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Un tappeto di 4400 viole per colorare la piazza di Monfalcone

MONFALCONE È un tappeto di 4.400 viole di colori diversi, ricamato da papaveri, cinerarie, campanule e primule rosa, fucsia e indaco, quello che si stende sulla grande aiuola che affianca la nuova fontana di piazza della Repubblica, attorno la fontana circolare di piazza Unità e altri spazi delle due aree che all’inaugurazione di oggi si presentano quindi vestite a festa. A metterle a dimora, utilizzando colori e schemi geometrici, i giardinieri del Comune, che non ha fatto quindi ricorso a incarichi esterni, se non per quel che riguarda l’acquisto delle piante. «Per i fiori in piazza hanno lavorato principalmente i nostri giardinieri Laura, Giuseppe ed Emanuel», spiega l’assessore all’Ambiente Sabina Cauci.

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In totale, solo per quel che riguarda le viole, delle varietà Panola inglese, tapezzante Cool wave e Cornuta, tra ottobre e febbraio ne sono state piantate 14.151 circa in città (comprese le 4.400 comparse più di recente nelle due piazze del centro). L’arredo floreale viene curato, come ricorda l’assessore all’Ambiente, nell’ambito delle attività di manutenzione e valorizzazione del territorio comunale e quindi a essere interessate dall’azione sono le rotatorie, viale San Marco, le aiuole del piazzale della stazione ferroviaria, Marina Julia, le fioriere distribuite in zona diverse e i giardini delle scuole. Al netto delle piante perenni che arredano gli stessi spazi o l’aiuola spartitraffico centrale in viale Cosulich, dove le rose, potate nel corso dell’inverno, con l’avanzare della primavera inizieranno a fiorire.

Nel periodo autunnale-invernale sono state messe a dimora anche 1.639 piante di ciclamini, 180 di papavero, 171 di cineraria senetti (queste due ultime specie in piazza della Repubblica e in piazza dell’Unità), 136 di nemesia, 54 di elleboro, 24 di poinsettia e 30 di crisantemo, senza scordare le campanule. «Spazi belli e curati ci fanno stare meglio, ma alle spalle c’è un impegno costante per renderli tali e quindi facciamo appello ai cittadini perché i fiori siano rispettati, non sia calpestati o sottratti – aggiunge l’assessore Cauci –. Sono un bene di tutti noi e c’è tanto lavoro dei nostri giardinieri».

Il servizio di cura del verde nel corso di questi mesi è però intervenuto anche in zona carsica, dove ha collocato 600 piante fornite, a costo zero, dal vivaio del Corpo forestale regionale “Pascul” di Tarcento, equamente divise tra roverelle, esemplari di acero trilobo, ciliegio canino, lecci, bagolari e cornioli. Tutte le essenze sono state sistemate nella zona carsica verso il Lisert, interessata da incendi in passato, ma risparmiata da quelli dell’estate del 2022. L’azione di rimboschimento è stata decisa a fronte dell’esito della piantumazione di 1.500 nuove piante lo scorso autunno-inverno. «Da un sopralluogo eseguito dai nostri giardinieri sono emersi risultati davvero soddisfacenti – afferma Cauci –, in particolare l’acero trilobo, il ciliegio selvatico, canino, e i lecci hanno dato risultati di attecchimento eccellenti». Meno bene il ginepro, invece, mentre in generale sono stati migliori gli esiti nelle zone più ombreggiate rispetto a quelle molto soleggiate, visto l’aumento delle temperature medie nel periodo estivo.

Al vivaio del Corpo forestale regionale il Comune ha attinto però anche per inserire 29 piante di farnia (Quercus robur) nel prato che separa le carreggiate di via delle Giarette. Nell’area verde ampliata di piazza dell’Unità d’Italia al momento sono stati inseriti invece, rispetto agli alberi già esistenti, i lecci che si trovavano dal 2006 in piazza della Repubblica e nell’ottobre del 2022 sono stati espiantati nell’ambito del rifacimento dell’area centrale della città, secondo il progetto della società Sab in raggruppamento con l’architetto Francesco Morena e Cooprogetti. I dieci lecci sono tutti sopravvissuti, dopo le potature propedeutiche all’espianto effettuate dai giardinieri comunali e le cure ricevute nell’anno in cui sono rimaste nei Vivai Petrini di Ronchi dei Legionari in attesa della loro nuova dimora. Un nuovo esemplare, di discrete dimensioni, è stato invece acquistato per andare a reintegrare il filare lungo il “biscotto”, dove una pianta è stata tagliata in autunno dopo essersi seccata.

Due grandi fioriere sono andate invece a sostituire i due carpini che inquadravano, assieme ai due mantenuti sul lato destro, la facciata del duomo di Sant’Ambrogio. Alberi ormai di discrete dimensioni, essendo stati piantati quasi una ventina d’anni fa, in occasione della risistemazione dell’area di via Fratelli Rosselli e antistante l’edificio sacro.

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