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L’ambasciatore italiano a Odessa: “Parole del Papa? Alzare bandiera bianca è impensabile”. Botta e risposta coi conduttori di Radio24

L’ambasciatore italiano a Odessa: “Parole del Papa? Alzare bandiera bianca è impensabile”. Botta e risposta coi conduttori di Radio24

“Nel momento in cui c’è stata questa dichiarazione del Papa, io sono stato convocato in una riunione e mi è stata chiesta una spiegazione delle parole del pontefice. Tutti gli ucraini anelano a una pace che sia giusta che è possibile naturalmente arrivando a un compromesso. Ma chiedere oggi all’Ucraina di alzare bandiera bianca è […]

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“Nel momento in cui c’è stata questa dichiarazione del Papa, io sono stato convocato in una riunione e mi è stata chiesta una spiegazione delle parole del pontefice. Tutti gli ucraini anelano a una pace che sia giusta che è possibile naturalmente arrivando a un compromesso. Ma chiedere oggi all’Ucraina di alzare bandiera bianca è come chiedere di sancire un nuovo ordine mondiale e di riscrivere il diritto internazionale, quindi non è pensabile. Concedete questo agli ucraini”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Uno, Nessun, 100Milan, su Radio24, da Attilio Malliani, ambasciatore italiano a Odessa, dove ricopre anche il ruolo di consigliere diplomatico per il sindaco della città portuale ucraina.
Malliani dissente dalle discusse affermazioni di Papa Francesco e si rende protagonista di un serrato botta e risposta col conduttore della trasmissione, Alessandro Milan, e con l’analista americano Andrew Spannaus sulla necessità di un negoziato di pace tra Russia e Ucraina.

“Quella ‘bandiera bianca’ di cui parla il Papa – sottolinea il diplomatico – è una immagine fondamentale perché si riferisce agli ucraini. Parliamo di un paese che è stato attaccato due anni fa da una delle più grandi potenze mondiali e che davano per spacciato già dopo 3 giorni. Siamo arrivati quasi a 3 anni e gli ucraini stanno ancora resistendo e combattendo ogni giorno. Certo, col supporto internazionale, ma qui ci sono stati 300mila morti tra i soldati e quasi 170mila vittime civili”.

Spannaus osserva che realisticamente quello che vogliono gli ucraini, cioè una vittoria militare sulla Russia, è in pratica impossibile e continuare il conflitto potrebbe portare a conseguenze ancora peggiori per Kiev.
Malliani replica piccato: “Quello che dice è inopportuno, perché ‘bandiera bianca’ non significa trattativa ma resa. Ricordo che qui ci sono morti e una sovranità territoriale violentata dalla violenza terroristica della Federazione russa. Se crolla Odessa, i russi si ritroveranno a 120 km dalla Unione Europea. Pensare a una resa e a un compromesso non è opportuno in questo momento. Un compromesso e un tavolo di pace non ci potranno essere in questa situazione dove c’è un pericolo di ingresso plausibile nei territori vicino alla Ue”.
Spannaus dissente: “Forse invece è proprio il caso di trattare prima che i russi cerchino di arrivare a Odessa“.

Milan fa notare all’ambasciatore che il rischio che l’Ucraina crolli è altissimo e che quindi sia opportuno un accordo tra le parti, ma Malliani è irremovibile: “Anziché chiedere agli ucraini di smettere di difendersi, bisognerebbe dire alla Federazione russa di smetterla di attaccare. Voi non potete chiedere, né pretendere da un popolo pacifico, che è stato invaso e che fino al 23 febbraio 2022 faceva una vita normale, di smettere di difendere la propria famiglia, il proprio paese e la propria libertà. Chiediamo invece alla Federazione russa di smettere di attaccare un popolo libero e pacifico. E allora in quel caso ci sarà un tavolo pronto per il dialogo e il compromesso”.
“Il problema – replica Milan – è che Putin è un dittatore. La pace si fa col nemico, anche purtroppo coi dittatori“.
“Condivido il suo giudizio su Putin – ribatte Malliani – ma dobbiamo definirlo sempre presidente della Federazione russa, perché lui è un’entità istituzionale, politica e internazionale. Putin ha il dovere di sedersi a un tavolo di dialogo, soprattutto in questo momento. L’Ucraina invece ha il diritto di difendersi. E questo è un diritto che nessuno può negare agli ucraini“.

Spannaus ribadisce: “Forse c’è un po’ di confusione sul significato di trattativa. L’idea, anche negli Usa, non è quella di lasciar passare i russi ma di cercare di fermarli sulla linea in cui sono adesso. Bisogna cioè difendere al massimo l’indipendenza della Ucraina per l’80% del paese che c’è ancora e riconoscere che riprendersi i territori occupati dai russi è praticamente impossibile. So che è un boccone amaro da mandare giù, ma nessuno sta dicendo di lasciar passare i russi”.

Ancora una volta il diplomatico non ci sta: “Se l’Ucraina accetta questo compromesso, ci sarà una pace per 2 o 3 anni nel mondo e in Europa. Ma creiamo un precedente in questa nuova gestione del diritto internazionale, perché dopo la Russa o la Cina o lo Zimbabwe attaccheranno e invaderanno un altro paese. In Ucraina vogliono tutti che venga ristabilita la sovranità territoriale. Naturalmente ci sono realtà come la Crimea che potrebbe essere congelata o come il Donbass, che potrebbe essere affidato a un referendum gestito dalla comunità internazionale. Ma ci sono città e regioni che prima erano libere e pacifiche che devono essere restituite senza se e senza ma all’Ucraina“.
“Ecco, questa potrebbe essere una base per una trattativa”, osserva Milan.
“Ma è una base opposta al concetto che state esprimendo voi – chiosa il diplomatico – La comunità internazionale non può concedere a qualsiasi paese di conquistare e di massacrare un popolo, per poi dire: ‘Mi fermo, ma ora riconoscetemi i territori conquistati’. Questo è assurdo”.

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