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Croce Verde Padova: i denunciati salgono a cinque. Nel mirino 50 mila euro

Alla Croce Verde non tornano i conti per quasi 50 mila euro, tra premi di produzione incassati ma riferiti a risultati non raggiunti e contributi ingiustificati. E sale a cinque il numero delle persone segnalate in Procura dal Consiglio direttivo. Si tratta dei tre soci volontari per i quali l’ente ha deliberato anche un procedimento disciplinare lo scorso gennaio e di due funzionari, uno interno alla Croce Verde e l’altro esterno, appartenente all’organo terzo che avrebbe dovuto vigilare su tutti i conti.

Il funzionario di via Nazareth – sono i sospetti – avrebbe fisicamente intascato i soldi. I volontari non avrebbero controllato con cura le spese e, infine, il referente dell’organo di controllo, non avrebbe verificato alla fine di tutto il percorso. Una situazione tanto più grave perché amplificata dal debito di 2 milioni di euro che la Croce Verde sta affrontando con solerzia dal post-Covid, quando le spese di gestione (in testa il carburante) sono esplose e le cifre pattuite con Usl e Azienda Ospedale Università, per i servizi di trasporto dei malati, si sono rivelate del tutto insufficienti.

Non che prima l’ente che ha sede in via Nazareth navigasse nell’oro, anzi. Sono anni che i Consigli direttivi segnalano a Regione e Azienda che i servizi di trasporto e assistenza costano di più di quanto vengono pagati.

I conti non tornano

Proprio la situazione economica generale ha spinto il nuovo Consiglio, guidato dal presidente Egidio Bassan e nominato l’anno scorso, a verificare al centesimo entrate ed uscite. Da qui la segnalazione in Procura e il procedimento disciplinare a carico dei tre volontari.

«È importante essere molto chiari in questa storia», dice Bassan, «Pertanto voglio precisare con forza che i volontari non si sono intascati nemmeno un centesimo. Quello che gli viene contestato è di non aver vigilato con la cautela necessaria. L’ente ha così speso soldi che secondo noi non avrebbe dovuto spendere. Ed anche l’organo esterno, che avrebbe dovuto fare da super controllore, non ha segnalato che quelle spese erano improprie».

Si tratterebbe di circa 30 mila euro di obiettivi dichiarati raggiunti con largo anticipo rispetto alla realtà o proprio mai raggiunti. Poi ci sarebbero meno di 10 mila euro di rimborsi spese e un conto di 7 mila euro per i viaggi verso Venezia (ovvero verso la sede della Regione) per parcheggi, treni e spese accessorie. La somma più ingente è quella degli obiettivi di produzione che ammontano al 15% dello stipendio previsto per la posizione del funzionario amministrativo. Alcuni di questi obiettivi sono ancora in discussione, a distanza di anni.

L’altra versione

C’è un’altra faccia della medaglia in tutta questa storia. E cioè il fatto che il precedente Consiglio direttivo giudica quelle spese dovute per legge. Nessun errore dunque o poca cautela, solo il rispetto delle norme. Tanto più che i volontari accusati sono tra le persone più specchiate che, nel corso della loro lunga carriera, non hanno mai fatto pagare all’ente nemmeno il panino previsto in servizio o la bottiglietta d’acqua: si pagavano tutto con soldi propri. E infatti le chat dei volontari sono infuocate.

La maggioranza si schiera con loro: «Vergogna», si legge tra i messaggi, «non si trattano così persone che ci mettono l’anima in questo lavoro». «Mettiamo i puntini sulle i», precisa Bassan, «se ravviso un illecito in un ente pubblico devo segnalarlo. È un mio preciso dovere. Poi sarà la Procura a chiarire se si tratta di reato o meno. Potrebbe essere una bolla di sapone, ma non posso dirlo io. Sono certo che nessuno dei volontari voleva intenzionalmente danneggiare la Croce Verde».

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