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Dettagli e sensazioni creano a Ivrea la pittura di Stefania Osella

Ivrea

Ci sono artisti nascosti e sono quelli più veri e puri perché non dipingono per la gloria, dipingono per passione. Fa parte di questo gruppo Stefania Osella, classe 1969, architetto, che da Torino ha scelto Ivrea e dipinge ogni sera, dopo cena, fino all’una di notte, nella sua villa olivettiana, lasciandosi ispirare dal contesto intorno a sé.

Più di 400 quadri fanno parte della sua produzione, a partire dagli anni del liceo, quando ha iniziato a scoprire la sua dote che, a poco a poco, si è trasformata in una passione che si alimenta di nuovi spunti. «Avrei voluto fare il liceo artistico – racconta Osella –, ma alla fine sono stata indirizzata verso il liceo scientifico, per poi scegliere architettura pur di fare qualcosa di creativo, che mi potesse dare modo di sfogare il mio estro».

Si tratta di un vero e proprio talento visto che Stefania Osella, senza aver mai avuto un maestro, si rinnova continuamente nel dipingere oggetti e o soggetti che attirano la sua attenzione. Dai fiori ai ritratti, dalla battaglia delle arance del Carnevale di Ivrea alle città che ha conosciuto vivendole o esplorato durante i suoi viaggi.

Messico, Stati Uniti, Italia, guardare le sue tele fa viaggiare in dimensioni spazio temporali così scostanti da restare ammaliati. C’è chi l’ha definita “pittrice di architetture urbane” per la sua versatilità nel cogliere i dettagli delle metropoli, al punto da riuscire a ritrarre ciò che al di là degli edifici possa davvero spiazzare lo spettatore. Le sue linee sono tanto più chiare e definite tanto più ci si allontana da esse. Ogni raffigurazione appare sfocata e limpida al medesimo tempo, con sfumature differenti a seconda della luce che si proietta su di esse.

All’appassionata pittrice piace raccontare quel che vede e quel che sente in modo semplice, con le sue mani. Ed è questa la sua vera essenza. Il racconto della verità, toccata dai suoi polpastrelli. È questa la sua tecnica pittorica: «Dipingo con le dita – spiega – senza l’ausilio di pennelli, utilizzando colori ad olio e aerografo. Ho imparato in America quando ero bambina e mi sono perfezionata da autodidatta andando a dettagliare le mie opere con l’aggiunta di tavole di compensato e altri materiali di recupero che vanno ad aggiungersi alla tela principale».

Ad apprezzare i suoi quadri non sono solo gli amici, ma anche critici d’arte che hanno apprezzato «il colore su colore e poi colore su colore» che lei utilizza su ogni tela in modo del tutto originale e senza badare a quantità. Inoltre, non si ferma alle tele, ma dipinge anche sulle macchine da scrivere e persino sugli indumenti: per lo stilista Zegna ha dipinto un giubbotto degli anni ’90. Lo stile è un po’ pop ed al tempo stesso dinamico e statico, quasi come ci fosse un filo conduttore tra posti e tempi differenti, esplorabile solo a mezzo di creatività. —

Flavia Zarba

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