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A Venezia tutti i malumori sulla Fondazione per la sostenibilità: soci privati al bivio

I malumori all’interno della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità covano da settimane. Da quando cioè è stato prospettato un riassetto degli organi destinati a decidere le sorti dell’ente guidato da Renato Brunetta insieme al sindaco Luigi Brugnaro e al presidente della Regione, Luca Zaia (entrambi vicepresidenti).

Con lo scopo di snellire la struttura, l’idea è di dare vita a un nuovo comitato istituzionale, sostitutivo. Composto però solo da figure pubbliche, non quindi dai rappresentanti dei soci fondatori. Una decisione, questa, vista come un accentramento eccessivo che andrebbe a svilire l’integrazione tra la componente pubblica e quella privata dell’ente.

Su questo aspetto cruciale per la governance dell’ente si è concentrata la lettera inviata da Confindustria Veneto, Snam, Bcg Italia, Enel, Eni e assicurazioni Generali a Renato Brunetta, oltre che ai vicepresidenti Luca Zaia e Luigi Brugnaro e al direttore generale Alessandro Costa.

Lettera sulla quale, almeno pubblicamente, il vertice della Fondazione ha preferito non rilasciare alcun commento. In questi giorni, i contatti tra le parti sono stati costanti e hanno partorito diverse proposte dirette a mitigare lo scontro. Il punto di caduta della trattativa potrebbe trovarsi nell’inserimento di un paio di nomi in rappresentanza dei soci privati. Se ne saprà di più solo nelle prossime settimane.

La vera partita, però, si gioca su un altro terreno. Quello della programmazione e delle prospettive future dell’ente nato nel 2022 con l’obiettivo di «realizzare un piano di interventi funzionali alla crescita economica, ambientale, tecnologica e sostenibile di Venezia, in linea con la strategia delineata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

Incontri, conferenze, convegni. Ma di progetti concreti, già operativi, riconosciuti e riconoscibili: poco o nulla. Un timore, quello dei soci privati, che coinvolge sì la governance. Ma più in generale la natura stessa dell’ente capace di richiamare nomi importanti del tessuto imprenditoriale locale e nazionale. In questi due anni, si sono aggiunti diversi soci prestigiosi e colossi internazionali. Sono 46 oggi in totale i soci che compongono la Fondazione.

Tra loro: Amazon, il Porto di Venezia, Autostrade per l’Italia, Eagle Pictures, Ferrovie italiane, Marsilio, Microsoft, Save, Poste Italiane, Tim, Umana, Terna.

Altri ne arriveranno. Tutti i soci che entrano a far parte della Fondazione con un contributo associativo di 100 mila euro in tre anni.

Le candidature passano al vaglio di una rigida griglia di parametri. Ai candidati vengono sottoposti vari requisiti. Ad esempio: la compatibilità rispetto alla finalità della Fondazione, quali sono le aree di intervento che più interessano, se si hanno già in mente degli interessi da mettere a terra, qual è l’approccio del candidato sul tema della sostenibilità e se si è già aderito ai principi di investimento sostenibile delle Nazioni Unite.

Un check-up completo a cui è stato sottoposto, da ultimo, anche Amazon che infatti, tra le attività della Fondazione, si è detta interessata ai temi della transizione energetica (logistica) e al cosiddetto Venice Sustainability Accelerator (attraverso lo sviluppo di tecnologie di monitoraggio).

Non se ne è più saputo nulla. C’è poi il progetto Venezia Città Campus, presentato in pompa magna nella sede delle Procuratie Vecchie e al centro di un protocollo d’intesa firmato anche dalla Fondazione. A lavorare a quel progetto, però, sono soprattutto gli atenei veneziani, Ca’ Foscari e Iuav in primis insieme al Comune, alla ricerca di spazi da trasformare in studentati e di fondi ministeriali.

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