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Guerra per il porto franco di Trieste: nel libro di Deganutti la storia ritorna indietro nel 2027

Guerra per il porto franco di Trieste: nel libro di Deganutti la storia ritorna indietro nel 2027

foto da Quotidiani locali

TRIESTE La Stazione marittima distrutta, il Palazzo della regione in piazza Unità ridotto a un cumulo di macerie, polvere e morte sulle Rive. Sono stati due missili, sganciati dagli F 35 partiti da Aviano, a centrare due navi militari cinesi ormeggiate nel porto di Trieste. Lo scenario, collocato in un futuro molto prossimo da terza guerra mondiale, è quello che Paolo Deganutti ha immaginato per il suo libro ‘2027. La guerra per il Porto Franco di Trieste’ (Ellet, 193 pagg., 13,99 euro).

Deganutti, conclusa la pluriennale attività di libraio, ha deciso di passare dall’altra parte, e per il suo esordio da autore ha scelto di cimentarsi con quello che lui chiama “un romanzo storico scritto in un futuro possibile”.

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Scritto con lo stile di un saggio distopico, il libro muove dall’elaborazione di dati geopolitici che Deganutti compie a partire dalla situazione internazionale che coinvolge il nostro porto; stretto nella morsa degli interessi americani da una parte e di quelli cinesi con i loro alleati russi dall’altra, lo scalo triestino è tornato al centro dell’attenzione internazionale. In anni vicini si pensava che quest’area potesse diventare nuovamente una cerniera tra oriente e occidente e il porto diventare una base strategica. Gli Usa avevano stoppato l’iniziativa della Via della Seta ma ora, ed è qui che inizia il libro di Deganutti, la Cina vuole forzare la situazione, costi quel che costi, inviando un convoglio di navi commerciali scortate dalla marina militare del Dragone fino a Trieste.

Praticare la Via della Seta significa per cinesi e russi difendere la libertà di navigazione e di commercio, mentre per gli Usa e la Nato è un affronto al diritto internazionale che, secondo Deganutti non è nient’altro che il pretesto dietro al quale si erge la forza dell’Occidente a guida stelle e strisce. Per lo schieramento a guida americana, le navi cinesi ormeggiate nel porto di Trieste, con la loro scorta militare, rappresentano una minaccia.

Lo scenario triestino si inserisce nel vasto arcipelago di guerra a intensità più o meno alta, di rivolte e terrorismi, che ci vengono quotidianamente propinati dalle news. Non mancano, nelle pagine di Deganutti, richiami a quanto succede a Gaza e agli attacchi dei ribelli Houthi ai convogli nel Mar Rosso.

In un così ampio contesto assolutamente reale, Deganutti costruisce il suo sguardo locale, immaginando un porto, sulla base del Articolo 5 allegato 8 del Trattato di pace tanto caro agli indipendentisti vecchi e nuovi, rimesso al centro degli interessi mondiali proprio dal bombardamento degli F35 alle navi cinesi. I ‘fatti di Trieste’, così viene chiamata l’aggressione americana, fanno saldare gli interessi asiatici e quelli degli stati mitteleuropei che storicamente guardavano allo scalo giuliano come al loro sbocco privilegiato. Da un Porto franco libero agli scambi commerciali, è il pensiero di Deganutti, Trieste ha tutto da guadagnare, ma l’egemonia americana è intenzionata a impedirlo a ogni costo. La città torna capolinea della guerra fredda, anche se ormai altri minacciosi teatri di guerra si aprono nel mondo, e i rombi degli aerei che i manifestanti per la pace con le loro bandiere arcobaleno sentono sfrecciare sopra le loro teste sono diretti nel Pacifico.

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