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Femminicidio di Bovolenta, la furia di Pittarello su Sara: uccisa con 50 coltellate

Femminicidio di Bovolenta, la furia di Pittarello su Sara: uccisa con 50 coltellate

Lo ha rivelato la Tac total body eseguita sul corpo della 41enne assassinata dal marito. La coppia si stava separando, lui si è suicidato

Sara Buratin è stata massacrata con una cinquantina di coltellate. Coltellate, molte delle quali mortali, inferte dall’ex compagno Alberto Pittarello che l’ha aggredita di spalle, colpendola prima tra nuca e collo; poi con un colpo le ha fratturato l’osso del cranio, tanta è stata la forza usata per vibrare l’arma, prima di continuare la mattanza con altri fendenti sul torace, sia nella schiena che nella parte anteriore.

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Una furia omicida quella del 39enne idraulico che, forse, può essere spiegata solo con un raptus, un impulso improvviso e incontrollato esploso senza alcun preavviso o segnale premonitore.

Esami medico legali

Martedì mattina, giorno della tragedia, Sara Buratin è stata colta di sorpresa dal suo assassino. È quanto emerso venerdì pomeriggio dal nuovo esame esterno sul corpo vittima, sottoposto pure a una Tac total body dal medico legale Barbara Bonvicini su incarico del pubblico ministero padovano Sergio Dini, titolare dell’inchiesta. Sabato proseguiranno gli accertamenti con l’autopsia.

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Quindi tutti gli elementi raccolti potranno fornire un quadro più preciso per ricostruire gli ultimi terribili istanti di vita della 41enne che non presenterebbe ferite da autodifesa. Alberto Pittarello ha messo in atto una feroce aggressione che non si vedeva dai tempi dell’omicidio di Margherita Magello, la 24enne padovana uccisa nella sua casa dell’Arcella il 20 gennaio 1976 con 59 coltellate (per quell’omicidio fu condannato e poi graziato Massimo Carlotto, oggi noto scrittore che ha sempre ribadito la sua innocenza).

Infine il suicidio: il 39enne ha premuto l’acceleratore del suo furgone Nissan lanciandosi dentro il fiume Bacchiglione a meno di due chilometri dalla casa del delitto in località Ca’ Molin.

Nessun segnale premonitore

È stato un delitto pianificato da parte di Alberto Pittarello? A quattro giorni dalla tragedia potrebbe non essere più così solida l’ipotesi della premeditazione.

Almeno sembra la convinzione degli investigatori (il pm Dini con il maggiore Enrico Zampolli del Nucleo investigativo e il tenente colonnello Gaetano La Rocca, comandante del Reparto operativo di Padova).

La rabbia che Pittarello ha scaricato contro l’ex compagna sarebbe indice di una perdita improvvisa di autocontrollo. Un tale massacro – spiegano fonti investigative – non è molto compatibile con un delitto predeterminato e studiato nei dettagli.

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Intorno alle 10 di martedì scorso Buratin riceve un messaggio via whatsapp da Pittarello che, poco prima, aveva chiamato al telefono la suocera assente da casa (l’abitazione dei Buratin è a Bovolenta, in viale Italia 20, a un’ottantina di metri dalla stazione dell’Arma). L’uomo vuole consegnare un motorino destinato alla figlia quindicenne, in quel momento a scuola. Sara non si preoccupa, esce dalla porta retrostante di casa e accoglie l’ex precedendolo mentre entra nella rimessa degli attrezzi dove sarà parcheggiato il mezzo. Sono le 10.05-10.15.

La rabbia

Forse tra i due succede qualcosa. Forse lui tenta di ricucire il rapporto mentre l’ex compagna è netta e non intende tornare sui suoi passi, ritenendo che quel legame ventennale sia ormai esaurito come aveva ribadito ai familiari e a qualche confidente. Fino all’aggressione, tuttavia, mai nessuno screzio o discussione oltre le righe con Alberto che potrebbe essersi presentato già con il suo coltello da escursionista in tasca. Oppure, potrebbe essere tornato nel furgone, aver preso quell’arma custodita nel veicolo anche per motivi di lavoro (era idraulico esperto nella manutenzione caldaie) ed essere rientrato nella rimessa, sorprendendo alle spalle Sara.

L’imprevedibilità di quell’azione omicida, l’assenza totale di segnali percepiti sia dalla vittima che da altri e comportamenti del tutto normali (sempre fino a martedì) sono gli aspetti più inquietanti della vicenda. La vittima non aveva mai espresso timore o preoccupazione dopo aver comunicato al convivente, una quindicina di giorni fa, la decisione di chiudere il loro ventennale rapporto.

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È probabile che Alberto, disperato per aver perduto l’unica donna della sua vita che frequentava da quando aveva 19 anni, abbia vissuto la fine della storia come un fallimento insopportabile. Fallimento che è stato il detonatore della sua furia omicida. Benché l’inchiesta sia destinata all’archiviazione perché l’assassino si è suicidato, saranno completati alcuni minimi accertamenti tecnici per ricostruire l’aggressione prima di chiudere definitivamente il caso, almeno dal punto di vista penale.

Previsti l’esame delle impronte digitali e del dna sul coltello trovato accanto al corpo di Sara. Esclusa l’autopsia sul corpo di Pittarello, ripescato giovedì pomeriggio: la visibilità nel fiume era pari a zero ed è stato trovato perché uno dei subacquei dei vigili del fuoco lo ha toccato, allungando il braccio dentro il finestrino aperto. Quanto al furgone, sarà recuperato quando la corrente del Bacchiglione lo consentirà.

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