Allarme randagismo in provincia di Mantova: sempre meno animali domestici con il microchip
I dati parlano chiaro: negli ultimi tre anni sono sempre di meno gli animali d’affezione - cani, gatti e furetti - ad essere microchippati. Stando ai registri anagrafici di Ats Val Padana, che riguardano le provincie di Mantova e Cremona, nel 2021 i nuovi iscritti erano 12.375. Nel 2022 sono scesi a 10.839 e nel 2023 sono arrivati a 10.250. Non è un caso che i numeri più alti si siano registrati durante il Covid. «In quel periodo era tutto fermo – spiega Erica Coizzi, presidente di Gattorandagio –ma le adozioni sono esplose. Le persone erano chiuse in casa e un animale fa sempre molta compagnia». In Italia vige l’obbligo di microchip nei cani e in Lombardia anche nei gatti nati dopo il 2020. L’aumento del numero di animali microchippati è quindi strettamente legato al boom di adozioni durante il Covid. Poi, il calo progressivo.
Mantova batte Cremona
Al momento, secondo i dati aggiornati al 2024, nel Mantovano sono 89.322 gli animali con microchip. Decisamente di più, in proporzione, della vicina Cremona dove sono 85.012. Nel complesso, i numeri sono positivi e confermano il trend della Lombardia, che stando ai dati del ministero della salute diffusi da Oipa (associazione internazionale protezione animali), si conferma al primo posto per numero di animali d’affezione microchippati, che ammonta a 2.484.207.
Anche se in Lombardia i gatti nati dal 2020 in poi devono avere il chip, sono ancora tanti quelli che non ce l’hanno, soprattutto i più anziani. Basta entrare nel gattile di Bosco Virgiliano, gestito dall’associazione Gattorandagio, per averne la prova. «Il 90% dei gatti che arrivano da noi non sono microchippati – dice la presidente Coizzi – sono soprattutto animali che vivono nelle corti, usati per tenere lontani i topi. I contadini non li sterilizzano e non li registrano, anche perché se causano un incidente in strada le forze dell’ordine risalgono al proprietario a cui va la responsabilità. Spesso questi gatti scappano perché non ricevono le giuste cure e chi li trova li porta da noi in condizioni pietose. La nostra associazione ogni volta che ha modo di parlare con le amministrazioni comunali chiede che vengano fatti più controlli soprattutto nelle corti».
Non è frequente, ma qualche volta capita, che finiscano in gattile anche gatti microchippati, spesso adottati nello stesso gattile, perché si sono persi o perché la famiglia non se ne può più occupare.
Registrati all’anagrafe
Per quanto riguarda i cani, invece, sono molti di più quelli che entrano in canile con microchip, rispetto a quelli non registrati. La maggior parte delle volte perché la famiglia non può più occuparsene.
«Di randagi nel nostro territorio ce ne sono molto pochi – spiega Elena Algeri, presidente del canile di Mantova – quelli che arrivano senza chip, spesso sono di persone che non sanno che esiste un obbligo anagrafico. In ogni caso se questi animali vengono reclamati da qualcuno, li restituiamo solo dopo esserci accertati che il cane appartenga davvero a quella persona e che non sia vittima di maltrattamenti. Ma soprattutto l’animale non se ne va dal canile finché il proprietario non lo registra all’anagrafe. Al momento ospitiamo sessanta cani. Abbiamo ancora qualche posto, ma anche noi, come il gattile, siamo quasi al limite».