.

«È un ragionamento legato alla legislazione vigente. Ma il terzo mandato, anche dove c’è l’elezione diretta, è un processo democratico da valorizzare. Tanto più nelle consultazioni regionali, voto largamente di opinione».

Un voto troppo condizionato dai governatori uscenti?

«Non vedo come potrei condizionare un milione di persone. Figuriamoci nelle regioni più popolose».

Matteo Salvini, sul terzo mandato, ha cambiato totalmente idea.

«Non ne ho parlato con lui. Ma il mio appello va a tutte le forze politiche: quando si interviene sui processi democratici, bisogna ragionare in modo astratto e intervenire perché la volontà dei cittadini si possa esprimere al meglio. Esattamente come stiamo facendo sulle modifiche al sistema elettorale degli enti locali in Fvg».

Eppure l’opposizione vi accusa di “golpe”.

«Attacchi totalmente fuori luogo. Da un lato ci uniformiamo alla norma nazionale che ha aperto al terzo mandato nei piccoli comuni, dall’altro, con la proposta di abbassare la soglia per il ballottaggio, cerchiamo di adeguarci a un contesto in cui si alleano partiti che condividono ben poco oppure in cui, al secondo turno, può vincere un candidato con meno voti di quelli presi al primo turno dal suo contendente».

Vi brucia aver perso in questo modo il Comune di Udine?

«A Udine le elezioni si sono già tenute. E sono valide. Basta questo per smentire che questa sia una norma “per Udine”. Ma Udine non c’entra niente. Le leggi elettorali non si fanno per opportunismo».

In Sardegna è arrivata la prima sconfitta del centrodestra dopo tanto tempo. Questione solo locale?

«Credo di sì. Pure nell’isola abbiamo più voti del campo largo cui sono costretti dall’altra parte per sperare di essere competitivi. Auguri di buon lavoro a chi ha vinto, ma chi vuole trasformare quella partita in una vittoria nazionale è scorretto verso i sardi e si muove più sugli auspici che non sui fatti».

Però è già accaduto che le cose inizino a svoltare nelle piccole realtà. Non è che il vento abbia iniziato a cambiare proprio in Sardegna?

«Sbagliato strumentalizzare ogni evento elettorale. Non vedo nessun vento che cambia».

In Veneto c’è chi vuole cambiare segretario della Lega e chi insiste per togliere il nome di Salvini dal simbolo. Zaia ha tra l’altro detto che preferiva la Lega Nord. Che ne pensa?

«Il movimento, che ha molto da dire nella sua proposta politica, soprattutto in un Veneto che sta vivendo il passaggio all’autonomia differenziata, deve rimanere concentrato sui risultati».

Ma pure lei ha il rimpianto dei tempi della Lega Nord?

«Le iniziative che vengono dallo spirito federalista devono continuare a essere tradotte a livello nazionale. Perché le ritengo utili anche al resto d’Italia, a partire dal Mezzogiorno».

Meloni e Salvini, per dare un segnale post Sardegna, dovrebbero candidarsi alle europee?

«Ci sono pro e contro. I leader trascinano i partiti, ma l’elettore sa che il suo voto non andrebbe a un futuro europarlamentare. La scelta è dei diretti interessati».

E lei che farà, se la Lega glielo chiederà?

«Sono stato rieletto da pochi mesi e nessuno me l’ha chiesto. Ma, nel rispetto del voto in Fvg, è mio dovere fare il presidente senza candidarmi in Ue».

Salvini e il ministro Crosetto stanno litigando sul generale Vannacci. Segnale di nervosismo?

«I candidati nazionali vanno bene se utili alla causa, ma dobbiamo valorizzare di più chi si propone dal territorio».

Quindi bene Cisint e Ciriani in Ue da Monfalcone e Pordenone?

«Parlo per la Lega e quindi bene Cisint e l’uscente Lizzi, che ha fatto un lavoro poco urlato e molto concreto».

In quei due Comuni il lavoro passa ai vicesindaci?

«Sì, ma per un tempo limitato. Bisogna trovare un equilibrio tra il traghettamento e le inevitabili elezioni anticipate».

Scontro studenti-polizia. Che clima c’è nel Paese?

«Si deve prendere atto che, malgrado provocazioni e attacchi violenti nei confronti delle forze dell’ordine, migliaia di manifestazioni sono state gestite nel migliore dei modi. La strumentalizzazione di quanto accaduto nei fatti singoli di Pisa è immotivata e pericolosa per il sistema democratico. Ed è vergognoso che, per questo clima, si sottovaluti quanto accaduto a Milano o a Torino, dove autonomi e anarchici hanno circondato auto della polizia».

Che cosa si gioca il centrodestra Fvg nel voto di primavera in 114 comuni?

«Ci giochiamo comuni importanti. La mia sollecitazione è a individuare i migliori candidati, indipendentemente dall’appartenenza ed eventualmente anche del mondo civico».

Com’è il rapporto con FdI in Regione? Si sente meno libero del primo mandato, quando la Lega era la vera guida della coalizione?

«La maggioranza è compatta anche stavolta, e non era scontato visto l’equilibrio delle percentuali tra tutte le liste. Vedo responsabilità e intelligenza».

La presidente di Friulia sarà ancora Federica Seganti?

«Seganti, in quel ruolo, ha lavorato molto bene. Ma, doverosamente, ne discuteremo in maggioranza. Il criterio sarà, al solito, l’alto profilo delle candidature».

Tra i suoi appunti c’è il prossimo presidente di Società Autostrade Alto Adriatico?

«Abbiamo una serie di nomi, su cui confrontarci con la stessa logica».

Nomi del Friuli Venezia Giulia o anche provenienti da fuori regione?

«Di tutto».

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