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Dopo la riapertura del ponte di San Benedetto Po, cittadini soddisfatti a metà

Il giorno dopo l’apertura al traffico leggero del nuovo ponte di San Benedetto Po, in alveo grazie ai bypass di collegamento al viadotto golenale, emergono due considerazioni contrapposte a livello della popolazione locale. Da una parte si riconosce che è stato fatto un primo passo, aprendo al transito un valico ancora in posizione provvisoria, ma più sicuro del vecchio ponte molto ammalorato.

Dall’altra non vengono meno le preoccupazioni, perché in realtà niente cambierà per il paese fin tanto che il ponte non sarà nella sua sede definitiva e operativo anche per il traffico pesante. Senza contare gli interrogativi sulla tempistica del bando e del completamento della struttura, con il capestro della chiusura completa per sei mesi.

«Il discorso di attraversare il fiume in sicurezza – afferma Sandro Cavazzoli del Comitato “Vogliamo il ponte” – è super positivo e, per noi, tutto quello che è migliorativo per la gente è ben accolto».

Cavazzoli invita a non guardare più al passato, ma a mettere le mani avanti per il futuro, perché ora la preoccupazione è per la annunciata totale chiusura. A suo parere qualche novità potrebbe venire dal prossimo incontro con la Provincia, in calendario per il prossimo 12 aprile. «Se da lì venisse uno spiraglio per il transito dei pullman scolastici, sarebbe un altro miglioramento».

«Siamo a metà percorso – dice Alberto Bernardelli, gestore per molti anni di un distributore di benzina proprio sulla ex Statale Romana – non siamo al capitolo finale. Per ora non ci sarà un incremento del transito né una ripresa per il paese e per il territorio dell’Oltrepò che da trent’anni subiscono gli effetti delle ripetute chiusure. Spero che la presenza di tante autorità viste all’apertura del ponte corrisponda all’impegno di metterci la faccia per portare a conclusione questa storia davvero tribolata».

«Non c’era niente da inaugurare – dichiara Andrea Zucca, consigliere di Consenso Civico – e penso che si poteva evitare un incontro che è sembrato a molti una passerella elettorale. Anche leggendo i tanti commenti sui social prevale lo scetticismo».

«Viviamo in una bolla di rassegnazione – sostiene Franca Nizzoli del Monello, – e lottiamo con i denti per sopravvivere. Ormai le parole lasciano il tempo che trovano perché l’errore è stato fatto prima e ora ne paghiamo le conseguenze».

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