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Suoni, immagini e colori per i bimbi con difficoltà: in Pediatria a Udine una stanza in memoria di Michael

Quando dal dolore nasce il bene. È inimmaginabile quello che provano una mamma e un papà nel dire addio a un figlio di soli 5 anni. Eppure, a volte, da una tragedia così grande si può costruire. È quello che hanno fatto Nicola Puppin e Sania Misic, che hanno perso il piccolo Michael.

Le loro lacrime hanno dato forma al coraggio e a un progetto che ha preso vita nel reparto di pediatria del Santa Maria della Misericordia di Udine: una stanza multisensoriale, dove suoni, immagini e colori accompagnano i bambini con difficoltà cognitive a crescere.

«Il mondo dei piccoli è particolare – ha spiegato la direttrice della clinica pediatrica, Paola Cogo –. Questa stanza è uno strumento per intrattenere i bambini, ma ha anche scopi terapeutici. Attraverso giochi e immagini si possono individuare le capacità dei bambini in varie età e aiutarli nel percorso di evoluzione psico cognitiva».

Si arricchisce così il percorso mamma e bambino all’ospedale di Udine che, al padiglione 7, ha visto riunirsi tutti i reparti, compreso il pronto soccorso pediatrico, come ha ricordato il direttore generale dell’Asufc, Denis Caporale.

Sania, la mamma di Michael, ha chiamato il progetto “Una catena magica”, dato che è venuto alla luce grazie alla collaborazione di tante realtà, come la Fondazione Progetto autismo Fvg, che ha uno staff dedicato alla ricerca e che ha quindi potuto contribuire alla creazione di questa stanza che rappresenta un piccolo pezzo di un puzzle fatto di un mondo «più umano e civile», ha detto la presidente di Progetto autismo, Elena Bulfone.

E a metterci del suo è stato anche l’ex consigliere regionale Giuseppe Sibau che, con una punta d’orgoglio, ha ricordato come in Italia esistano solo altre due stanze simili: una a Firenze e l’altra a Milano. La terza è Udine. «Non era scontato avere lo spazio fisico per poterlo fare – ha sottolineato Sibau – ma grazie all’impegno di tutti, in primis della regione, siamo riusciti a ottenerlo e a realizzare il sogno di due genitori in un anno e mezzo».

Sembrava quasi scritto, almeno ad ascoltare le parole di Sania che oggi con un sorriso guarda questa stanza. «È proprio qui che tre anni fa mi hanno detto che per mio figlio non c’era più nulla da fare», ha detto osservando la stanza. Tanto coraggio, ma anche tanta dignità.

«Vedere questo oggi ci rende felici», ha affermato Sania con uno sguardo rivolto all’altro figlio, capelli biondi e due grandi occhi azzurri, con tutta una vita davanti.

Eppure, lei e Nicola hanno voluto trasformare la loro tragedia personale in qualcosa di positivo per tante altre famiglie, loro che conoscono il dolore profondo di chi viene privato di un figlio e che capiscono l’importanza di dargli tutto quello di cui ha bisogno.

«È un risultato dell’Asufc, della Regione che ha finanziato il progetto con 60 mila euro e della determinazione di Giuseppe Sibau. Ma qui converge anche la condivisione, da parte dei genitori, delle loro dolorose esperienze per consentire ad altri, che affrontano analoghe situazioni, di viverle in condizioni migliori», ha commentato l’assessore regionale, Riccardo Riccardi.

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