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L’avanzata del fotovoltaico nei campi del trevigiano: approvato il maxi parco a Casale sul Sile

Nei comuni dell’hinterland trevigiano continua l’avanzata del fotovoltaico. L’ultimo campo solare, in ordine di tempo, a ottenere il via libera è quello previsto a Casale sul Sile tra le frazioni di Conscio e Lughignano. La nuova distesa di pannelli è stata autorizzata attraverso una procedura semplificata e ha incassato il parere favorevole del Comune di Casale. Il progetto, della Ag5 Srl che fa parte della Aiem Green di Rovigo, era stato presentato nell’aprile del 2022.

Il nuovo impianto fotovoltaico andrà a occupare una vasta area, già utilizzata come cava d’argilla, dove nei primi anni 2000 era prevista la realizzazione da parte del consorzio Coveri di una discarica con annesso impianto a biogas. I pannelli occuperanno una superficie di oltre 65 mila metri quadrati e dovrebbero garantire una potenza di quasi 5 megawatt.

Questo progetto va ad aggiungersi ad altre operazioni simili che puntano alla riconversione di aree agricole non completamente integre nel segno della transizione ecologica. Ad agevolare questa iniziativa anche la vicinanza dell’autostrada A27, che scorre sul lato ovest dei terreni (tra via Bigone e via Delle Grazie). Il nuovo quadro normativo nazionale (in particolare il decreto energia del 2022) ha infatti introdotto importanti semplificazioni per gli impianti fotovoltaici a ridosso degli assi autostradali.

Esattamente un anno fa, lungo il Passante (in un’ex cava d’argilla a Bonisiolo di Mogliano, dove nei primi anni 2000 era previsto un inceneritore) è stato autorizzato alla Nb14 di Bologna, in un’area di 29 mila metri quadrati, un impianto da 6,2 megawatt. Più di recente il gruppo Ascopiave ha ottenuto in un’area di 140 mila metri quadrati racchiusa dallo svincolo A4-A27 di Mogliano, il via libera per un impianto da 9,2 megawatt. Anche Casale ora entra nel lungo elenco dei comuni trevigiani che testimoniano lo sviluppo di questo settore. L’area interessata dal nuovo parco solare del gruppo Aiem per anni è stata al centro di un’aspra battaglia politica e di una grande mobilitazione popolare.

A mettere la parola fine al progetto della discarica Coveri, fortemente osteggiato sia dal Comune che dai residenti, è stata una sentenza del Tar che risale al 2017. Questi campi hanno una lunga storia: tra il 1967 e il 1984 sono stati utilizzati come bacino estrattivo di argilla (destinata alla vicina Fornace Caberlotto).

Il ripristino fu affidato alla ditta Mestrinaro di Zero Branco, negli anni ’90, e subito i residenti denunciarono i loro sospetti che nei terreni fossero stati riversati fanghi inquinati. La proposta del consorzio Coveri di realizzare una maxi discarica risale al 2000 e fu integrata nel 2012.

Era previsto il conferimento di tonnellate di rifiuti e annesso impianto a Biogas. L’elenco dei proponenti era molto lungo: la Ceccato Giovanni di Castelfranco, Ecolando, Geoservizi di Montebelluna, Gevis di Montebello, Trevimetal di San Polo, New Ecology di Montecchio Maggiore, la Z. A. srl di Chirignago, la Mestrinaro di Zero Branco, la Cosmo Ambiente di Noale. Ora, su queste proprietà (famiglie Scudeler e Battilana), anziché stoccare rifiuti si produrrà energia dal sole, ma i residenti continuano anche a sperare nella bonifica dei terreni.

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