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Confartigianato, i numeri della congiunturale: nel 2023 fatturato in crescita per tre imprese su quattro

Confartigianato, i numeri della congiunturale: nel 2023 fatturato in crescita per tre imprese su quattro

foto da Quotidiani locali

UDINE. Quasi il 73% degli artigiani friulani, vale a dire tre su quattro, nel 2023 ha mantenuto o visto crescere il proprio giro d’affari. A migliorare i ricavi rispetto all’anno precedente sono state in particolare le imprese delle costruzioni (+2,5%), le manifatture (+1,8%) e i servizi (+0,9%). In media, l’artigianato friulano ha visto migliorare i ricavi nell’anno del +1,7%.

A dirlo è l’indagine sulla congiuntura dell’artigianato in Provincia di Udine elaborata da Nicola Serio, responsabile dell’Ufficio studi di Confartigianato Udine, sulla base di 500 interviste realizzate tra l’8 gennaio e il 1 febbraio dall’Irtef di Udine. Il campione rappresenta il 3,8% della popolazione di imprese artigiane in provincia di Udine (13.153 al 31 dicembre 2023), occupa 1.920 addetti di cui 1.177 dipendenti.

«Dati positivi che purtroppo si accompagnano ad alcune criticità - ha commentato oggi in conferenza stampa il presidente di Confartigianato-Imprese Udine, Graziano Tilatti -. Alcune sono storiche, come quella che riguarda la difficoltà di accesso al credito, altre si sono fatte più profonde in tempi recenti, penso al costo del credito che è aumentato in modo esponenziale e all’impatto dell’inflazione sulle materie prime. Ma il problema più grande per le nostre imprese - ha proseguito il presidente - è quello del reperimento di manodopera qualificata. Dobbiamo sostituire i lavoratori nati negli anni 60 che stanno andando in pensione e che sono stati letteralmente i motori delle nostre imprese».

Mercato e giro d’affari

Nel 2023 in sei casi su 10 (61%) i privati sono stati i principali clienti degli artigiani della provincia di Udine, seguiti da altre imprese (34%) e dalla Pubblica amministrazione (5%). Benché inferiore al 2022, anno che ha toccato il valore massimo negli ultimi 18 anni, il saldo d’opinione sull’andamento del fatturato (% aziende in crescita - % aziende in calo) si è confermato anche nel 2023 in area positiva, al 24,9%.

Più dipendenti e investimenti

Oltre al fatturato, nel 2023 è cresciuto del 2,5% anche il numero dei dipendenti artigiani, mentre è calato dell’1,4% il numero delle imprese che esportano, pari al 7,2% del totale contro l’8,6% del 2022. Il mondo artigiano ha invece spinto sull’acceleratore degli investimenti, le imprese che hanno investito sono cresciute del +3,2%, passando da una percentuale dell’11,6 del 2022 al 14,8% del 2023.

Fiducia record

Guardando al primo semestre 2024, il 47,8% delle imprese prevede di confermare il fatturato dell’anno scorso, il 28,6% si aspetta una crescita, il 23,5% un calo. Il saldo d’opinione tra percentuale di imprese in crescita e in calo resta in terreno positivo (+5,1%), ma quasi venti punti al di sotto del dato a consuntivo per il 2023. La fiducia nella propria capacità di competere si attesta a livelli record: il voto che le imprese danno a se stesse è di 8,1 su una scala di 10. Il più alto da gennaio 2015. E benché risulti ancora insufficiente, anche la fiducia degli artigiani sul sistema Paese è il migliore dall’inizio del 2015, pari a 5,2. La media dei due indici dice il clima complessivo di fiducia degli artigiani è più che sufficiente, si attesta a 6,6, anche in questo caso il miglior “voto“ degli ultimi 9 anni.

Criticità

In questo quadro generalmente positivo non sono mancate ovviamente le criticità. Gli artigiani hanno dovuto fare i conti principalmente con la difficoltà nel trovare lavoratori da assumere, patita dal 78% delle imprese, dalla crescita dei prezzi praticati dai fornitori (31,4%) e dall’aumento dei tassi d’interesse bancari (29,3%).

Seguono, costanti da un’indagine all’altra e trasversali ai settori, le segnalazioni relative all’eccesso di burocrazia. Le costruzioni in particolare pagano anche notevoli difficoltà nella gestione delle commesse e problemi finanziari e fiscali. La manifattura la contrazione degli ordini per l’incertezza del mercato. I servizi la difficoltà a trovare e mantenere clienti.

Tornando alla difficoltà di reperimento di manodopera specializzata Tilatti ha dato conto del lavoro che l’associazione sta facendo insieme agli enti bilaterali e agli istituti di formazione secondaria per cercare di risolvere il problema. «C’è il tema del reperimento di personale, ma anche quello della gestione delle relazioni. Con gli stranieri e con le nuove generazioni. Molti artigiani raccontano di avere il timore che gli stranieri alla mattina non si presentino al lavoro, altri denunciano invece la difficoltà di relazione con i giovani per il loro approccio complicato alle gerarchie».

Ma che lavoratori cercano le imprese artigiane?

L’indagine congiunturale ha permesso di mettere a fuoco l’identikit dei lavoratori cercati dalle imprese. Nelle costruzioni i più ricercati sono gli apprendisti edili, gli operai generici, gli artigiani edili, i muratori, gli elettricisti, i termoidraulici, i carpentieri e i pittori; nelle manifatture gli impiegati tecnici, gli operai generici e specializzati, i saldatori, i falegnami, gli addetti logistica magazzino, i meccanici e i panettieri; nei servizi i tecnici informatici, i parrucchieri, i barbieri, le estetiste, gli addetti alle pulizie, i commessi, i banconieri, i camerieri, gli autisti, i giardinieri, i boscaioli e i lavoratori agricoli (vigne, frutteti ecc.).

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