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Le lettere mai spedite dagli internati dopo decenni escono dai manicomi di Trieste e Gorizia

Le lettere mai spedite dagli internati dopo decenni escono dai manicomi di Trieste e Gorizia

foto da Quotidiani locali

TRIESTE «Maestà! Ve lo supplico, per carità, intercedete. Chiedo il vostro intervento. Sono cinque anni che mi trovo reinserrato in un fondo di Manicomio. La mia vita passa, ma lenta, in un mare di disagio, di mestizia. Passo giorni tristi, mesi angosciosi. L’essere mio tutto è gracile, indebolito causa il vivere da bestie. Un po’ d’aria l’ho avuta dopo ben ventisei mesi passati fra ogni sorta di puzzi e infezioni! Sono evaso due volte per sottrarmi a questi inumani abusi, a queste occulte ingiustizie; ma tutti i miei sforzi furono inutili. Dicono che io sono pericoloso e posso attestarlo poiché così mi trattano. Forse mi tengono qui perché sono orfano di padre e madre?»

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Corrispondenze immaginarie

È questa una delle tante lettere scritte dagli internati dei manicomi italiani e mai recapitate ai legittimi destinatari. La richiesta d’aiuto trasuda umanità, non certo follia e il progetto d’arte partecipativa “CI-Corrispondenze Immaginarie” si propone di rendere giustizia a queste persone e alle loro “lettere negate” creando un ponte tra passato e presente.

Ideato da Mariangela Capossela, il progetto patrocinato dal Comune di Gorizia e dell’Area dipartimentale Salute Mentale di Asugi si propone di recuperare le lettere mai inviate dagli ospedali psichiatrici di Trieste e di Gorizia e fare in modo che, da un lato, trovino chi le legge e, dall’altro, ricevano una risposta.

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Una riflessione che parte dalla persona

L’obiettivo è riflettere sul tema della cura mentale e sulle pratiche di reclusione ed inclusione che hanno innervato il nostro passato e che influiscono ancora oggi sul nostro presente, ma vuole essere una riflessione che parte dalla persona.

L’artista ha avviato già a gennaio la raccolta e selezione delle lettere dei pazienti internati tra il 1907 e il 1954, periodo in cui, ricorda lei stessa, le comunicazioni con l’esterno erano vietate.

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Le lettere saranno poi trascritte a mano nel corso di specifici appuntamenti denominati “Scrittoi pubblici” (a Gorizia il 18 maggio, a Trieste nell’ultimo fine settimana di giugno) ai quali parteciperanno i cittadini che vorranno aderire. A quel punto le lettere trascritte verranno inviate a chiunque desideri riceverne una, per poi rispondere. Dal momento che l’internato potrebbe essere identificato dalla grafia, la trascrizione è richiesta dalla necessità normativa di tutelarne l’anonimato e quindi la sua memoria.

Come partecipare

Da oggi, centesimo anniversario dalla nascita di Franco Basaglia, chiunque potrà candidarsi per chiedere di ricevere una di queste lettere negate (www.corrispondenzeimmaginarie.it/partecipa o 351/3805476). Le missive con le risposte saranno in seguito oggetto di una mostra temporanea che verrà allestita il prossimo anno. Il progetto ricalca quello avviato a Volterra nel 2022.

Il precedente

«A Volterra - ricorda ancora Capossela - è stata un’esperienza umana elettrizzante: c’è stato un ritorno di energia da parte delle persone che non mi potevo immaginare. Abbiamo inviato quasi 500 lettere in tutta Italia. Per quanto riguarda invece Trieste e Gorizia dobbiamo ancora fissare il numero, ma vorremmo spedirne quante più possibile».

Il lavoro di ricerca, trascrizione e spedizione delle lettere avviene con la collaborazione degli archivi delle ex strutture ospedaliere e coinvolge le scuole. “CI-Corrispondenze Immaginarie” riunisce i pensieri, i sogni e le fantasie che i pazienti avevano affidato alla carta e li recapita a nuovi destinatari, raccogliendo infine le risposte che non erano originariamente mai arrivate.

Processo di identificazione

«È un progetto che ha bisogno di tempi lunghi e va contro la follia della velocità dei nostri tempi, ma si basa anche sul dono e sul contro-dono perché la lettera che ricevi, timbrata e protocollata, rimane tua. Impegnandoti a rispondere, doni però qualcosa di tuo», spiega l’artista che aggiunge: «L’atto di trascrivere i pensieri di un’altra persona crea un inevitabile processo di identificazione. Allo stesso modo, rispondere a una lettera che non era stata destinata a te produce uno spostamento delle traiettorie personali, una sorta di decentramento prodotto dal flusso di un pensiero emozionale, capace di tessere oggi un nuovo discorso di cura e sulla cura mentale».

Il coinvolgimento degli studenti

A Trieste e Gorizia il percorso avviato a gennaio ha portato gli studenti delle scuole superiori Giosuè Carducci, Dante Alighieri e Da Vinci-Carli-De Sandrinelli per Trieste e Brignoli per Gorizia ad essere coinvolti in un processo di immersione negli ex ospedali psichiatrici delle due città. Negli appuntamenti organizzati per gli studenti sono stati poi previsti incontri con Accademia della Follia e Coop “La Collina” e la visione dello spettacolo “Maria”, creazione di Hangar Teatri. —

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