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La rinascita di Mortegliano passa dal Giro d'Italia: presentata la tappa del 24 maggio

MORTEGLIANO. C’è una frase ricorrente nella storia del Friuli: «Ce la fate? Siete sicuri di farcela?». La disse 48 anni fa il presidente della Regione, Antonio Comelli, telefonando da Roma ai sindaci del Friuli distrutto dal terremoto, quando era andato a chiedere la delega per la ricostruzione.

L’ha detta, due giorni dopo la grandinata del 24 luglio scorso, la direzione del Giro d’Italia al sindaco di Mortegliano, Roberto Zuliani: se la sente ancora la vostra comunità di organizzare la partenza di una tappa del Giro d’Italia? Tutto che meno di una cosa semplice per un paese senza problemi, figurarsi per uno devastato dal maltempo.

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Certo che sì, ancora una volta. Ieri sera, nella palestra di Mortegliano, uno degli edifici danneggiati da quel bombardamento di palle di gradine dal cielo e in poco tempo ripristinato, se ce ne fosse stato bisogno, ancora una volta è stato chiaro perchè il Friuli ne esce sempre a testa alta, quasi più forte di prima.

“Sotto questo sole bello pedalare”, cantano i ragazzi delle scuole medie di Mortegliano, prima che il sindaco del paese col campanile più alto d’Italia si prenda uno scroscio di applausi.

«Mortegliano era distrutta, le strade erano rosse, non per fortuna di sangue ma di tegole rotte. Ma, quando 48 ore dopo quell’immane disastro, i tecnici dell’organizzazione del Giro mi chiesero se ce lo la saremmo sentita, io ho risposto di sì perché in quei giorni precedenti avevo visto la fiumana di aiuti ricevuti e la volontà della gente di ripartire». Applauso.

Anche quando l’ex ufficiale dei carabinieri dice: «Il 24 maggio la tappa partirà da qui 8 mesi dopo quel disastro e arriverà a Sappada, dove nasce il Piave. Ecco, come sul Piave i nostri soldati, noi abbiamo reagito».

Poi Zuliani ha chiamato sul palco il ministro per i rapporti col parlamento, Luca Ciriani e gli ha donato una tegola dipinta di rosa. «Ne porti una anche al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni– C’è scritto “non ti scordar di noi”».

E Ciriani ringrazia. «Certo che la darò alla Meloni e vi ringrazio. Il Giro d’Italia per me è un pezzo di cuore. Ricordo ancora quella chiacchierata nel 2002. Cominciò a parlarmi del ciclismo, di quanto fosse popolare la corsa rosa e di come, attraverso il Giro, avremmo potuto dare lustro al Friuli. Mi sembrava una follia. Quel signore era Enzo Cainero col suo progetto Monte Zoncolan».

Commozione. Grande, col ministro che ha elencato le varie località toccate in questi anni «da una grande festa di popolo, di fatica, sudore ed emozione».

Dietro scorrono le immagini del Lussari, parte un video con lo Zoncolan e la voce di Enzo Cainero. Brividi. Applausissimo. Paolo Urbani, che ha preso le redini dal “Dottore” nell’organizzazione delle tappe del Giro, saluta e ringrazia tutti. «La Mortegliano-Sappada del 24 maggio sarà l’ultima tappa disegnata da Enzo Cainero».

Urbani saluta tutti: da Anna Zilli, la storica segretaria di Cainero, ai volontari della Protezione civile, in mezzo il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, quattro assessori regionali (Zilli, Ammirante, Bini, Rosolen), i 24 sindaci coinvolti nel passaggio della tappa, gli sponsor, aumentati quest’anno.

«Il Giro nel 2023 ha fatto 800 milioni di contratti – ha chiuso un Urbani emozionato, ma deciso – basterebbe questo per spiegare l’importanza di avere un evento come questo». Ecco il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga. «È magnifico che la tappa parta da Mortegliano, dopo quello che è accaduto, ancora una volta il Friuli ha dimostrato di essere un popolo vero, di essere una grande comunità che io ho l’onore di amministrare.

La tappa del Giro sarà un grande evento non solo sportivo. E posso dire che anche nel 2025 in Friuli ci sarà una tappa del Giro d’Italia». Ovvio applauso. Grande.

E in un tale contesto non potevano mancare gli omaggi ai campioni. Uno dei più amati, Felice Gimondi raccontato dalla figlia Norma. Gimondi che era in maglia rosa – a proposito di tragedie e rinascite, a proposito di cuore del Friuli – nel 1977 quando una semitappa del Giro arrivò tra le macerie di Gemona.

Oppure le glorie locali Ezio Pascutti di Chiasiellis, indimenticato bomber del Bologna scudettato (e quanto da lassù sarà felice del campionato rossoblu di Thiago Motta), cui il sindaco ha annunciato sarà dedicata la palestra comunale; oppure Virginio Pizzali, l’oro “morale” col quartetto della pista alle Olimpiadi Melbourne.

Ma, 84 giorni prima della tappa del Giro, si è guardato anche a un campione del futuro con il premio a Stefano Viezzi il 18enne di Majano, un mesetto fa campione del mondo juniores di ciclocross e accompagnato sul palco dal ct Daniele Pontoni.

Che dire? Emozioni a raffica in una comunità che vede il traguardo della rinascita ed è pronta a festeggiarlo nel modo più bello. Con la corsa rosa. Senza dimenticare chi ha lavorato sodo per quella rinascita.

Ecco allora tegole ricordo al coordinatore della Protezione civile comunale Renato Campese, al capo del Gruppo Ana, Antonino Zanello, a Giorgio Basile comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, a Sergio Buricello presidente del Soccorso alpino e speleologico e a Paolo Mosanghini, morteglianese doc e vicedirettore del Messaggero Veneto, il giornale del Friuli, ringraziato per l’impegno nei giorni della disavventura ma anche della ripartenza.

E poi il progetto delle bici disegnate da Borta e che saranno battute all’asta per Progettoautismo.

Sì, a un grande come Felide Gimondi, uno di cuore, grinta e saggezza una ripartenza rosa così sarebbe piaciuta. Compresa la tappa verso Sappada. Mica banale col Passo Duron e quel muro prima dell’arrivo.

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