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Chioggia, è crisi politica. «Giunta, cento giorni persi: Armelao si deve dimettere»

Chioggia, è crisi politica. «Giunta, cento giorni persi: Armelao si deve dimettere»

foto da Quotidiani locali

L’opposizione compatta chiede le dimissioni del sindaco Mauro Armelao che però tira dritto e minimizza le tensioni in casa della maggioranza. Dopo 100 giorni di muro contro muro con Fratelli d’Italia, quasi totalmente assente dal Consiglio di giovedì a dimostrazione che nulla è stato ricucito, i quattro gruppi consiliari di minoranza (Pd, M5S, Energia civica, Obbiettivo Chioggia) hanno abbandonato l’aula e firmato un documento comune in cui chiedono di porre fine all’immobilismo amministrativo, causato dalla crisi di giunta, con le dimissioni.

Il sindaco continua a non voler dichiarare nulla né sullo stato di crisi, che lui definisce «trattative in corso», né sulla richiesta di dimissioni delle opposizioni.

In apertura di Consiglio giovedì, quando emiciclo e platea si attendevano spiegazioni sullo stallo della maggioranza e annunci su possibili nuovi ingressi in giunta per placare le ire di FdI, si è limitato a dire che “non c’è alcuna paralisi dell’attività istituzionale”, citando il numero delle delibere approvate da novembre a febbraio, e che “i partiti sono formati da persone e possono capitare delle divergenze su cui ci si sta confrontando”.

Un confronto evidentemente difficile perché dopo 100 giorni ancora il sindaco non è uscito dalle sabbie mobili. Per farlo dovrebbe inghiottire qualche “rospo”, del tipo riprendersi in giunta il vicesindaco Daniele Tiozzo Brasiola, cacciato all’improvviso a novembre, o un altro uomo vicino a Matteo Penzo, con cui però i rapporti personali sono gelidi. Il sindaco non molla, ma nemmeno FdI ha intenzione di continuare come nulla fosse accettando lo smacco della cacciata del vicesindaco.

C’è però anche da tener conto che FdI al suo interno ha più correnti e quella che “non sta” con Matteo Penzo, sta col sindaco. Tanto che nel Consiglio di giovedì, anche se ai consiglieri di FdI era arrivato l’ordine perentorio dalla segreteria provinciale di disertare la seduta, Katia Hannot poco dopo le 20 e Claudio Bullo, verso le 21 quando ormai la seduta era conclusa, sono arrivati in aula.

Assieme a Bullo c’era anche l’ex assessore della giunta Tiozzo, Nicola Boscolo Pecchie che potrebbe entrare in giunta o in Consiglio qualora venisse “promosso” Bullo. Ma gli scenari sono tutt’altro che chiusi e il sindaco al momento va avanti con la giunta “monca” di due assessori e con un Consiglio a numeri ridotti.

L’opposizione però incalza. «Siamo usciti dall’aula perché la situazione rasenta l'indecenza», spiegano i consiglieri di Pd, M5S, Energia civica, Obbiettivo Chioggia, «Dopo cento giorni di stallo e di una città annodata tra le logiche di potere e poltrone, con Fratelli d’Italia ancora assente, il sindaco derubrica tutto come “personalismi e trattative in corso”. Con grande senso di responsabilità e di compattezza abbiamo deciso di abbandonare l’aula e chiedere le dimissioni. Ci rifiutiamo di partecipare a questa farsa. Le logiche di potere non possono paralizzare una città. Consiglio e città non possono subire le guerre di poltrone di questa maggioranza ormai a fine corsa».

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