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Mario Caucci, chiesti 5 anni e 6 mesi per l’ex marito di Noemi Bocchi. Lui: “Macchinazioni per arrivare ad altri risultati”

“Macchinazioni per arrivare ad altri risultati”. Erano queste le parole di Mario Caucci (ex marito di Noemi Bocchi, attuale compagna di Francesco Totti), per il quale adesso la Procura di Roma chiede 5 anni e 6 mesi di reclusione per maltrattamenti e mancato mantenimento. Parole che, con tutta probabilità, Caucci ritiene ancora veritiere. Procediamo con ordine. L’ex capitano giallorosso – 47 anni – e la 35enne romana sono ufficialmente una coppia già da un po’. Prima di conoscere il Pupone, però, Bocchi ha avuto una storia importante alle spalle. Quella con Mario Caucci, imprenditore e manager sportivo, dal cui amore sono nati due figli. Ma di quel matrimonio – durato una decina d’anni – non è rimasto altro che una burrascosa separazione con accuse pesanti da parte di lei nei confronti dell’ex. Ora è in corso il processo, che si svolge a porte chiuse davanti ai giudici della prima sezione collegiale. L’indagine è scattata dopo una denuncia presentata da Bocchi nel settembre del 2019. Ma l’imprenditore ha sempre respinto le accuse, parlando appunto di “macchinazione”. Noemi, a suo dire, avanzava “tutta una serie infinita di richieste che non potevo accontentare perché non avevo risorse. Da lì è scaturita una richiesta di separazione giudiziale…”, le sue parole a Chi Magazine circa due anni fa. La verità, per l’ex moglie, è sempre stata tutt’altra. Lui avrebbe preteso che lei interrompesse gli studi per dedicarsi alla famiglia e poi: “ha cominciato ad allontanarsi da me e dai figli portando in casa un clima di totale assenza di rapporto e dialogo, dicendo che ormai la sua vita non aveva più senso”, la tesi di lei. La sentenza è attesa il prossimo giugno.

Mario Caucci e Noemi Bocchi: l’inizio e la fine del matrimonio

Sempre due anni fa, al settimanale di gossip, Caucci aveva raccontato per filo e per segno la storia con Bocchi. Partendo proprio dall’inizio di quell’amore, ormai svanito. “Nel 2008, eravamo a una festa, qui a Tivoli. Avevamo amici in comune, chiesi informazioni su di lei e lei mi scrisse su Facebook. All’epoca era fidanzata. Mi sono innamorato perdutamente, è stata una storia d’amore grandiosa. Eravamo molto giovani con una voglia di spaccare il mondo e dimostrare a tutti di poter fare qualsiasi cosa”, aveva esordito. Quindi l’imprenditore aveva raccontato: “Provengo da una famiglia all’antica, dove il marito provvede al lavoro e la moglie si occupa della casa e dei figli. Poi, giustamente, visto che non siamo all’età della pietra, ho capito che questa veste le stava stretta. Stava studiando e doveva portare a termine l’università. Quando è nata Sofia, ha dovuto interrompere. Poi mi ha detto: ‘Vorrei continuare a studiare’, e io: ‘Nessun problema’. Dopo che è nato Tommaso, mi ha detto: ‘Vorrei riprendere di nuovo‘. E io l’ho iscritta per la terza volta, pagando anche gli anni in cui non aveva frequentato”.

Poi, nel 2017, Caucci ha perso la mamma. Un grave lutto (“Sono caduto in una disperazione totale”), che ha peggiorato una situazione personale già complessa, come raccontato da lui stesso: “Nel 2016 mia moglie ha iniziato a essere insofferente perché abitavamo a Tivoli. Rappresento la terza generazione di una famiglia importante, che ha basato la propria storia sul lavoro e sulla creazione in questo territorio di aziende importanti che danno la possibilità a tante famiglie di vivere. Ma tutta questa notorietà crea anche una strettoia: a Tivoli non ti puoi permettere di avere atteggiamenti e una vita sopra le righe. In una piccola comunità devi rispettare chi fa i sacrifici, chi lavora duramente dalla mattina alla sera per mettere insieme uno stipendio per mandare i figli a scuola. Tutti sanno chi sei, dove vai, cosa fai, è una realtà che ti tiene stretto. Lei voleva andare a vivere a Roma, diceva che lì avremmo potuto muoverci con maggiore libertà. Soltanto dopo capii il vero motivo per cui voleva andare a vivere a Roma”.

“Ho ripreso a lavorare, in qualche modo. Il 6 novembre del 2017, un mese dopo, rientro a casa e mia moglie mi dice: ‘Ti devo parlare. Sai che le cose tra noi non vanno bene, ci stiamo provando ma è dura, è molto difficile. Ti consiglio, quindi, visto che viaggi molto, di fare così: se devi stare fuori 3 giorni, stai fuori 10 giorni, se devi stare fuori 5 giorni, stai fuori 15, allentiamo la relazione e vediamo come va’ – il racconto dell’imprenditore al giornale di Signorini -. Avevo bisogno dell’amore di una moglie, dei figli, di rientrare in un nido dove sentirmi protetto. Il 7 novembre prendo le mie cose e ritorno nella mia casa di Tivoli e lì cado in depressione”. Infine aveva concluso: “Sono sconvolto perché soltanto oggi viene alla luce questa storia, viene infangato il mio nome, la vita di un uomo, di un padre, quando fino a ieri non c’era alcun interesse a renderla pubblica. Dall’inizio di questo incubo ho cercato di proteggere i miei figli. C’è qui il mio avvocato, lui sa tutto quello che ho fatto per la mia famiglia. La grande differenza è che posso parlare con dati oggettivi e dico che, dall’inizio di tutta questa storia, non ho mai attaccato nemmeno una volta, ho sempre subito richieste assurde, di tutti i tipi, ho subito una separazione giudiziale assurda, ho subito ripicche, ho dovuto lottare ogni volta per difendermi”. Ma per la Procura, evidentemente, non è così. La vicenda giudiziaria continuerà il proprio percorso fino a una sentenza definitiva.

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