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Balbo: "Totti talento limpido. Il ritorno alla Roma? Mi scelsero per l'appartenenza"

LA STAMPA - Abel Balbo , ex attaccante della Roma , ha rilasciato un'intervista al quotidiano e tra i vari temi trattati è tornato a parlare della sua avventura nel club giallorosso. Ecco le sue parole.

La chiamò l'Inter.

«Cenai a casa Pellegrini con Mariottini, diventato intanto dirigente nerazzurro, e trovammo l'accordo su tutto. Alla fine mi chiesero di autografare un foglio e seppi dopo che serviva per l'esame grafologico della moglie del presidente. Non lo superai, scelsero Pancev e io divenni il primo acquisto di Sensi alla Roma. Da quel giorno ho cambiato firma».

Vide nascere l'astro Totti.

«Talento limpido, bazzicava già in prima squadra: ricordo che in un derby entrò nella ripresa e con un gran dribbling procurò un rigore. L'anno seguente trovò più spazio e quando Fonseca si fece male divenne mio gemello. Nessun insegnamento, ai fuoriclasse non servono, gli ho solo trasmesso un po' di tranquillità. Dopo il recupero di Daniel spingevo perché giocassimo tutti e tre, però Mazzone non ci sentiva».

Ricordi del Sor Carletto?

«Bravissimo sul piano tattico, burbero solo in apparenza, schietto: dopo una sconfitta con la Cremonese, nello spogliatoio, mi urlò davanti a tutti "Datte na svejata" » .

Dopo un anno tornò a Roma.

"Presero Batistuta, c'erano Totti e Montella, serviva soprattutto un uomo spogliatoio. Mi scelsero per l'appartenenza e accettai con entusiasmo: troppo bello tornare a cullare il sogno scudetto".

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