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Inflazione italiana stabile allo 0,8% in febbraio. Cala nell’area euro (2,6%), la borsa “vede” nuovi tagli Bce

Inflazione stabile a febbraio in Italia. Secondo le stime preliminari dell’Istat. si ripete lo 0,8% del mese prima. Rispetto a gennaio, i prezzi al consumo sono saliti in media dello 0,1%. Sul dato complessivo incidono molto i costi dell’energia, in diminuzione. L’inflazione di fondo, ossia senza conteggiare voci che oscillano molto, come gli alimentari freschi e, appunto, l’energia, si colloca al 2,4% in discesa rispetto al 2,7% di gennaio. L’inflazione acquisita per il 2024 (ossia il dato che si avrebbe a fine anno in caso di variazioni nulle da qui a dicembre) è pari a +0,5%. Il sottoindice “carrello della spesa”, che include i prodotti a più alta frequenza di acquisto, segna un 3,4%. Guardando alle varie tipologie di prodotti, nell’ultimo mese, il costo di alimentari e bevande analcoliche è diminuito in media dello 0,1%. Fermi i prezzi di scarpe e vestiti, in rialzo di ben l’1,4% quelli dei trasporti e dello 0,5% quelli per spettacoli e cultura. In calo i costi delle comunicazioni (- 0,3%) e di casa, acqua ed energia (- 2%).

– “Si conferma a febbraio il trend di rallentamento della crescita dei prezzi, in particolare per il cosiddetto carrello della spesa che rileva un -1,4% rispetto al mese precedente”, commenta Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione. “Il contesto economico – aggiunge – rimane comunque segnato dall’incertezza, anche a causa delle tensioni geopolitiche in corso, oltre che dalla fragilità dei consumi”. “Grave che l’inflazione resti stabile nonostante i prezzi siano oramai da mesi a livelli lunari e le ragioni dei rincari del 2022 e del 2023 siano svanite da tempo”: afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Nell‘intera area euro l’inflazione si attesta al 2,6%, in discesa rispetto al 2,8% di gennaio. Il rallentamento è generalizzato ma leggermente inferiore alle attese. In Germania il carovita passa dal 3,1 al 2,7%, in Francia dal 3,4 al 3,1%, in Spagna dal 3,5% al 2,9%. Incidono sulla frenata soprattutto, ma non solo, i prezzi dell’energia con il gas tornato quasi su valori pre-crisi. Sono dati che non sciolgono l’enigma delle future mosse della Banca centrale europea poiché i dati sono influenzati da componenti molto volatili. Tuttavia la borsa accoglie le stime con ottimismo leggendoli come favorevoli ad un allentamento della politica monetarie (taglio dei tassi).

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