Campania, rimpatriare i rifiuti illegalmente portati in Tunisia potrebbe costare sette milioni (sempre che Tunisi non faccia causa)
Potrebbe costare quasi 7 milioni di euro alle casse della Regione Campania il rimpatrio dei rifiuti esportati illegalmente in Tunisia negli anni scorsi da un’azienda del salernitano. Ed il recupero di questa somma è appeso a una fidejussione. Sono le scorie, è il caso di dirlo, della vicenda al centro di una indagine del pm antimafia di Potenza Vincenzo Montemurro, culminata nei giorni scorsi in numerose misure cautelari. Tra le quali quella degli arresti domiciliari – poi revocati – di un funzionario regionale che diede l’ok al trasporto di una tipologia di rifiuto che non poteva essere espatriata.
Il costo si evince dai dati forniti del vicepresidente della Campania Fulvio Bonavitacola, titolare della delega all’ambiente, in riscontro a una interrogazione della consigliera regionale di opposizione Maria Muscarà. Che si ritiene insoddisfatta della risposta del numero due del governatore Vincenzo De Luca e ipotizza che la Regione Campania possa finire per sborsare cifre molto superiori ai circa 6 milioni e 720mila euro indicati nel documento. “Confronterò adesso queste notizie con quelle in mio possesso – afferma Muscarà – ma temo che non abbiano preso in considerazione le 1900 tonnellate ferme ancora a Sousse e che sono tutto rifiuto combusto”. Ovvero incendiato, dai costi elevatissimi di smaltimento.
L’interrogazione di Muscarà riassume i punti centrali dell’inchiesta cooordinata dalla procura di Potenza guidata da Francesco Curcio. Inchiesta che a sua volta in qualche pagina richiama le iniziative di Muscarà: fu lei la prima a sollevare dall’interno delle istituzioni – tra interrogazioni e interventi in commissione Trasparenza – il caso dei rifiuti spediti in Tunisia tra procedure dubbie e documentazioni rivelatesi farlocche.
L’atto della consigliera regionale ha il pregio di focalizzare le cifre del presunto imbroglio fabbricato dalla società S.R.A. – Sviluppo Risorse Ambientali di Polla (SA). L’azienda esportò 7900 tonnellate di rifiuto prodotto nel loro impianto (residuati del trattamento meccanico dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata di diversi comuni delle province di Salerno e Potenza). Furono chiusi in 212 container e classificati col codice Cer 191212. Poi spediti a Sousse in un impianto di recupero che si rivelò inesistente, intestato a Soreplast. Fu stabilito un prezzo di 48 euro a tonnellata con ecotassa di 5 euro a tonnellata, con l’obiettivo di smaltirli in una discarica pubblica tunisina al prezzo di 6 euro a tonnellata.
In Italia quel tipo di smaltimento sarebbe costato 205 euro a tonnellata, e quindi basta fare i conti su quanto ha risparmiato Sra e quanto a sua volta Soreplast che senza avere l’autorizzazione a ricevere rifiuti Cer 191212 incassava 48 euro a tonnellata e a sua volta ne versava solo 6 a tonnellata per il trasporto in discarica. Il tutto è avvenuto con la Regione Campania che si interfacciava con due agenzie tunisine – Api Sousse e Anged – che non avevano competenza in materia, indirizzati erroneamente dal console tunisino, incapaci di trovare su google l’autorità competente, visibile sul sito della Convenzione di Basilea, a dare il nulla osta ai trasporti transfrontalieri dei rifiuti, quando per lo stato nordafricano il via libera spettava a Dgeqv, acronimo di Direzione generale per l’ambiente e la qualità della vita, che opera all’interno del ministero degli affari locali e dell’ambiente tunisino.
Nella risposta, Bonavitacola assicura che “i costi sostenuti e rendicontati” per il rimpatrio della monnezza fuorilegge “saranno recuperati dalla Regione Campania mediante l’escussione delle polizze fidejussorie prestate da SRA” per l’importo di quasi 7 milioni di euro. E che i costi finora sostenuti “ammontano a 1.760.675,18 euro”. Altri costi, pari a 1.823.000 euro circa, sono secondo il vicepresidente ed assessore all’Ambiente quelli previsti per il rimpatrio dei 69 container ancora fermi a Sousse e il successivo smaltimento dei rifiuti contenuti. C’è poi il rischio, ricorda Muscarà nell’interrogazione, che la Tunisia ci faccia causa per danno biologico ed esistenziale. La risposta di Bonavitacola è un rimando a quando tutto sarà più chiaro e definito.
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