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Accuse di brogli in Serbia, bufera sull’Osce

il caso

Un rapporto circostanziato, ma forse non abbastanza diretto ed esplicito nella parte sulle presunte irregolarità. E allora può accadere che qualcuno lo legga come blando e per questo gridi vittoria, mentre altri lo analizzino in modo del tutto opposto, gongolando e accusando le autorità al potere. E le polemiche, inevitabilmente, continuano. Polemiche, quelle relative al contestato voto anticipato in Serbia del dicembre scorso, che non si sono spente neppure dopo l’attesissima pubblicazione del rapporto finale dell'Ufficio dall’Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr) sulle elezioni parlamentari in Serbia del dicembre 2023.

Il report, pubblicato questa settimana, è basato sulle valutazioni degli osservatori internazionali che hanno vigilato sul voto. Voto, ha così stabilito l’Odihr, che «tecnicamente» è stato «ben gestito, offrendo agli elettori una scelta di alternative politiche» ampia abbastanza, un punto a favore di Vucic e dei suoi. Ma le elezioni del 2023, ha aggiunto l’Ufficio, sono state «dominate da un decisivo coinvolgimento del Presidente» che, assieme a «vantaggi sistemici» a favore del partito di maggioranza, il suo Sns, «hanno creato condizioni non eque» per i concorrenti alle urne, un punto a favore delle opposizioni. In generale, «le libertà fondamentali sono state rispettate durante la campagna» elettorale, in un contesto tuttavia «di dura retorica, pregiudizi nei media, pressione sui dipendenti del settore pubblico e uso improprio delle risorse pubbliche», un punto a entrambi.

Odihr ha poi suggerito 25 raccomandazioni, per «portare le elezioni» future a un livello in linea con gli standard dei Paesi a democrazia avanzata, tra cui un esame e una cura maggiore delle liste elettorali, miglior accesso ai media per tutti i partiti, ma soprattutto lavoro serio per prevenire «intimidazioni e pressioni sui votanti», si legge nel rapporto.

Le reazioni, come detto, sono state di tenore opposto. La posizione espressa dall’Odihr «mette fine a tutte le bugie e il nonsense sul furto del voto», ha aperto le danze la premier serba uscente, Ana Brnabić, aggiungendo che il rapporto «dimostra che la situazione è molto migliore come anche l’ambiente elettorale» rispetto a quanto sostenuto dalla minoranza. Secondo Brnabić, inoltre, le raccomandazioni espresse dall’Osce sarebbero molto di meno rispetto al passato. Completamente differente la lettura di Marinika Tepić, una delle leader dell'opposizione, che ha suggerito che il report confermerebbe che «le elezioni sono state rubate». Nel documento, in effetti, sono citati vari problemi nel voto, come il «trasporto organizzato» di elettori alle urne, il ruolo sopra le righe in campagna elettorale «del presidente» Vucić e «compravendita degli elettori, il voto senza documenti personali» ed enormi «pressioni» sul settore pubblico affinché sostenga l’Sns. «Il rapporto conferma le preoccupazioni Ue: il processo elettorale richiede miglioramenti tangibili e ulteriori riforme», ha detto da parte sua ieri Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. «Le segnalazioni delle irregolarità – ha aggiunto - devono essere affrontate in modo trasparente». Bene tuttavia che le autorità serbe «abbiano espresso la disponibilità a collaborare con l'Odihr per l'attuazione delle raccomandazioni». Ma «non c'è tempo da perdere in vista delle future elezioni». st.gi.

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