La petizione da 700 firme arriva a Ca’ Farsetti per dire no all’antenna 5G a Sant’Erasmo 

foto da Quotidiani locali

«Sant’Erasmo avrebbe bisogno di servizi essenziali, ma ha un’antenna». Con questa provocazione, il comitato etico dell’isola – che si è costituito proprio dopo l’installazione dell’antenna 5G di Iliad lo scorso ottobre – ha chiesto in commissione comunale la rimozione del palo di 24 metri, facendo presente il problema dell’inquinamento elettromagnetico, ma anche dell’impatto a livello paesaggistico-ambientale della struttura e il potenziale danno economico derivante dal possibile deprezzamento di proprietà e attività agricole.

«Nella relazione paesaggistica, Iliad scriveva che la sostituzione del palo da 4 metri su cui erano stati installati gli altoparlanti dell’acqua alta sarebbe stata poco rilevante» spiega Savino Cimarosto, primo firmatario della petizione che ha raccolto 700 firme, «ma la differenza è importante. Si parlava di un’area non abitata, invece è proprio vicino alle case».

Savino, che in quelle zone ha il suo terreno dove coltiva verdura biologica, va dritto al punto: «Lavorare ogni giorno vicino ad un’antenna così è pericoloso, almeno dieci aziende sono in questa situazione, va tolta o noi chiudiamo». A far discutere il comitato, ma anche la politica, è il silenzio assenso della Soprintendenza. L’architetto Danilo Gerotto spiega che non si tratta di una dimenticanza, «ma di un vero e proprio istituto, la Soprintendenza fa verifiche approfondite quando ha dei dubbi», aggiunge.

Ciò che i consiglieri hanno chiesto, da Emanuele Rosteghin (Pd) a Sara Visman (M5S) e Deborah Onisto (FdI), è una mappatura delle antenne già installate e un piano in previsione del futuro, oltre al parere della Soprintendenza nel caso specifico di Sant’Erasmo. L’assessore all’urbanistica e all’ambiente, Massimiliano De Martin, non approfondisce la questione, tutto è rimandato alla prossima commissione, dove i nodi dovrebbero venire sciolti.