Elezioni in Russia, gli analisti: una farsa, Putin ha già deciso la sua vittoria. L’Occidente le disconosca
Non è un’illazione sporadica, analisti ed ex oligarchi lo ratificano a suon di dichiarazioni e interviste: a urne quasi aperte in Russia per le elezioni presidenziali di scena da domani a domenica tutti concordano nel definirle una “farsa”. E nel commentare, tra sospetti, inquietudine e sdegno, quella che definiscono una sorta di procedura pseudo-democratica, manipolata dal regime allo scopo di legittimare il quinto mandato di Putin al potere e la guerra di aggressione che sta conducendo contro l’Ucraina. E lo scenario che si prospetta è quello che, tra gli altri Linkiesta – che cita l’ex oligarca russo Mikhail Khodorkovsky, imprigionato nel 2003 e poi esiliato nel 2013 da Mosca – definisce «di risultati del voto determinati in anticipo» che «saranno interamente falsificati in base ai numeri emessi dal Cremlino».
Elezioni in Russia: Putin punta a sbancare
Ed è esattamente in questo quadro che gli stessi commentatori incastonano l’omicidio del suo più fiero e temibile avversario, accanito oppositore: Alexey Navalny. Così come in quest’ottica si legge la brutale aggressione inferta due giorni fa a Leonid Volkov – il più stretto collaboratore del dissidente morto in carcere il 16 febbraio scorso, ufficialmente per una «sindrome da morte improvvisa» – assalito a martellate in Lituania davanti al suo appartamento, nella periferia nord di Vilnius. Dunque è in questo contesto di misteri e sospetti che anche l’analista di Meduza – sito indipendente con sede in Lettonia – e collaboratore di Carnegie Politika, Alexander Dunaev, intervistato dall’Adnkronos legge in controluce le imminenti elezioni in Russia.
L’appello all’Occidente: «Non riconosca il risultato»
Tanto che, prima di soffermarsi su riflessioni e commenti, sottolinea: «Sono fondati gli appelli lanciati all’Occidente in questi giorni da diversi esponenti dell’opposizione russa a “non riconoscere” come legittimo il risultato scontato delle elezioni presidenziali “farsa” che si terranno da domani a domenica in Russia. E aggiunge a stretto giro: «In questa situazione l’opposizione russa, orfana di Alexei Navalny, “può fare poco perché non può né impedire il voto né mobilitare le persone per protestare in maniera attiva perché qualsiasi manifestazione sarebbe soppressa dalle autorità».
Elezioni in Russia, l’analista: delegittimare la “farsa”
Ecco perché l’appello all’Occidente a delegittimare Putin «è una delle pochissime cose che si può fare, ma non l’unica», spiega l’analista. Ricordando proprio la protesta ideata da Navalny poco prima della sua morte, e che consiste nel recarsi alle urne in massa domenica a mezzogiorno. «Questa protesta non fa paura, ma dà molto fastidio al regime. Già su Telegram circolano notizie fake che riferiscono orari diversi – dichiara Dunaev –. Questo è l’unico modo legale per esprimere il dissenso dato che si chiede di andare alle urne in massa. Decine di migliaia di persone in tutta la Russia accoglieranno l’appello di Navalny, anche se ovviamente questa forma di protesta sarà ignorata da tutti i mass media russi».
L’analista Dunaev: «Una legittimità ben dubbia», ecco cosa fare dopo il voto
Secondo l’analista, non riconoscere la legittimità di Putin «sarebbe una buona cosa», anche se «le conseguenze pratiche» di una mossa simile – che avrebbe un minimo di senso solo se fosse coordinata – potrebbero essere poco rilevanti. D’altronde, prosegue, «non riconoscere Putin è a costo zero, tanto i contatti sono al minimo». Mentre l’Occidente potrebbe fare di più su altri due fronti. A partire dalle sanzioni, e dagli aiuti all’Ucraina, evitando “balletti stucchevoli” sull’assistenza militare a Kiev». E allora, ribadendo, fino all’ultima considerazione, che le elezioni in Russia sono «truccate». E ricordando come proprio da un voto “farsa” scoppiarono le proteste del 2011, Dunaev sottolinea che non aver ammesso quei candidati che potevano creare «problemi minimi» a Putin, come Boris Nadezhdin ed Ekaterina Duntsova, conferisce al presidente eletto «una legittimità ben dubbia». Agli elettori? E soprattutto al Cremlino, l’ardua sentenza…
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