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Riforma fiscale: tutto quello che dobbiamo sapere



Maggior attenzione alla classe media, una tassazione più equa e niente sconti a chi cerca di fare il furbetto. Questi gli elementi cardine del convegno sulla riforma fiscale alla Camera che ha fatto il punto sul lavoro fatto dal governo e sui prossimi passi.

Parliamo di unariforma che sta procedendo a passo svelto, se si pensa che l’approvazione della legge delega è avvenuta ad agosto 2023 e che da dicembre fino ad oggi, ha approvato 10 decreti di cui otto in maniera definitiva (decreto accertamento concordato preventivo biennale, decreto adempimento collaborativo, decreto contenzioso tributario, decreto semplificazione degli adempimenti tributari, decreto modifiche statuto del contribuente, decreto Irpef, decreto giochi e decreto fiscalità internazionale) e due in via preliminare (decreto sulla revisione del sistema sanzionatorio tributario e il decreto sul riordino del sistema della riscossione). A questi si andranno ad aggiungere 10 testi unici in cui verranno armonizzate e riaccorpate le diverse fonti legislative del sistema tributario, per mettere ordine tra i vari testi sparsi che attualmente contengono le norme fiscali. Questi materiali saranno messi in consultazione per fare in modo che tutti gli addetti ai lavori possano dare dei contributi e poi verranno portati all'approvazione del cdm e faranno il loro iter parlamentare per essere approvati prima dell'estate.

L’ambizione del governo è quella di costruire “un fisco più equo e responsabile”, spiega la premier Giorgia Meloni, che ribadisce come “non c'è spazio per chi vuole fare il furbo, ma chi è onesto e si trova in difficoltà merita di essere aiutato e di essere messo in condizione di poter pagare ciò che deve". Una riforma che passa inevitabilmente anche per la lotta all’evasione: “I numeri ci dicono che il 2023 è stato un anno record nella lotta all’evasione fiscale, con un’attività di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate che ha portato nelle casse dello Stato ben 24,7 miliardi, cioè 4,5 miliardi in più rispetto all’anno precedente: una cifra mai raggiunta nella storia di questa nazione. A questi vanno aggiunti i 6,7 miliardi di euro frutto dell’attività che l’Agenzia delle Entrate ha svolto per conto di altri enti. Sommando queste due cifre si arriva alla cifra record di 31 miliardi di euro”, sottolinea Meloni.

Altro punto su cui il governo dovrà lavorare è la classe media. “Dobbiamo occuparci del ceto medio. Chi guadagna 55.000 euro non può essere considerato un super ricco e oggi questi soggetti pagano oltre il 50% di tasse. Su questo tema bisogna intervenire, prima di farlo dobbiamo reperire le risorse per poter procedere”. Queste le parole del viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. Un tema, quello della classe media, che torna sulla scena fiscale visto che in questa prima fase ci si è occupati di “venire incontro alle fasce medio basse”. La riforma dell’Irpef, almeno in questa prima parte, si è infatti completamente dimenticata della classe media, dato che ha accorpato i primi due scaglioni: per i redditi fino a 28.000 si pagherà il 23%, dai 28.000.01 a 50.000 euro si passerà al 35% e oltre i 50.000,01 euro si avrà una tassazione del 43%. Il “vantaggio” maggiore è stato dunque concesso ai redditi, fino a 28.000, dato che con la precedente suddivisione, la tassazione era pari al 25%. Da aggiungere, anche, l’estensione della platea della no tax area che aumenta fino a 8.500 euro, in modo da equipararla a quella presente per i redditi da pensione. Revisione fiscale che però è andata a penalizzare i redditi superiori a 50.000,01 euro, cioè la classe media, visto che per il 2024 è prevista una franchigia di 260 euro per le detrazione del 19%, fatta eccezione per le spese sanitarie e i premi di assicurazione per rischio eventi calamitosi. Un’intervento sul ceto medio è dunque auspicabile visto che in Italia sta diventando sempre di più una specie in via di estinzione e sulla quale far ricadere la maggior parte della pressione fiscale.

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