World News in Italian

Avi Avital con i Solisti sul palco del Fraschini. Il re del mandolino: «Che belli 8 anni a Pavia»

Tre volte al mese, per otto anni, ha viaggiato in treno da Pavia a Padova, per seguire le lezioni del maestro Ugo Orlandi. Da pendolare della musica a re del mandolino. Avi Avital, 45 anni, israeliano di Be’er Sheva (dove i genitori ebrei marocchini sono emigratinegli anni ’60), è stato il primo solista di mandolino ad essere nominato per un Grammy Award.

Giovedì 14, alle 21, tornerà nella “sua” Pavia, sul palco del Teatro Fraschini, per il terzo appuntamento di Solisti d’orchestra. Insieme ai Solisti di Pavia, Avital proporrà un viaggio tra ritmi klezmer e melodie che richiamano il folklore popolare. Oggi l’artista vive a Berlino ed è considerato uno dei più apprezzati virtuosi del mandolino.

Vent’anni fa è arrivato in Italia da Gerusalemme.

«Senza sapere una parola di italiano – racconta – Era il 2000 e mi ero appena laureato all’Accademia musicale di Gerusalemme. Volevo perfezionarmi in mandolino che avevo cominciato a suonare nella mia città già a otto anni, affascinato da un vicino dicasa. Sapevo che a Padova insegnava Ugo Orlandi che ha dedicato tutta la vita a cercare pezzi sconosciuti per riportare alla luce il mandolino, troppo spesso considerato solo uno strumento popolare».

E Pavia come entra nel suo percorso?

«E’ una bella storia. A Padova ho cercato alloggio per una settimana inutilmente, a ottobre non c’era una stanza libera. Sono stato per un po’ in albergo ma vedevo calare il mio budget. La fortuna è stata che un paio di amici, che studiavano Medicina a Pavia, mi hanno ospitato. “Vieni qui e tra un po’ ti rimetti a cercare casa” mi hanno detto. Mi sono così trovato bene che non me ne sono più andato per otto anni, dal 2001 al 2009. Sono stati anni fortissimi, di formazione, era la mia prima esperienza fuori da Israele. Ho vissuto prima in via Olevano, poi in Borgo Ticino e anche in via Alboino. Pavia è la mia seconda casa e sono felice di tornarci e rivedere i vecchi amici».

Ora dove vive?

«A Berlino. E’ stato difficile partire ma ho capito che per fare il salto di carriera dovevo essere nel centro della musica classica, dove passano i grandi direttori d’orchestra, le grandi etichette discografiche. Ma mi manca il bien vivre dell’Italia».

Però l’intento di dare dignità a uno strumento popolare come il mandolino le è riuscito.

«Era bollato come uno strumento amatoriale, folk. Per questo i grandi compositori non l’hanno mai considerato uno strumento da palco, da concerto».

Finché ha invertito la rotta.

«Nel mio percorso non ho mai considerato il mandolino come uno strumento limitato o di serie B. Non è stato facile convincere il resto del mondo del suo valore per la musica classica e del fatto che può riempire una sala».

Ha tradotto partiture scritte per altri strumenti e si è aperto a nuove collaborazioni. Penso a quella con Giovanni Sollima.

«E’ stato bellissimo lavorare con lui perché è al 100% musica. E’ uno di quei personaggi che ispirano moltissimo. Abbiamo collaborato anche quiando era direttore della Notte della Taranta. Due pezzi eseguiti insieme hanno ancora molto successo».

Ha inciso una traccia in un album di Leonard Cohen. Con chi vorrebbe lavorare oggi?

«Ah con tanti artisti. La musica è un grande amore della vita, nonè classica o jazz, è amore senza confini».


Incontro con il pubblico mercoledì alle 18 a San Tommaso

Il concerto sarà preceduto, mercoledì 13, alle 18, all’Auditorium San Tommaso (p.zza del Lino 1), da un incontro aperto al pubblico, in collaborazione con la Fondazione I Solisti di Pavia. Partecipano Avi Avital e la musicologa Bianca De Mario. Ingresso libero, prenotazione obbligatoria (auditorium@unipv.it)

Читайте на 123ru.net